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Conferenza Incontro con il lariosauro (Como, 3 marzo 2006)
GIORGIO CASTIGLIONI
IL LARIOSAURO TRA FANTASIA E ZOOLOGIA
Giancarlo Colombo vi ha parlato del lariosauro inteso come rettile fossile.
Io invece vi parlerò del lariosauro inteso come il presunto mostro del
lago di cui si è parlato nel novembre del 1946.
Il “Corriere comasco” pubblica una notizia secondo la quale nel
lago, al Pian di Spagna, vicino a Colico, sarebbe apparso un enorme animale
che avrebbe spaventato dei cacciatori che si trovavano lì. Direi che
chi legge l’articolo può avere ben pochi dubbi sul fatto che la
notizia sia chiaramente un’invenzione del giornale. Nonostante questo,
la storia ha un grande successo. Viene ripresa dal quotidiano locale “La
Provincia”, che si inventa un altro avvistamento, altrettanto poco credibile,
e si inventa pure che, anni prima, ce ne sarebbe stato un altro ancora. Viene
ripresa dai giornali in giro per l’Italia, per esempio dal “Corriere
della Sera”. Tempo dopo finirà addirittura citata, sia pure di
sfuggita, in una storia di Paperino. Dopo che sono state fatte varie ipotesi
sulla natura di questo animale, il “Corriere comasco” decide di
porre fine alla carriera del suo mostro e, dopo una settimana, scrive che era
semplicemente uno storione pescato da due ragazzi. Notizia tanto inventata quella
del mostro quanto quella dello storione. Un altro indizio ce lo dà lo
stesso “Corriere comasco” che, poco dopo, pubblica nella stessa
parte bassa della prima pagina, dove erano comparsi mostro e storione, l’apparizione
di un fantasma con tanto di foto. Insomma, quella posizione non era certo un
indice dell’attendibilità della notizia.
C’è un caso simile nell’agosto del 1957. Questa volta è
un quotidiano comasco, “L’Ordine”, a pubblicare la notizia
di un enorme mostro apparso tra Dongo e Musso. Anche qui si tratta evidentemente
di un’invenzione del giornale e questa volta non ha neppure successo.
La notizia rimane lì isolata.
Un caso un po’ più interessante è quello del mese successivo
(settembre 1957). E’ sempre “L’Ordine” che scrive che
due uomini da una batisfera hanno visto uno strano animale. Ne hanno visto la
parte anteriore, valutando che potesse essere lungo in totale tra i 60 centimetri
e il metro e venti. La descrizione è molto vaga e quindi è difficile
fare ipotesi. C’è però un particolare, ovvero la testa che
somiglia a quella di un coccodrillo, che potrebbe farci pensare che –
se la notizia è attendibile e se è stata riportata correttamente
– l’animale potrebbe forse essere un grosso luccio. Naturalmente
con particolari così vaghi, è difficile dirlo con certezza.
Un caso recente (2003) è stato segnalato in un forum in internet. Una
persona racconta di aver visto dal Monte Barro, guardando giù nel lago,
a Lecco, un’anguilla lunga sui 10-12 metri, misure chiaramente esagerate
per quel che conosciamo. Nello stesso forum, qualcuno ha voluto fare una battuta
su quello che potevano aver bevuto in cima alla montagna e qualcun altro, prendendo
più seriamente in considerazione la cosa, ha ipotizzato che poteva essere
un gruppo di pesci che nuotavano compatti e che poteva aver dato l’impressione
che si trattasse di un unico pesce molto lungo. Anche se l’autore dell’avvistamento
negava, è chiaro che l’ipotesi di un gruppo di pesci, o di riflessi
di luce sulla superficie, è più credibile che non pensare ad un’anguilla
lunga 10-12 metri.
Un caso interessante, quello che mi ha più appassionato, è quello
di Argegno del 1954. I giornali, i quotidiani locali, ma anche altri in giro
per l’Italia, dedicarono qualche riga, con pochi dettagli. Ce n’era,
però, uno interessante: il nome dell’uomo che aveva visto questo
animale. Così mi è stato possibile contattarlo e chiedergli qualche
informazione in più su questo strano animale, così da integrare
le notizie molto scarne apparse sui giornali.
Dalla sua descrizione si ricava che era un animale lungo sugli 80 – 90
centimetri. Sicuramente non era un pesce. Per spiegarmelo, mi diceva che mentre
la parte davanti del pesce è appuntita, questo animale aveva invece un
muso arrotondato. Lo stesso valeva per la parte posteriore che non era stretta
come ci si aspetterebbe in un pesce, ma più ampia. Lui diceva: come quella
di un maiale. Altro particolare interessante: le zampe. Diceva che erano come
quelle di un’anatra. Mettendo insieme tutti questi particolari, l’immagine
che viene fuori è quella di un mammifero con le zampe palmate. La mia
idea è che fosse una lontra. Le lontre, nel 1954, c’erano ancora
nell’area lariana, tra l’altro al Pian di Spagna, proprio dove era
ambientato l’avvistamento del lariosauro del “Corriere Comasco”.
Naturalmente può nascere un’obiezione, quella cui ho pensato anch’io:
se una lontra che è al Pian di Spagna può arrivare fino ad Argegno.
Per risolvere questo dubbio ho chiesto aiuto a Claudio Prigioni, dell’Università
di Pavia, che stava facendo delle ricerche sulle lontre nel Parco Nazionale
del Pollino, studiandone il comportamento e, tra l’altro, anche gli spostamenti.
Mi ha risposto che (anche se non è naturalmente una cosa di tutti i giorni)
per una lontra è possibile fare uno spostamento di questa lunghezza.
Nei suoi studi, fatti sul campo, aveva registrato spostamenti di notevole entità.
Il fatto che dovesse essere un caso sporadico sembrerebbe una conferma all’ipotesi:
spiegherebbe anche perché l’animale non è stato riconosciuto.
In conclusione, faccio qualche osservazione di carattere generale che può
valere non solo per il lago di Como, ma anche per l’intero fenomeno dei
mostri, lacustri o meno.
Innanzitutto, spesso ci sono delle invenzioni. E degli scherzi. Per esempio
sul lago di Como, nel 1965, era stato buttato in acqua un mostro gonfiabile
di gomma. Lo raccontava (con foto) il “Corriere della Sera”.
Qualche volta può essere che l’animale sia stato realmente visto,
ma l’avvistamento sia stato frainteso. Invece che un animale sconosciuto
alla scienza, si tratta di un animale non riconosciuto dall’osservatore.
Così potrebbe essere, con un punto di domanda, per il luccio nel caso
del settembre del 1957 e, con un punto di domanda un po’ più piccolo,
perché mi sembra un’identificazione abbastanza valida, per la lontra
nel caso di Argegno del 1954.
Spesso si sente dire che se ci sono tante voci su un lago vuol dire che qualcosa
di vero c’è. In realtà si dovrebbero studiare i casi uno
per uno perché è chiaro che un animale come quello di Argegno
e quello del settembre del 1957 sono descritti in modo talmente diverso che
è impossibile dire che due notizie rafforzano l’ipotesi dell’esistenza
di una nuova specie. Al limite rafforzerebbero quella di due nuove
specie…
Credo che, come ha detto Giancarlo Colombo, prima di pensare a cose che vanno
al di fuori di quello che conosciamo, dovremmo prendere in considerazione le
ipotesi su ciò che già conosciamo e quindi sugli animali che già
sappiamo esistere e che potrebbero essere stati visti.
Giorgio Castiglioni, bibliotecario a Paré e Moltrasio, ha studiato notizie, voci e leggende su animali misteriosi. Sui mostri lariani ha scritto tre articoli nel primo numero degli “Studi della biblioteca comunale di Cavallasca” (ristampa: biblioteche comunali di Paré e di Moltrasio, 2005) e I “mostri” del lago di Como, in “Canturium”, n.3, aprile 2005, pp.33-35.