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Conferenza Mostri di confine (Drezzo, 22 aprile 2007)
GIANLUIGI MOINO
RETTILI MISTERIOSI DEL TERRITORIO LARIANO
Tradizioni inerenti rettili misteriosi esistono da sempre ed in ogni luogo,
ed anche in Italia esse non mancano.
Nel Medioevo si nominavano diverse creature mostruose, una delle quali era il
Basilisco. Rettile mostruoso ed ibrido, nasceva da un uovo deposto da un gallo
(sì, proprio così) ed in seguito covato da una serpe. Ciò
che sgusciava era una sorta di serpentello dotato di zampe da uccello, 2 o 4
alucce, cresta e bargigli tipici dei volatili. Pericolosissimo, poteva avvelenare
le acque solo con la sua presenza, oltre ad uccidere uomini ed armenti col potentissimo
veleno o semplicemente con lo sguardo o il suo fischio penetrante. Era l’incarnazione
del lato oscuro e “malvagio” della natura, che fino all’ '800
era ancora spiegata usando concetti di pura fantasia.
Affrontiamo ora le descrizioni di rettili misteriosi tipici della nostra zona
(e non solo) che possono venire suddivise in 4 tipologie fondamentali. Nel primo
gruppo troviamo i serpentoni, ossia rettili con dimensioni esagerate che esulano
dalle misure tabulate nei testi di zoologia. Nel secondo gruppo ritroviamo i
famosi serpenti crestati, dotati di creste e/o corna. Nel terzo raggruppamento
troviamo gli sconvolgenti serpenti volanti. Nel quarto gruppo possiamo riunire
tutti i lucertoloni ed i vari sauri di notevoli dimensioni o con caratteristiche
insolite.
In appendice ho aggiunto un quinto raggruppamento in cui si inseriscono animali
conosciuti che però paleserebbero dei comportamenti insoliti come suggere
il latte, saltare, rizzarsi in verticale...
Iniziamo con i serpenti “giganti”, partendo dal fatto che in Italia esistono effettivamente dei rettili appartenenti per lo più al gruppo dei colubridi che possono raggiungere dimensioni importanti. Di seguito elenco alcune specie di serpenti italiani presenti anche nella nostra zona e le misure che vengono loro attribuite:
Biacco (Coluber viridiflavus) da 100 a 190 cm.
Cervone (Elaphe quaterlineata) fino a 240 cm.
Colubro di Esculapio (Elaphe longissima) fino a 200 cm.
Biscia d’acqua (Natrix natrix) da 90 a 200 cm.
Come si può notare si tratta di dimensioni ragguardevoli, ma inferiori
a quelle attribuite ai leggendari serpentoni. Ricordo che il serpente europeo
di maggiori dimensioni è il Coluber jugularis, che può
arrivare a sfiorare i 3 metri di lunghezza, ma che è localizzato nella
penisola Balcanica. Perché allora vengono descritti serpenti così
smisurati? Indubbiamente è molto difficile dare una valutazione obiettiva
della misura di un serpente in movimento, spesso visto per un breve lasso di
tempo e senza avere, nei pressi immediati, qualche cosa a cui far riferimento
per una valutazione precisa delle dimensioni. L’effetto sorpresa/spavento
indubbiamente può poi influenzare notevolmente le capacità valutative
di chiunque. Detto questo, però, ci si deve scontrare con una massa di
tradizioni e testimonianze molto ricca e proveniente da tutto il pianeta. Per
quanto riguarda l’area del Nord Italia mi limito a riportare i nomi che
la tradizione ha affibbiato a questi serpentoni nelle nostre vicinanze: nel
comasco sono noti come bissuni, bissun, serpentane,
nel varesotto come serpentan o serpenton e nella bergamasca
come bissabova ad indicarne le dimensioni notevoli.
Vado ora ad elencare quattro testimonianze, tra quelle che ho raccolto personalmente
in questi ultimi due anni, sia nella nostra zona che nelle valli comasche e
lecchesi del Lario.
La prima risale alla fine degli anni '60 o agli inizi degli anni '70 ed è
localizzata a Parè, nell’area dell’attuale cava Barella,
dove in quegli anni era situato il campo di calcio. La testimone, residente
tutt’oggi in paese, avrebbe notato in un prato, posto di lato al campo
sportivo, un serpentone lungo sui 2 metri, grosso quanto una bottiglia e di
un colore verde molto intenso.
Il secondo caso risale all’inizio degli anni '90 a Drezzo (nell’
area boschiva sita al di sopra della sorgente-fontanella che si trova all’entrata
del paese, lungo la strada provinciale) ed è caratterizzato dalla presenza
di due testimoni che avrebbero incrociato un serpente descritto come lungo oltre
due metri, grosso quanto il braccio di un uomo (dipende dall’uomo!) e
di un colore verde bottiglia.
Il terzo caso risale a metà degli anni '90 ed è localizzato nella
zona detta “Pian Pilastrel”, posta sul collinotto che demarca i
confini tra Drezzo e Parè, ed interessa anche questo due testimoni, oggi
purtroppo deceduti. Uno dei due uomini si trovava presso il proprio capanno
di caccia, sito nell’area sopraindicata, quando avrebbe incrociato il
secondo testimone conosciuto con il nomignolo di “Pavan” che discendeva
spaventatissimo un sentiero limitrofo. Il Pavan avrebbe avvisato il primo di
allontanarsi dalla zona, poiché, presso una ceppaia posta poco più
avanti, avrebbe incrociato un serpente gigantesco tutto arrotolato, una massa
di carne tale da “riempì una careta de roba” e detto ciò
avrebbe proseguito verso il paese. A questo punto la curiosità prevale
ed anche il secondo testimone risale il pendio della collina e, raggiunto il
punto indicato scorge anch’esso, sebbene a distanza, un serpentone grigiastro
enorme attorcigliato nel sottobosco. Senza pensarci due volte si gira e si allontana
rapidamente.
L’ultima testimonianza è dell’autunno 2000 e arriva dall’abitato
di Nuovo Olonio (Sondrio), alle pendici del monte Legnone. Troviamo due cacciatori
che, durante una battuta di caccia nei boschi della zona, avrebbero udito un
rumore particolare, “come di qualcosa che si muovesse nel sottobosco”.
Fermatisi per ascoltare meglio, avrebbero visto un serpente enorme lungo due
metri e grosso quanto un tronco! Discendeva il declivio del monte, muovendosi
velocemente e schiacciando il sottobosco in maniera rumorosa, proprio come farebbe
un tronco trascinato (viene ribadito il paragone con il tronco per sottolineare
le dimensioni dell’animale). Inutile dire che i due tagliarono la corda
alla svelta.
Cosa dire davanti a queste testimonianze: errori di valutazione, esagerazioni
oppure... La natura non possiede un metro preciso. Siamo così certi che
non possano esistere esemplari con dimensioni che esulino dalle misure tabulate
nei testi di zoologia?
Il secondo gruppo di serpenti misteriosi raggruppa i cosiddetti serpenti
crestati le cui tradizioni si trovano in tutta Italia e di cui è
molto ricca anche la nostra zona. Si tratterebbe di serpentelli non molto lunghi,
piuttosto tozzi, con una testa triangolare simile a quella dei viperidi e dotati
di una struttura simile ad una cresta posta sul capo e/o lungo tutta la schiena.
Sarebbero molto velenosi ed aggressivi e si localizzerebbero soprattutto in
montagna, a quote elevate.
Nella Bergamasca sono noti come aspide rosso e marass, nel
Trentino come biss-fusett, nella zona novarese come sarpent de
la cestra, in Val d’Aosta come scorss, mentre nelle aree
di Como e Varese ritroviamo vari nomi, tra i quali serpent gall, serpent
da la cresta, gall bissaresch, marass.
In natura esistono serpenti dotati di strutture simili a corna, seppure molto
semplici. Uno di questi è la famosa vipera dal corno o vipera ammodite,
il cui areale di distribuzione interessa principalmente l’Europa sud-orientale,
ma che si rinviene anche in diverse zone del nostro paese. Questa vipera è
dotata di una struttura verticale composta da squame embricate, posta all’estremità
anteriore del muso. Tale struttura può arrivare a misurare fino ad 1
centimetro.
Nell’altro emisfero del globo e più precisamente in Madagascar
troviamo un serpente arboricolo noto per la struttura protuberante posta sul
muso delle femmine, struttura che ricorda lo strobilo di un pino e che può
misurare diversi centimetri; si tratta del Langaha madagascariensis.
Muso di Vipera ammodytes (a sinistra) e di Langaha
madagascariensis (a destra).
(disegni di Gianluigi Moino)
Al di là questi e di altri rettili similari, non esiste in Italia e sul
pianeta (per quanto se ne sappia attualmente, ma io sono un possibilista!) un
qualche serpente dotato di una struttura sul capo e/o dorso simile ad una cresta.
Come spiegare allora le tradizioni e le testimonianze che insistono su tali
animali? La spiegazione più logica va ricercata nella biologia ed anatomia
dei rettili: tutti sono soggetti, una o più volte all’anno, al
fenomeno della muta della pelle. L’epidermide dei rettili è costituita
da una struttura cornea, simile alle nostre unghie, parzialmente elastica. L’animale
in crescita non riesce ad essere contenuto nella vecchia pelle che non riesce
a supportare l’espansione, che così si lacera e si distacca dal
corpo, mentre un nuovo strato sottostante è già pronto a sostituire
quello vecchio, tecnicamente detto exuvia. La pelle però non si distacca
contemporaneamente lungo tutto le porzioni del corpo, quindi in alcune porzioni
possono rimanere brandelli di exuvia più o meno accartocciati o lacerati.
Ciò può indurre i testimoni a scambiare tali resti di pelle per
creste, ali ed arti ed il gioco è fatto. Esiste anche una foto di un
“serpente con orecchie” in cui si notano due brandelli di pelle
posti ai lati del capo a dare l’impressione di due espansioni simili ad
orecchie.
Eppure esistono diverse testimonianze che indicano chiaramente una struttura
verticale, più o meno dentellata, posta lungo il dorso dell’animale;
possibile che si tratti di errori di interpretazione in tutti i casi? Ecco ora
alcune delle testimonianze da me raccolte.
La prima risale a metà degli anni '80 e proviene dal paese di confine
Bizzarone. La giovane testimone si trovava ai piedi del colle di Sant'Ambrogio,
quando avrebbe incontrato un gruppetto di podisti che discendeva il sentiero
che conduce in cima al colle. Questi, in maniera piuttosto agitata, avrebbero
avvertito la ragazza di non salire sul monte poiché loro se ne stavano
andando spaventati dopo avere visto, su di un alberello, un serpente brunastro
dotato di cresta.
La seconda testimonianza è dei primi anni '90 ed arriva da Gravedona.
Il testimone stava salendo lungo il monte, seguendo le condutture che portano
l’acqua alla centrale idroelettrica sottostante, quando avrebbe incontrato,
presso una pietraia, l'aspes (come è conosciuto nella zona)
ossia un serpente bruno, lungo 20-30 cm, piuttosto tozzo e dotato di una cresta
più scura lungo la schiena.
Sempre da questa zona, ma più precisamente dalla località Palazzo
Gallio arriva un’ altra testimonianza datata primavera 2000. Il testimone
stava facendo due passi nel giardino della propria abitazione, quando avvicinatosi
ad un muretto a secco avrebbe visto due serpentelli bruno-ramati in parte attorcigliati
fra loro. Uno dei due presentava chiaramente una cresta lungo il dorso, mentre
il secondo ne era privo. La mia fervida immaginazione mi porta ad ipotizzare
un fenomeno di dimorfismo sessuale, in cui il maschio di questa ipotetica specie
potrebbe presentare una cresta dorsale assente nella femmina. Oltretutto parlando
con gli abitanti della zona è risultato che per loro è scontato
che l’aspide maschio possegga una cresta sul dorso!
La quarta testimonianza arriva dalla località Curcio, frazione dell’abitato
di Colico, e risale all’autunno 2004. Il testimone stava raccogliendo
del legname, quando presso una catasta avrebbe scorto un serpentello tozzo con
una cresta dentellata rossastra che sarebbe subito fuggito via.
L’ultima testimonianza che presento è del settembre 2005 e proviene
dalla frazione Giumellasco di Novate Mezzola. Il testimone stava ripulendo un
appezzamento di terreno, quando avrebbe scorto vicino ad una pietraia e ad una
catasta di legname un serpente grigio scuro, lungo sui 30 cm, con una testa
triangolare ed una cresta dorsale brunastra.
Cosa dire in conclusione? Certamente la spiegazione legata al fenomeno della
muta è logica e verosimile, così come l’ipotesi di alcune
malformazioni, ma alla luce delle testimonianze raccolte non me la sento del
tutto di scartare l’idea dell’esistenza di un rettile, molto raro
ed al momento sconosciuto, che potrebbe vivere sui nostri monti.
Con il terzo gruppo di serpenti misteriosi ci imbattiamo nei famosi “serpenti
volanti”, ossia di rettili che parrebbero dotati di ali membranose-scagliose,
poste ai lati del capo, che permetterebbero al rettile di svolazzare a mo' di
un pipistrello. Esistono innumerevoli tradizioni anche inerenti a tali animali
(un po’ in tutto il pianeta), ma ricordiamo che in natura non esiste nulla
del genere, sebbene esistano dei rettili (serpenti e sauri) in grado di planare
grazie ad espansioni laterali del corpo. La specie più nota è
quella nota come Chrysopelea paradisi. Si tratta di un serpentello
arboricolo sottile e dai colori sgargianti. Salito sui rami di un albero si
lascia cadere ed a questo punto si comprime in senso dorso-ventrale, allargando
lievemente le numerose costole di cui è dotato e facendo assumere alla
porzione ventrale una forma concava. In questo modo offre una maggiore superficie
di resistenza all’aria ed è così in grado di planare anche
per alcuni metri. Tali rettili sono limitati alla sola area tropicale e sub-tropicale
del continente asiatico, per cui non possono assolutamente essere presenti in
Europa e tantomeno nel nostro paese. Nonostante ciò le tradizioni e le
testimonianze non mancano. Nel Trentino si conosce un tipo di serpente volante,
molto velenoso, chiamato aspio, nel bellunese esisterebbe la bissa
usèla, ma tali rettili sarebbero noti anche agli abitanti delle
valli del Lario.
Personalmente ho raccolto la testimonianza di un giovane che nell’estate
del 1996 o 1997 presso la Val Forcola, in provincia di Sondrio, avrebbe visto
uno di tali animali. Questi stava percorrendo un sentiero di montagna con il
nonno, oggi defunto, quando entrambi avrebbero notato, su di un muretto a secco,
un serpentello lungo forse 30-40 cm, bruno rossiccio e molto sottile. Avvicinatisi
avrebbero spaventato il rettile che avrebbe spiccato un balzo ed avrebbe planato
poi a pochi centimetri dal suolo per un tratto di oltre 2 metri. Mentre planava
avrebbe evidenziato una espansione laterale, lungo il corpo, simile ad una piccola
membrana. Che dire? Un fatto davvero sconcertante!
Il quarto raggruppamento riguarda sauri e lucertoloni di aspetto e dimensioni bizzarre: anche qui le tradizioni non mancano e neppure le testimonianze; basti dire che in tutta la regione alpina europea si parla di misteriosi lucertoloni o anfibi troglobi conosciuti con svariati nomi, il “tatzelwurm” ed il “taterman” fra tutti. A cavallo tra Settecento ed Ottocento lo scrittore e naturalista Carlo Amoretti cita la presenza di grossi sauri, forse affini alle iguane, nelle valli lariane. In Italia e nella nostra zona sono presenti, in effetti, dei sauri che possono raggiungere dimensioni particolari. Di seguito sono elencate quattro specie di lacertidi europei di maggiori dimensioni. La lucertola ocellata è diffusa principalmente nella fascia europea occidentale, soprattutto in Spagna e Francia. Il ramarro è diffuso ampiamente anche nella nostra zona mentre la lucertola trilineata occupa principalmente l’area sud-orientale europea, in particolar modo la penisola balcanica. La luscengola è molto diffusa nella penisola iberica, nel sud della Francia e nella nostra penisola soprattutto sulle isole e nella fascia meridionale.
Lucertola Ocellata (Lacerta lepida) da 50 a 90 cm.
Ramarro (Lacerta viridis) fino a 40 cm.
Lucertola dalle tre linee (Lacerta trilineata) fino a 50 cm.
Luscengola (Chalcides chalcides) oltre 40 cm.
Perchè allora vengono descritti dei sauri così particolari? La spiegazione, più logica, ricalca quanto già affermato per i serpenti misteriosi: la presenza di brandelli sparsi di pelle durante la fase di muta può far pensare a creste, bargigli... L’ipotesi di animali malformati va sempre considerata. La brevità della visione degli animali, spesso abbinata alla velocità di movimento degli stessi, può alterare la capacità valutativa delle corrette dimensioni del rettile. Alcuni esemplari potrebbero avere dimensioni effettive maggiori di quelle tabulate, ma le dimensioni attribuite dalla tradizione popolare sembrano davvero eccessive. Resta, infine, la possibilità che i nostri monti abbiano ospitato in passato, e forse ospitino ancora, un qualche tipo di sauro e/o anfibio, molto raro, di grosse dimensioni tuttora sconosciuto alla zoologia ufficiale!
Nell’ ultimo raggruppamento sono raccolte le testimonianze e le tradizioni
riguardanti animali noti che però paleserebbero comportamenti
particolari esulanti dai trattati di etologia. In particolare possiamo
individuare due tipologie fondamentali di “azioni singolari”: la
prima riguarda il fatto che serpenti e sauri possano suggere il latte dagli
armenti (e non solo...), la seconda che i serpenti possano compiere balzi o
procedere eretti in verticale a mo' di bacchette viventi.
Per quanto riguarda la prima tipologia dobbiamo dire che le tradizioni sono
numerosissime e molto diffuse anche nella nostra zona. Tanto per citare possiamo
ricordare che nel novarese vivrebbe la spersuria in grado di paralizzare
gli animali al pascolo col suo temibile veleno ed in seguito di succhiare il
latte direttamente dalla fonte. A Forlì si parla della biscia lattona
che addirittura aspetterebbe il momento in cui le neomamme si addormentino,
per poi succhiare il latte direttamente dai loro seni! Nell’ area di Moltrasio
si conoscono la tetavach e la bisa squerlera. Nonostante la
mole di tradizioni è improbabile un comportamento del genere, anche alla
luce del fatto che i serpenti non sembrano possedere enzimi digestivi atti a
digerire il latte. Allora perché tali tradizioni? Una spiegazione che
potrei proporre è questa: l’erbivoro sta pascolando ed inavvertitamente
può calpestare il rettile, che per difesa tenta di azzannare il calpestatore.
Chiaramente le mammelle cascanti sono una delle parti più esposte e vicine
al suolo. La visione, da parte dei pastori, di una tale scena avrebbe potuto
instillare il dubbio che il serpente addenti le mammelle degli animali con il
preciso intento di succhiarne il latte.
Numerose sono anche le tradizioni riguardanti serpenti che spiccano balzi e/o
si sollevano in verticale. Precisiamo immediatamente che la struttura anatomica
dei serpenti impedisce a questi di sollevarsi quasi del tutto ritti, sostenendosi
solo con l’ultimo tratto del corpo! Sicuramente almeno la metà
inferiore del corpo deve essere a contatto con il suolo, altrimenti la muscolatura
non riesce a sostenere il peso dell’animale. Oltretutto i serpenti possono,
se minacciati, scattare in avanti con la testa, come risposta al pericolo. Ciò
avviene con una velocità media stimata di circa 3 metri al secondo. Una
velocità del tutto rispettabile, sebbene non così elevata, che
potrebbe dare l’impressione di un balzo spiccato in avanti da tutto l’animale
e non di una ondulazione della sola porzione anteriore. Anche il fatto che i
serpenti si arrampichino sugli alberi potrebbe aiutare a spiegare l’impressione
del salto (ed in alcuni casi del volo), poiché la ridiscesa è
spesso molto veloce e non è raro che il rettile perda la presa e cada
al suolo. Ciò potrebbe indurre l’eventuale testimone a credere
che il serpente sia saltato volontariamente verso terra, puntando qualche preda
inconsapevole o lo sfortunato passante. Quindi tali comportamenti sarebbero
esclusivamente frutto di interpretazioni errate e di dicerie popolari, eppure...
Riporto qui di seguito due testimonianze, raccolte personalmente, che smentirebbero
la conclusione appena illustrata.
La prima risale ai primi anni '90 e si situa a Parè, in località
Pian del Roccolo vicino all’area boschiva nota come Bressanella. Siamo
in autunno. I due testimoni, uno dei quali residente attualmente in paese, stanno
rientrando da una battuta di caccia pomeridiana, quando notano, nell’erba
poco davanti a loro, un serpentello bruno, lungo sui 30-40 cm. e piuttosto sottile.
Avvicinatisi, vedono il serpente spiccare un balzo e gettarsi dal declivio della
riva in cui si trovava verso il prato sottostante. I due sono chiari: "il
serpente è saltato staccandosi dal suolo con tutto il corpo e con un
percorso simile ad una parabola è caduto più in basso nel prato
sottostante". Insomma si sarebbe comportato come una sorta di "molla
vivente" comprimendosi su se stesso ed accumulando energia che poi verrebbe
rilasciata violentemente nell’atto della ridistensione del corpo, con
conseguente slancio in alto ed in avanti!
La seconda testimonianza arriva dal paese di Dervio ed è datata estate
2004. I testimoni stanno ripulendo un magazzino di loro proprietà ed
hanno acceso un fuoco, presso un muretto a secco limitrofo, per bruciare del
legname inutile. Improvvisamente, dalle fenditure del muretto, fuoriesce un
serpente scuro, lungo circa un metro, che si rizza in piedi nella quasi totalità
del corpo, "quasi fosse un bastone", e si allontana compiendo piccoli
balzelli sempre mantenendo la singolare postura. I vari testimoni restano stupefatti
e si allontanano dalla zona.
Per terminare questa carrellata sugli animali misteriosi del nostro circondario,
ho lasciato una vera e propria chicca su cui sto indagando da pochi mesi. Si
tratta di quello che è già stato nominato "il vermone
di Olgiate". Secondo delle testimonianze raccolte almeno 4 diverse
persone di Olgiate Comasco avrebbero visto, in questi anni, un animale simile
ad un lombrico gigante.
La prima testimonianza risale agli anni 1975-1976. In via Sterlocchi, nei pressi
della strada provinciale Lomazzo-Bizzarone, il signor S., residente nei pressi,
vede su un declivio erboso un corpo rosato di grandi dimensioni che avanza “entrando
ed uscendo nella terra” con moto ondulatorio. Non distingue né
testa né coda, solo un corpo cilindrico lungo oltre un metro con un diametro
stimato in circa 20-30 centimetri. L’aspetto ricorda al testimone un lombrico
sia per il colore rosato, sia per la presenza lungo il corpo di suddivisioni
verticali appena visibili simili alle linee che delimitano i segmenti dell’anellide.
La seconda testimonianza , proviene da una zona distante solo poche centinaia
di metri dalla prima ed è datata estate 2006. In via Bizzarone, lungo
l’omonima strada provinciale, nel giardino della casa appartenente alla
famiglia S., la signora R. e la nipote stanno camminando nel prato adiacente,
quando, improvvisamente, notano un sommovimento del terreno a pochi passi dalla
loro posizione. Si forma così un grosso buco da cui fuoriesce, per diversi
centimetri, l’estremità di un corpo cilindrico di un colore rosa
ben evidente. Sul corpo si distinguono chiaramente delle strutture simili ad
anelli mentre non si notano né occhi né bocca. L’aspetto
è quello di un lombrico enorme con un diametro di 20-25 centimetri. Di
qualsiasi cosa si tratti, l’animale si ritira nel giro di pochi secondi,
lasciando un grosso foro, che in parte frana su se stesso. Il foro resta ben
visibile fino all’autunno successivo. E' importante dire che le due donne
sono imparentate con il testimone del caso precedente.
La terza testimonianza risale alla tarda primavera (maggio-giugno) 2003 o 2004.
La signora Ma. sta transitando lungo la strada provinciale Lomazzo-Bizzarone
quando, all’altezza del negozio di abbigliamento sportivo Elephant, nota
qualcosa che lentamente sta attraversando la strada di fronte a lei, occupandone
totalmente la larghezza. Rallentando vede che si tratta di un serpentone o di
un vermone cilindrico, di color rosa pallido, con un diametro stimato in 20-30
cm ed una lunghezza di almeno 5 metri (copriva l’intera larghezza delle
strada in quel tratto). Non si nota la testa. Nel frattempo altri automobilisti
hanno rallentato o si sono fermati ad osservare la scena. Un camionista avrebbe
schiacciato con il proprio camion la porzione terminale dell’animale che
si stava ritirando oltre la strada, lasciando impressa una sorta di saccatura
nel corpo della creatura che per reazione sarebbe scivolata e sparita nei cespugli
posti ai lati della strada con un guizzo velocissimo. Sembra che nessuno dei
presenti abbia avuto il coraggio di andare a verificare di che cosa si sarebbe
trattato. Ciò è davvero inquietante!
In natura esistono dei lombrichi di dimensioni notevoli appartenenti al genere
Megascolides, che possono misurare fino a 3 metri di lunghezza, ma
sono localizzati nel continente australiano e non certo nel nostro circondario!
Abbiamo incontrato qui diverse animali singolari, animali “di confine”
tra tradizione e realtà, tra mistero e concretezza ed abbiamo visto come
le spiegazioni razionali esistano e siano verosimili e molto probabili... però
ogni tanto lasciamo galoppare anche la nostra fantasia: dopotutto sognare il
fantastico fa parte dell’uomo!
Gianluigi Moino insegna al liceo scientifico di Olgiate Comasco.