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Conferenza Incontro con il lariosauro (Como, 3 marzo 2006)
LUCA MASALI
COME CUCINARE IL LARIOSAURO
Nel mio libro L’inglesina in soffitta di lariosauri non ce n’è.
A me sarebbe piaciuto metterci il lariosauro. Io scrivevo fantascienza, ma questo
è un giallo, per cui se ci avessi messo il lariosauro, il mio editore
minacciava fuoco e fiamme. Dunque non c’è, ma ci sono i racconti
dei pescatori su quello che ci può essere nel lago.
Se il lariosauro in carne ed ossa non l’abbiamo nel libro, vediamo di
metterlo in pentola.
Ma cosa vogliono questi poliziotti? Forse che il lariosauro è protetto?
Non lo possiamo cucinare? Chiediamoglielo.
La par condicio! E’ vero: siamo sotto elezioni. Non possiamo
parlare solo di come noi cuciniamo il lariosauro. Dobbiamo anche lasciare che
il lariosauro ci dica come lui cucina il pescatore. Siete tutti d’accordo
se facciamo parlare anche lui?
Se vi voltate giusto un attimo a vedere, c’è quest’acqua
scura, nera, dove in effetti abbiamo sentito che qualcosa si aggirava 230 milioni
di anni fa. Qualcosa si aggirerà pure oggi.
Quale sarà la prima difficoltà per cucinare il lariosauro? Qualcuno
vuole provare a dare una risposta? Troppo grosso? E’ già una bellissima
risposta. E’ difficile trovare un pentolone per cucinarlo che sia abbastanza
grosso per mettercelo dentro. Prima abbiamo sentito di mostri che, scusate,
fanno abbastanza ridere. 90 centimetri di mostro… Quanto sarà grande
il lariosauro?
Dice il lariosauro: "A me la pentola non serve: lo mangio crudo".
Visto che nessuno l’ha visto, a parte i 90 centimetri di mostro tascabile,
dobbiamo andare a vedere il suo più famoso cugino britannico. Ecco questa
foto [1], non so l’esperto la riconosce…
Interviene MAURIZIO MOSCA: Sì, è degli anni ’50.
Vedete che non l’ho fatta io! E’ la dimostrazione scientifica che
esiste: 25 metri.
Per cucinare 25 metri di mostro abbiamo bisogno di una pentola di 25 metri di
lunghezza, altrimenti si deve piegare e poi attacca, 8 metri di altezza, perché
non sappiamo quanto possa essere alto, e 5 metri di larghezza. Avrà la
pancia il lariosauro?
Interviene MAURIZIO MOSCA: Ultimamente no [2],
ma il problema è: come lo giri nella pentola?
C’è anche questo problema. Ce ne sono tanti, sai, non solo quello
di girarlo. Quanto sale ci vuole per cucinare il mostro? Sento ridere, ma non
sento risposte. Salandolo come il cavedano… Non so se sa di cavedano,
ma credo si sì perché se c’è nel lago mangerà
cavedani…
Altro problema: riempirlo, questo pentolone! Chi sa fare una stima? Quanto ci
vuole per riempirlo con il rubinetto di casa? Il rubinetto di casa porta sette
litri al minuto. Per riempire la pentola ci vogliono 143.000 minuti, ovvero
99 giorni. Quando arrivate a casa cominciate a riempirla e possiamo invitare
gli ospiti per il 6 giugno 2006.
Adesso la questione è: sarà un cibo sano? Ho qui il manuale della
Weight Watchers, la guida per mangiar fuori, c’è il sushi, c’è
tutto. Aprite alla Lombardia. Il lariosauro, una porzione, sono sei punti. Lo
trovate solo sull’edizione aggiornata. Su quella non aggiornata potete
usare come riferimento le lumache in umido o i missoltini, 5 – 7 punti.
Quindi non è un cibo particolarmente grasso. Magari è duro come
una suola: 230 milioni di anni a mangiar missoltini in acqua...
Di cosa sa questo benedetto lariosauro? Di che cosa sanno le creature mitologiche?
C’è qualcuno che ha mai cucinato una sirena? La signora con la
macchina fotografica?
Risponde l'interpellata: Tutti i giorni.
Interviene MAURIZIO MOSCA: I pigmei sono morti quando hanno mangiato mokele-mbembe
[3].
E’ un rischio. Effettivamente, è un rischio.
Intervento dal pubblico: Avrei una domanda. Posso? Quanto gas ci vuole?
Non ho fatto i calcoli, ma penso parecchie bombole.
Comunque i nutrizionisti, quelli seri, concordano: la carne delle creature mitologiche
è impalpabile, fatta della stessa sostanza dei sogni. Si muore se si
mangia solo quella. Quelli che hanno mangiato solo lariosauri sono morti tutti.
Questo animale – mi sembra di vedere qualcosa là, ma non ne sono
certo – vive in acque profonde, scure, prive di ossigeno. Si muove lentamente.
E’ stato detto prima che quando si fa vedere si muove dritto, senza deviazioni.
Insomma, è un affare abbastanza pigro. Non muovendosi, stando sempre
nascosto, ha una carne grassa, dura, tignosa. Attenzione: dobbiamo buttare via
un sacco di roba. Per esempio, tutti questi denti sono terribilmente indigesti.
La membrana di cui parlava prima il professore va venire l’orticaria.
Tutte quelle scaglie sono assolutamente terribili da digerire. Ma se gli esemplari
sono giovani, peschiamoli. Qui abbiamo una mosca abbastanza grossa, usata proprio
per il lariosauro.
Dice il lariosauro: Io lo mangio tutto, il pescatore, a parte le corna.
Ma ti sembra che il pescatore abbia le corna?
Il lariosauro – nessuno l’ha visto qua – ha una carnaccia
dura e tignosa. Quindi dovremo frollarlo un pochettino nell’alcool. L’alcool
migliore, dicono i buongustai britannici che sono abituati a mangiare il mostro
del Loch Ness, è l’alcool a 75 gradi, il whisky. Basta lasciar
frollare la carne sufficientemente nell’alcool.
Dice il larioasuro: A me non serve perché i pescatori sono già
pieni di birra.
Oh no! Cos’è successo? Il problema è che il lariosauro se
lo beve tutto, l’alcool! 230 milioni di anni nel lago di Como con niente
da fare, un sacco di gente che parla di lui…
Mi dispiace la conclusione è tristissima: non si può cucinare
il lariosauro.
Ancora un minuto per prendere in giro, come avevo promesso, un collega, Johnny
99, autore di un bellissimo libro che si chiama Angeli a perdere. Parlavamo
del mio libro e lui ha detto: “Ah, sì, infatti io ho smesso di
leggerlo quando parlavi del lariosauro”. Picchiatelo!
NOTE:
[1] Mostra la celebre foto di
McNab del 1955 in cui si vede a destra il castello di Urquhart e a sinistra
due “gobbe” scure che emergono dall’acqua. (n.d.r.)
[2] Allude ad una foto in cui
il presunto mostro appare assai esile (v. il contributo
di Maurizio Mosca in questo stesso convegno). (n.d.r.)
[3] “Nel 1959 […]
un mokele-mbembe, uscendo dal canale dove viveva, entrò nel
lago Tele e i pigmei decisero di tagliargli la ritirata. Con i pali costruirono
in fretta una specie di barricata nel punto dove avrebbe dovuto passare per
uscire dal lago: riuscirono a fermarlo e lo uccisero a colpi di zagaglia facendolo
poi a pezzi […]. Tutti i pigmei che mangiarono la sua carne morirono avvelenati”.
Jean-Jacques Barloy, Gli animali misteriosi : invenzione o realtà?,
Roma : Lucarini, 1987, p.114. Lo stesso Mosca ha citato l’episodio nel
suo libro Mostri dei laghi, Milano : Mursia, 2000, p.90. (n.d.r.)
Luca Masali, scrittore, è autore del romanzo L’inglesina in soffitta, Milano : Sironi, 2004.