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Conferenza Mostri di confine (Drezzo, 22 aprile 2007)

GIANLUIGI MOINO
RETTILI MISTERIOSI DEL TERRITORIO LARIANO

Tradizioni inerenti rettili misteriosi esistono da sempre ed in ogni luogo, ed anche in Italia esse non mancano.
Nel Medioevo si nominavano diverse creature mostruose, una delle quali era il Basilisco. Rettile mostruoso ed ibrido, nasceva da un uovo deposto da un gallo (sì, proprio così) ed in seguito covato da una serpe. Ciò che sgusciava era una sorta di serpentello dotato di zampe da uccello, 2 o 4 alucce, cresta e bargigli tipici dei volatili. Pericolosissimo, poteva avvelenare le acque solo con la sua presenza, oltre ad uccidere uomini ed armenti col potentissimo veleno o semplicemente con lo sguardo o il suo fischio penetrante. Era l’incarnazione del lato oscuro e “malvagio” della natura, che fino all’ '800 era ancora spiegata usando concetti di pura fantasia.
Affrontiamo ora le descrizioni di rettili misteriosi tipici della nostra zona (e non solo) che possono venire suddivise in 4 tipologie fondamentali. Nel primo gruppo troviamo i serpentoni, ossia rettili con dimensioni esagerate che esulano dalle misure tabulate nei testi di zoologia. Nel secondo gruppo ritroviamo i famosi serpenti crestati, dotati di creste e/o corna. Nel terzo raggruppamento troviamo gli sconvolgenti serpenti volanti. Nel quarto gruppo possiamo riunire tutti i lucertoloni ed i vari sauri di notevoli dimensioni o con caratteristiche insolite.
In appendice ho aggiunto un quinto raggruppamento in cui si inseriscono animali conosciuti che però paleserebbero dei comportamenti insoliti come suggere il latte, saltare, rizzarsi in verticale...

Iniziamo con i serpenti “giganti”, partendo dal fatto che in Italia esistono effettivamente dei rettili appartenenti per lo più al gruppo dei colubridi che possono raggiungere dimensioni importanti. Di seguito elenco alcune specie di serpenti italiani presenti anche nella nostra zona e le misure che vengono loro attribuite:

Biacco (Coluber viridiflavus) da 100 a 190 cm.
Cervone (Elaphe quaterlineata) fino a 240 cm.
Colubro di Esculapio (Elaphe longissima) fino a 200 cm.
Biscia d’acqua (Natrix natrix) da 90 a 200 cm.

Come si può notare si tratta di dimensioni ragguardevoli, ma inferiori a quelle attribuite ai leggendari serpentoni. Ricordo che il serpente europeo di maggiori dimensioni è il Coluber jugularis, che può arrivare a sfiorare i 3 metri di lunghezza, ma che è localizzato nella penisola Balcanica. Perché allora vengono descritti serpenti così smisurati? Indubbiamente è molto difficile dare una valutazione obiettiva della misura di un serpente in movimento, spesso visto per un breve lasso di tempo e senza avere, nei pressi immediati, qualche cosa a cui far riferimento per una valutazione precisa delle dimensioni. L’effetto sorpresa/spavento indubbiamente può poi influenzare notevolmente le capacità valutative di chiunque. Detto questo, però, ci si deve scontrare con una massa di tradizioni e testimonianze molto ricca e proveniente da tutto il pianeta. Per quanto riguarda l’area del Nord Italia mi limito a riportare i nomi che la tradizione ha affibbiato a questi serpentoni nelle nostre vicinanze: nel comasco sono noti come bissuni, bissun, serpentane, nel varesotto come serpentan o serpenton e nella bergamasca come bissabova ad indicarne le dimensioni notevoli.
Vado ora ad elencare quattro testimonianze, tra quelle che ho raccolto personalmente in questi ultimi due anni, sia nella nostra zona che nelle valli comasche e lecchesi del Lario.
La prima risale alla fine degli anni '60 o agli inizi degli anni '70 ed è localizzata a Parè, nell’area dell’attuale cava Barella, dove in quegli anni era situato il campo di calcio. La testimone, residente tutt’oggi in paese, avrebbe notato in un prato, posto di lato al campo sportivo, un serpentone lungo sui 2 metri, grosso quanto una bottiglia e di un colore verde molto intenso.
Il secondo caso risale all’inizio degli anni '90 a Drezzo (nell’ area boschiva sita al di sopra della sorgente-fontanella che si trova all’entrata del paese, lungo la strada provinciale) ed è caratterizzato dalla presenza di due testimoni che avrebbero incrociato un serpente descritto come lungo oltre due metri, grosso quanto il braccio di un uomo (dipende dall’uomo!) e di un colore verde bottiglia.
Il terzo caso risale a metà degli anni '90 ed è localizzato nella zona detta “Pian Pilastrel”, posta sul collinotto che demarca i confini tra Drezzo e Parè, ed interessa anche questo due testimoni, oggi purtroppo deceduti. Uno dei due uomini si trovava presso il proprio capanno di caccia, sito nell’area sopraindicata, quando avrebbe incrociato il secondo testimone conosciuto con il nomignolo di “Pavan” che discendeva spaventatissimo un sentiero limitrofo. Il Pavan avrebbe avvisato il primo di allontanarsi dalla zona, poiché, presso una ceppaia posta poco più avanti, avrebbe incrociato un serpente gigantesco tutto arrotolato, una massa di carne tale da “riempì una careta de roba” e detto ciò avrebbe proseguito verso il paese. A questo punto la curiosità prevale ed anche il secondo testimone risale il pendio della collina e, raggiunto il punto indicato scorge anch’esso, sebbene a distanza, un serpentone grigiastro enorme attorcigliato nel sottobosco. Senza pensarci due volte si gira e si allontana rapidamente.
L’ultima testimonianza è dell’autunno 2000 e arriva dall’abitato di Nuovo Olonio (Sondrio), alle pendici del monte Legnone. Troviamo due cacciatori che, durante una battuta di caccia nei boschi della zona, avrebbero udito un rumore particolare, “come di qualcosa che si muovesse nel sottobosco”. Fermatisi per ascoltare meglio, avrebbero visto un serpente enorme lungo due metri e grosso quanto un tronco! Discendeva il declivio del monte, muovendosi velocemente e schiacciando il sottobosco in maniera rumorosa, proprio come farebbe un tronco trascinato (viene ribadito il paragone con il tronco per sottolineare le dimensioni dell’animale). Inutile dire che i due tagliarono la corda alla svelta.
Cosa dire davanti a queste testimonianze: errori di valutazione, esagerazioni oppure... La natura non possiede un metro preciso. Siamo così certi che non possano esistere esemplari con dimensioni che esulino dalle misure tabulate nei testi di zoologia?

Il secondo gruppo di serpenti misteriosi raggruppa i cosiddetti serpenti crestati le cui tradizioni si trovano in tutta Italia e di cui è molto ricca anche la nostra zona. Si tratterebbe di serpentelli non molto lunghi, piuttosto tozzi, con una testa triangolare simile a quella dei viperidi e dotati di una struttura simile ad una cresta posta sul capo e/o lungo tutta la schiena. Sarebbero molto velenosi ed aggressivi e si localizzerebbero soprattutto in montagna, a quote elevate.
Nella Bergamasca sono noti come aspide rosso e marass, nel Trentino come biss-fusett, nella zona novarese come sarpent de la cestra, in Val d’Aosta come scorss, mentre nelle aree di Como e Varese ritroviamo vari nomi, tra i quali serpent gall, serpent da la cresta, gall bissaresch, marass.
In natura esistono serpenti dotati di strutture simili a corna, seppure molto semplici. Uno di questi è la famosa vipera dal corno o vipera ammodite, il cui areale di distribuzione interessa principalmente l’Europa sud-orientale, ma che si rinviene anche in diverse zone del nostro paese. Questa vipera è dotata di una struttura verticale composta da squame embricate, posta all’estremità anteriore del muso. Tale struttura può arrivare a misurare fino ad 1 centimetro.
Nell’altro emisfero del globo e più precisamente in Madagascar troviamo un serpente arboricolo noto per la struttura protuberante posta sul muso delle femmine, struttura che ricorda lo strobilo di un pino e che può misurare diversi centimetri; si tratta del Langaha madagascariensis.

Muso di Vipera ammodytes (a sinistra) e di Langaha madagascariensis (a destra).
(disegni di Gianluigi Moino)


Al di là questi e di altri rettili similari, non esiste in Italia e sul pianeta (per quanto se ne sappia attualmente, ma io sono un possibilista!) un qualche serpente dotato di una struttura sul capo e/o dorso simile ad una cresta. Come spiegare allora le tradizioni e le testimonianze che insistono su tali animali? La spiegazione più logica va ricercata nella biologia ed anatomia dei rettili: tutti sono soggetti, una o più volte all’anno, al fenomeno della muta della pelle. L’epidermide dei rettili è costituita da una struttura cornea, simile alle nostre unghie, parzialmente elastica. L’animale in crescita non riesce ad essere contenuto nella vecchia pelle che non riesce a supportare l’espansione, che così si lacera e si distacca dal corpo, mentre un nuovo strato sottostante è già pronto a sostituire quello vecchio, tecnicamente detto exuvia. La pelle però non si distacca contemporaneamente lungo tutto le porzioni del corpo, quindi in alcune porzioni possono rimanere brandelli di exuvia più o meno accartocciati o lacerati. Ciò può indurre i testimoni a scambiare tali resti di pelle per creste, ali ed arti ed il gioco è fatto. Esiste anche una foto di un “serpente con orecchie” in cui si notano due brandelli di pelle posti ai lati del capo a dare l’impressione di due espansioni simili ad orecchie.
Eppure esistono diverse testimonianze che indicano chiaramente una struttura verticale, più o meno dentellata, posta lungo il dorso dell’animale; possibile che si tratti di errori di interpretazione in tutti i casi? Ecco ora alcune delle testimonianze da me raccolte.
La prima risale a metà degli anni '80 e proviene dal paese di confine Bizzarone. La giovane testimone si trovava ai piedi del colle di Sant'Ambrogio, quando avrebbe incontrato un gruppetto di podisti che discendeva il sentiero che conduce in cima al colle. Questi, in maniera piuttosto agitata, avrebbero avvertito la ragazza di non salire sul monte poiché loro se ne stavano andando spaventati dopo avere visto, su di un alberello, un serpente brunastro dotato di cresta.
La seconda testimonianza è dei primi anni '90 ed arriva da Gravedona. Il testimone stava salendo lungo il monte, seguendo le condutture che portano l’acqua alla centrale idroelettrica sottostante, quando avrebbe incontrato, presso una pietraia, l'aspes (come è conosciuto nella zona) ossia un serpente bruno, lungo 20-30 cm, piuttosto tozzo e dotato di una cresta più scura lungo la schiena.
Sempre da questa zona, ma più precisamente dalla località Palazzo Gallio arriva un’ altra testimonianza datata primavera 2000. Il testimone stava facendo due passi nel giardino della propria abitazione, quando avvicinatosi ad un muretto a secco avrebbe visto due serpentelli bruno-ramati in parte attorcigliati fra loro. Uno dei due presentava chiaramente una cresta lungo il dorso, mentre il secondo ne era privo. La mia fervida immaginazione mi porta ad ipotizzare un fenomeno di dimorfismo sessuale, in cui il maschio di questa ipotetica specie potrebbe presentare una cresta dorsale assente nella femmina. Oltretutto parlando con gli abitanti della zona è risultato che per loro è scontato che l’aspide maschio possegga una cresta sul dorso!
La quarta testimonianza arriva dalla località Curcio, frazione dell’abitato di Colico, e risale all’autunno 2004. Il testimone stava raccogliendo del legname, quando presso una catasta avrebbe scorto un serpentello tozzo con una cresta dentellata rossastra che sarebbe subito fuggito via.
L’ultima testimonianza che presento è del settembre 2005 e proviene dalla frazione Giumellasco di Novate Mezzola. Il testimone stava ripulendo un appezzamento di terreno, quando avrebbe scorto vicino ad una pietraia e ad una catasta di legname un serpente grigio scuro, lungo sui 30 cm, con una testa triangolare ed una cresta dorsale brunastra.
Cosa dire in conclusione? Certamente la spiegazione legata al fenomeno della muta è logica e verosimile, così come l’ipotesi di alcune malformazioni, ma alla luce delle testimonianze raccolte non me la sento del tutto di scartare l’idea dell’esistenza di un rettile, molto raro ed al momento sconosciuto, che potrebbe vivere sui nostri monti.

Con il terzo gruppo di serpenti misteriosi ci imbattiamo nei famosi “serpenti volanti”, ossia di rettili che parrebbero dotati di ali membranose-scagliose, poste ai lati del capo, che permetterebbero al rettile di svolazzare a mo' di un pipistrello. Esistono innumerevoli tradizioni anche inerenti a tali animali (un po’ in tutto il pianeta), ma ricordiamo che in natura non esiste nulla del genere, sebbene esistano dei rettili (serpenti e sauri) in grado di planare grazie ad espansioni laterali del corpo. La specie più nota è quella nota come Chrysopelea paradisi. Si tratta di un serpentello arboricolo sottile e dai colori sgargianti. Salito sui rami di un albero si lascia cadere ed a questo punto si comprime in senso dorso-ventrale, allargando lievemente le numerose costole di cui è dotato e facendo assumere alla porzione ventrale una forma concava. In questo modo offre una maggiore superficie di resistenza all’aria ed è così in grado di planare anche per alcuni metri. Tali rettili sono limitati alla sola area tropicale e sub-tropicale del continente asiatico, per cui non possono assolutamente essere presenti in Europa e tantomeno nel nostro paese. Nonostante ciò le tradizioni e le testimonianze non mancano. Nel Trentino si conosce un tipo di serpente volante, molto velenoso, chiamato aspio, nel bellunese esisterebbe la bissa usèla, ma tali rettili sarebbero noti anche agli abitanti delle valli del Lario.
Personalmente ho raccolto la testimonianza di un giovane che nell’estate del 1996 o 1997 presso la Val Forcola, in provincia di Sondrio, avrebbe visto uno di tali animali. Questi stava percorrendo un sentiero di montagna con il nonno, oggi defunto, quando entrambi avrebbero notato, su di un muretto a secco, un serpentello lungo forse 30-40 cm, bruno rossiccio e molto sottile. Avvicinatisi avrebbero spaventato il rettile che avrebbe spiccato un balzo ed avrebbe planato poi a pochi centimetri dal suolo per un tratto di oltre 2 metri. Mentre planava avrebbe evidenziato una espansione laterale, lungo il corpo, simile ad una piccola membrana. Che dire? Un fatto davvero sconcertante!

Il quarto raggruppamento riguarda sauri e lucertoloni di aspetto e dimensioni bizzarre: anche qui le tradizioni non mancano e neppure le testimonianze; basti dire che in tutta la regione alpina europea si parla di misteriosi lucertoloni o anfibi troglobi conosciuti con svariati nomi, il “tatzelwurm” ed il “taterman” fra tutti. A cavallo tra Settecento ed Ottocento lo scrittore e naturalista Carlo Amoretti cita la presenza di grossi sauri, forse affini alle iguane, nelle valli lariane. In Italia e nella nostra zona sono presenti, in effetti, dei sauri che possono raggiungere dimensioni particolari. Di seguito sono elencate quattro specie di lacertidi europei di maggiori dimensioni. La lucertola ocellata è diffusa principalmente nella fascia europea occidentale, soprattutto in Spagna e Francia. Il ramarro è diffuso ampiamente anche nella nostra zona mentre la lucertola trilineata occupa principalmente l’area sud-orientale europea, in particolar modo la penisola balcanica. La luscengola è molto diffusa nella penisola iberica, nel sud della Francia e nella nostra penisola soprattutto sulle isole e nella fascia meridionale.

Lucertola Ocellata (Lacerta lepida) da 50 a 90 cm.
Ramarro (Lacerta viridis) fino a 40 cm.
Lucertola dalle tre linee (Lacerta trilineata) fino a 50 cm.
Luscengola (Chalcides chalcides) oltre 40 cm.

Perchè allora vengono descritti dei sauri così particolari? La spiegazione, più logica, ricalca quanto già affermato per i serpenti misteriosi: la presenza di brandelli sparsi di pelle durante la fase di muta può far pensare a creste, bargigli... L’ipotesi di animali malformati va sempre considerata. La brevità della visione degli animali, spesso abbinata alla velocità di movimento degli stessi, può alterare la capacità valutativa delle corrette dimensioni del rettile. Alcuni esemplari potrebbero avere dimensioni effettive maggiori di quelle tabulate, ma le dimensioni attribuite dalla tradizione popolare sembrano davvero eccessive. Resta, infine, la possibilità che i nostri monti abbiano ospitato in passato, e forse ospitino ancora, un qualche tipo di sauro e/o anfibio, molto raro, di grosse dimensioni tuttora sconosciuto alla zoologia ufficiale!

Nell’ ultimo raggruppamento sono raccolte le testimonianze e le tradizioni riguardanti animali noti che però paleserebbero comportamenti particolari esulanti dai trattati di etologia. In particolare possiamo individuare due tipologie fondamentali di “azioni singolari”: la prima riguarda il fatto che serpenti e sauri possano suggere il latte dagli armenti (e non solo...), la seconda che i serpenti possano compiere balzi o procedere eretti in verticale a mo' di bacchette viventi.
Per quanto riguarda la prima tipologia dobbiamo dire che le tradizioni sono numerosissime e molto diffuse anche nella nostra zona. Tanto per citare possiamo ricordare che nel novarese vivrebbe la spersuria in grado di paralizzare gli animali al pascolo col suo temibile veleno ed in seguito di succhiare il latte direttamente dalla fonte. A Forlì si parla della biscia lattona che addirittura aspetterebbe il momento in cui le neomamme si addormentino, per poi succhiare il latte direttamente dai loro seni! Nell’ area di Moltrasio si conoscono la tetavach e la bisa squerlera. Nonostante la mole di tradizioni è improbabile un comportamento del genere, anche alla luce del fatto che i serpenti non sembrano possedere enzimi digestivi atti a digerire il latte. Allora perché tali tradizioni? Una spiegazione che potrei proporre è questa: l’erbivoro sta pascolando ed inavvertitamente può calpestare il rettile, che per difesa tenta di azzannare il calpestatore. Chiaramente le mammelle cascanti sono una delle parti più esposte e vicine al suolo. La visione, da parte dei pastori, di una tale scena avrebbe potuto instillare il dubbio che il serpente addenti le mammelle degli animali con il preciso intento di succhiarne il latte.
Numerose sono anche le tradizioni riguardanti serpenti che spiccano balzi e/o si sollevano in verticale. Precisiamo immediatamente che la struttura anatomica dei serpenti impedisce a questi di sollevarsi quasi del tutto ritti, sostenendosi solo con l’ultimo tratto del corpo! Sicuramente almeno la metà inferiore del corpo deve essere a contatto con il suolo, altrimenti la muscolatura non riesce a sostenere il peso dell’animale. Oltretutto i serpenti possono, se minacciati, scattare in avanti con la testa, come risposta al pericolo. Ciò avviene con una velocità media stimata di circa 3 metri al secondo. Una velocità del tutto rispettabile, sebbene non così elevata, che potrebbe dare l’impressione di un balzo spiccato in avanti da tutto l’animale e non di una ondulazione della sola porzione anteriore. Anche il fatto che i serpenti si arrampichino sugli alberi potrebbe aiutare a spiegare l’impressione del salto (ed in alcuni casi del volo), poiché la ridiscesa è spesso molto veloce e non è raro che il rettile perda la presa e cada al suolo. Ciò potrebbe indurre l’eventuale testimone a credere che il serpente sia saltato volontariamente verso terra, puntando qualche preda inconsapevole o lo sfortunato passante. Quindi tali comportamenti sarebbero esclusivamente frutto di interpretazioni errate e di dicerie popolari, eppure... Riporto qui di seguito due testimonianze, raccolte personalmente, che smentirebbero la conclusione appena illustrata.
La prima risale ai primi anni '90 e si situa a Parè, in località Pian del Roccolo vicino all’area boschiva nota come Bressanella. Siamo in autunno. I due testimoni, uno dei quali residente attualmente in paese, stanno rientrando da una battuta di caccia pomeridiana, quando notano, nell’erba poco davanti a loro, un serpentello bruno, lungo sui 30-40 cm. e piuttosto sottile. Avvicinatisi, vedono il serpente spiccare un balzo e gettarsi dal declivio della riva in cui si trovava verso il prato sottostante. I due sono chiari: "il serpente è saltato staccandosi dal suolo con tutto il corpo e con un percorso simile ad una parabola è caduto più in basso nel prato sottostante". Insomma si sarebbe comportato come una sorta di "molla vivente" comprimendosi su se stesso ed accumulando energia che poi verrebbe rilasciata violentemente nell’atto della ridistensione del corpo, con conseguente slancio in alto ed in avanti!
La seconda testimonianza arriva dal paese di Dervio ed è datata estate 2004. I testimoni stanno ripulendo un magazzino di loro proprietà ed hanno acceso un fuoco, presso un muretto a secco limitrofo, per bruciare del legname inutile. Improvvisamente, dalle fenditure del muretto, fuoriesce un serpente scuro, lungo circa un metro, che si rizza in piedi nella quasi totalità del corpo, "quasi fosse un bastone", e si allontana compiendo piccoli balzelli sempre mantenendo la singolare postura. I vari testimoni restano stupefatti e si allontanano dalla zona.

Per terminare questa carrellata sugli animali misteriosi del nostro circondario, ho lasciato una vera e propria chicca su cui sto indagando da pochi mesi. Si tratta di quello che è già stato nominato "il vermone di Olgiate". Secondo delle testimonianze raccolte almeno 4 diverse persone di Olgiate Comasco avrebbero visto, in questi anni, un animale simile ad un lombrico gigante.
La prima testimonianza risale agli anni 1975-1976. In via Sterlocchi, nei pressi della strada provinciale Lomazzo-Bizzarone, il signor S., residente nei pressi, vede su un declivio erboso un corpo rosato di grandi dimensioni che avanza “entrando ed uscendo nella terra” con moto ondulatorio. Non distingue né testa né coda, solo un corpo cilindrico lungo oltre un metro con un diametro stimato in circa 20-30 centimetri. L’aspetto ricorda al testimone un lombrico sia per il colore rosato, sia per la presenza lungo il corpo di suddivisioni verticali appena visibili simili alle linee che delimitano i segmenti dell’anellide.
La seconda testimonianza , proviene da una zona distante solo poche centinaia di metri dalla prima ed è datata estate 2006. In via Bizzarone, lungo l’omonima strada provinciale, nel giardino della casa appartenente alla famiglia S., la signora R. e la nipote stanno camminando nel prato adiacente, quando, improvvisamente, notano un sommovimento del terreno a pochi passi dalla loro posizione. Si forma così un grosso buco da cui fuoriesce, per diversi centimetri, l’estremità di un corpo cilindrico di un colore rosa ben evidente. Sul corpo si distinguono chiaramente delle strutture simili ad anelli mentre non si notano né occhi né bocca. L’aspetto è quello di un lombrico enorme con un diametro di 20-25 centimetri. Di qualsiasi cosa si tratti, l’animale si ritira nel giro di pochi secondi, lasciando un grosso foro, che in parte frana su se stesso. Il foro resta ben visibile fino all’autunno successivo. E' importante dire che le due donne sono imparentate con il testimone del caso precedente.
La terza testimonianza risale alla tarda primavera (maggio-giugno) 2003 o 2004. La signora Ma. sta transitando lungo la strada provinciale Lomazzo-Bizzarone quando, all’altezza del negozio di abbigliamento sportivo Elephant, nota qualcosa che lentamente sta attraversando la strada di fronte a lei, occupandone totalmente la larghezza. Rallentando vede che si tratta di un serpentone o di un vermone cilindrico, di color rosa pallido, con un diametro stimato in 20-30 cm ed una lunghezza di almeno 5 metri (copriva l’intera larghezza delle strada in quel tratto). Non si nota la testa. Nel frattempo altri automobilisti hanno rallentato o si sono fermati ad osservare la scena. Un camionista avrebbe schiacciato con il proprio camion la porzione terminale dell’animale che si stava ritirando oltre la strada, lasciando impressa una sorta di saccatura nel corpo della creatura che per reazione sarebbe scivolata e sparita nei cespugli posti ai lati della strada con un guizzo velocissimo. Sembra che nessuno dei presenti abbia avuto il coraggio di andare a verificare di che cosa si sarebbe trattato. Ciò è davvero inquietante!
In natura esistono dei lombrichi di dimensioni notevoli appartenenti al genere Megascolides, che possono misurare fino a 3 metri di lunghezza, ma sono localizzati nel continente australiano e non certo nel nostro circondario!
Abbiamo incontrato qui diverse animali singolari, animali “di confine” tra tradizione e realtà, tra mistero e concretezza ed abbiamo visto come le spiegazioni razionali esistano e siano verosimili e molto probabili... però ogni tanto lasciamo galoppare anche la nostra fantasia: dopotutto sognare il fantastico fa parte dell’uomo!

Gianluigi Moino insegna al liceo scientifico di Olgiate Comasco.