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GIORGIO CASTIGLIONI
ANIMALI E STRADE
foto di Ira Block [*]
1.
Il codice della strada italiano ha due cartelli per segnalare la possibile presenza di animali sulla strada, uno per gli animali domestici ed uno per quelli selvatici. I primi sono rappresentati da una mucca ed i secondi da un cervo (fig. 1 e fig. 2) [1].
fig. 1 |
fig. 2 |
La diversa fauna di altri paesi può suggerire differenti segnali.
In Tunisia se ne possono trovare con il dromedario (fig. 3) [2]
ed in Australia con il canguro (fig. 4) [3]. Nello Zimbabwe
cartelli rettangolari invitano a rallentare perché dei licaoni potrebbero
attraversare la strada (fig.5) [4].
fig. 3 |
fig. 4 |
fig. 5 |
Nella Christmas Island, a sud di Giava (Indonesia), “quasi sempre tra ottobre e novembre, quasi sempre al mattino presto o al tramonto [...] i granchi terrestri rossi Gerarcoidea natalis [...] da un giorno all’altro decidono di lasciare in massa i loro rifugi nella foresta per scendere al mare e riprodursi”. Le strade sono invase da questi animali ed appositi cartelli (fig.6) [5] raccomandano di fare attenzione. Ma, “nonostante le precauzioni, ogni anno moltissimi Gerarcoidea natalis non arrivano a destinazione a causa del traffico automobilistico”. Rispettare il povero granchio è conveniente anche per i guidatori: “schiacciare i crostacei con l’automobile spesso vuol dire trovarsi con i pneumatici sforacchiati dalle chele” [6].
fig. 6
Altro animale che rischia di rimanere schiacciato dai veicoli mentre va a riprodursi è il rospo (fig.7 e fig.8) [7], del quale parleremo più ampiamente in seguito.
fig. 7 |
fig. 8 |
Gli animali cui prestare attenzione possono anche variare nel tempo. Ci sono
infatti animali che hanno cominciato ad avvicinarsi ai centri abitati e, di
conseguenza, anche al traffico urbano. Un classico esempio di animale che tende
all’urbanizzazione è, negli Stati Uniti, il coyote. Per salvaguardare
il nuovo abitante, a New York era nata “l’idea di collocare una
segnaletica esplicita: «Coyote Crossing»” (attraversamento
da parte di coyote) [8].
Può anche capitare che siano gli abitanti stessi di un paese a decidere
di ospitare una specie animale. E’ il caso di Quaregnon, nel Belgio, dove
fu immesso un gran numero di coccinelle per combattere i parassiti.
Le coccinelle, tuttavia, una volta divorati gli insetti presenti sul luogo,
volano via alla ricerca di nuovo cibo in altri posti. Tale abitudine, che dal
loro punto di vista è ben comprensibile, è però scocciante
per chi le ha allevate o comprate [9] e può diventarlo
anche per chi, alla guida di un’auto, si ritrovi all’improvviso
la visuale oscurata da uno sciame di questi coleotteri. Per questo a Quaregnon
si è deciso di porre dei segnali stradali di pericolo con alcune coccinelle
in volo (fig. 9) [10].
fig. 9
2.
In Italia, come si è detto, la fauna selvatica ha come suo rappresentante
sulla segnaletica stradale il cervo.
Proprio un cervo fu coinvolto nell’agosto del 1998 in un incidente a Mazzo,
in Valtellina. Fortunatamente non ci furono conseguenze per le persone, se non
lo spavento, anche se la vettura - secondo la stima del conducente - riportò
danni per quattro o cinque milioni [di lire]. La povera bestia, un esemplare
di tre anni e 150 chili di peso, purtroppo morì nell’impatto [11].
A Lurate Caccivio un cavallo imbizzarrito, dopo aver disarcionato la proprietaria,
si lanciò sulla Varesina, inseguito da due fantini che, non riuscendo
a frenare i loro animali, non poterono evitare lo scontro con un’auto
che sopraggiungeva [12]. “Un po’ di scompiglio”
hanno creato nel luglio del 1999 due cavalli ed un puledro sulla Lomazzo-Bizzarone.
I proprietari riuscirono a farli “ritornare sui loro passi a furia di
bocconi di fieno” [13]. La polizia municipale di Eupilio
ha invitato “a rallentare e fare molta attenzione all’eventuale
passaggio delle oche” sulla strada presso il lago del Segrino [14].
Sulle strade italiane si sono verificati anche incontri più insoliti.
Nel gennaio del 1999 ad Arcisate, in provincia di Varese, la circolazione fu
bloccata da uno struzzo fuggito da un allevamento finché i carabinieri
non lo catturarono riconsegnandolo ai proprietari [15]. Per
soccorrere un gufo ferito, nel dicembre del 1998, fu fermato il traffico sull’autostrada
del Brennero, poco lontano dal casello di Vipiteno [16].
Anche animali all’apparenza del tutto innocui possono rivelarsi pericolosi
per gli utenti delle strade. E’ il caso della grossa lepre che, saltando
fuori dai margini del bosco, finì addosso ad una donna che viaggiava
su un ciclomotore facendola cadere [17].
Dice il proverbio che l’unione fa la forza. Animali troppo piccoli per
dare, se presi singolarmente, grattacapi a chi viaggia, possono creare intralci
quando si presentano in gran numero.
Nei paesi scandinavi, grossi problemi possono essere causati dalla migrazione
dei lemming. Nel 1966, “nella Norvegia centrale un giorno il traffico
stradale rimase bloccato per quasi un’ora da un’orda di questi roditori
che si lanciava, facendo un gran baccano, dal ponte tra Dovre e Dombas. Fu necessario
chiamare uno spazzaneve per liberare la strada.” [18]
Un articolo del 1955 segnala che tra Porto Valtravaglia e Castelveccana “centinaia
di rospi sono stati schiacciati dalle ruote degli automezzi” con pericolo
di cadute per i motociclisti [19].
Un caso davvero curioso fu segnalato dai giornali nel maggio del 1993. In Honduras
la circolazione fu messa alla prova da una pioggia di girini [20].
Nell’agosto del 1951, a Londra, gli automobilisti furono costretti ad
usare i tergicristalli per liberare il vetro da formiche volanti lunghe un paio
di centimetri e di un "colore biondo pesante" che in numero incredibile
riempivano l’aria [21]. Qualche giorno dopo, a Brescia,
era stata la volta di uno sciame di api [22]. Gli stessi animali,
usciti da cassette cadute dal camion che le trasportava, fermarono la circolazione
sulla provinciale Mantova - Novi per qualche ora nel 1957 [23].
Nel 1958 uno scontro tra due motocicli provocò la caduta di qualche latta
di miele sulla “Regina” presso Gravedona. Il miele attirò
un grandissimo numero di vespe che occuparono la strada “per più
della metà della larghezza [...] e per una lunghezza di oltre sette metri”
[24].
Nel luglio del 1955 la statale 111 Gioia Tauro - Locri era rimasta bloccata
per alcune ore per la presenza di un enorme numero di bruchi (che rappresentavano
anche e soprattutto un grandissimo pericolo per la vegetazione della zona) [25].
Gli animali possono creare pericoli per la circolazione anche, per così
dire, indirettamente.
“Secondo Guelfo Piazzini, caposezione dell’esercizio e della manutenzione
del Dipartimento del Territorio a Bellinzona, una buona parte della caduta di
sassi nella zona immediatamente a monte della strada Lugano-Gandria-Oria-Valsolda,
sia in territorio svizzero che dalla parte italiana, sarebbe da attribuire alla
presenza di numerosi cervi e di un’elevata quantità di cinghiali”.
Infatti, questi animali “al loro passaggio smuovono i sassi” [26].
3.
Per evitare incidenti causati dalla presenza di cervi, negli Stati Uniti si
è proposto di installare sulle auto dei dispositivi che, producendo ultrasuoni,
dovrebbero spaventare gli animali tenendoli lontani dalla carreggiata. In Gran
Bretagna, dove ogni anno centomila ricci vengono schiacciati dalle autovetture,
si è pensato di impiegare gli stessi aggeggi per salvare queste bestiole
[27].
La vulnerabilità del riccio di fronte alle automobili è dovuta
anche al suo modo di difendersi: “Quando ne arriva una, invece di scappare,
il riccio reagisce come di fronte a un predatore: si arrotola a palla, abbassando
il muso e tendendo i muscoli come per opporre resistenza” [28].
Questa tattica di difesa è efficace nei confronti di animali malintenzionati,
ma lo è certamente molto meno contro un tir.
Il numero di ricci che muoiono sulle strade è molto alto, anche se è
dubbio che ciò possa “portare a un declino della specie [...].
Un recente studio ha constatato che la maggior parte dei ricci vittime del traffico
sono maschi, più vagabondi. La percentuale delle femmine uccise aumenta
in autunno, ma si tratta di esemplari in surplus, in cerca di un territorio”
[29].
I ricci non sono le uniche vittime delle strade.
Abbiamo già accennato al pericolo corso dai coyote che si avvicinano
alle città. Non è diversa la situazione per le volpi: “il
rischio di finire sotto le ruote di un’automobile o di un treno è
sempre in agguato”. Per questo motivo e per l’ostilità mostrata
dall’uomo, specie quando teme che le volpi possano portare malattie, “la
prospettiva di vita in città è infatti di appena un anno contro
i due-tre delle volpi che vivono in campagna” [30].
L’armadillo dalle nove fasce ha come “punto debole [...] gli spaventi
improvvisi. Come un personaggio dei cartoni animati, in questi casi l’armadillo
fa un salto sul posto alzandosi da terra di circa un metro. Capita così
che centinaia di questi animali muoiano sulle strade, perché all’avvicinarsi
di un’automobile, invece di restare immobili o mettersi al riparo, si
catapultano letteralmente contro la carrozzeria” [31].
Nel 1994, Nicholas Roe scrisse per il “Weekend Telegraph” un lungo
articolo sull’argomento.
L’autore cita un’esperienza fatta da cinque volontari che decisero
di raccogliere gli animali trovati morti su un breve tragitto in un mattino
d’autunno. Il “bottino” risultò costituito da ventidue
ricci, quattro conigli, quattro corvi, tre ratti, tre fagiani, due gallinelle
d’acqua, due pettirossi, un ermellino, uno scoiattolo, un passero, una
salamandra acquaiola.
Secondo i dati raccolti da Roe per il suo articolo, ogni anno sulle strade britanniche
trovano la morte 30.000 tassi (un quinto della popolazione adulta di tale specie
in Gran Bretagna), 100.000 volpi, 90 daini nella sola New Forest e ben venti
tonnellate di rospi, equivalenti a milioni di esemplari.
A milioni muoiono pure gli uccelli, per gli impatti con gli automezzi, ma anche
per l’ingestione di cibo contaminato dal sale anti-ghiaccio sparso sulle
strade. Altri inconvenienti capitano ai cigni, che riportano lesioni alle zampe
quando atterrano sul catrame scambiandolo per acqua, o agli uccelli canori che
non riescono ad accoppiarsi perché i loro richiami sono coperti dal rumore
del traffico.
Tra le soluzioni proposte da chi aveva a cuore i poveri animali, c’era
quella di scavare tunnel sotto le strade per i tassi ed i rospi e di porre cartelli
con l’invito agli automobilisti a fare attenzione agli anfibi [32].
Un recente articolo de “La Provincia” offre alcuni dati sull’“indice
di mortalità causato dall’impatto con la rete stradale: per il
riccio (Erinaceus europaeus) esso è di 4,1 individui/100 km;
per gli uccelli si parla di 2 milioni e mezzo all’anno nel Regno Unito
e di 457 lungo 20 km in 5 anni in Spagna; e per gli anfibi, del 20-40% della
popolazione nel Regno Unito”. Le perdite per il capriolo sono “di
8.817 capi in 3 anni in Francia, o di 50.000/anno in Svezia” [33].
Per quanto riguarda i rospi, in Svizzera, “solitamente fino al 50 per
cento di questi anfibi perdono la vita travolti dalle automobili” durante
lo spostamento verso le zone di riproduzione. Per salvarli, il cantone di Zurigo
aveva stanziato un miliardo per costruire nove passaggi sotto la strada [34].
In Svezia, vicino a Göteborg, è stata fatta una galleria di dieci
metri sotto l’autostrada. “Speciali barriere di plastica, alte 50
centimetri e lunghe 90 metri, saranno collocate su ambedue i lati dell’autostrada,
così da fungere da guida per le rane verso l’imboccatura del tunnel”
[35].
Anche in Lombardia le strade sono un pericolo per i rospi.
“In molte località dove 10 anni fa transitavano migliaia di rospi
si incontrano oggi pochissimi esemplari”. Nel 1990 il Centro studi erpetologici
ha lanciato un Progetto Rospi patrocinato dalla Regione Lombardia ed attuato
grazie alle Guardie Ecologiche Volontarie e ad altre associazioni ambientaliste.
“Cominciando da due soli siti, i punti di salvataggio sono saliti a 23”
ed un’altra decina potrebbero essere aggiunti. “Gli individui salvati
sono parecchie decine di migliaia: più di 50.000 nel solo 1996. La mortalità
è scesa a valori intorno al 3%, contro il 17-18% dei primi anni dell’intervento”.
Gli strumenti utilizzati sono “tunnel, barriere, stagni sostitutivi, capaci
cioè di prendere il posto degli specchi d’acqua verso i quali tenderebbero
a muoversi naturalmente le popolazioni” e posti in luoghi raggiungibili
senza attraversare strade, cartelli per invitare gli automobilisti a fare attenzione
[36].
A Sesto Calende (in provincia di Varese) si sono poste delle barriere di plastica
alte mezzo metro per bloccare gli anfibi, poi raccolti e trasportati dall’altra
parte della strada da volontari. Questi ultimi, per una migliore tutela degli
anfibi, caldeggiano “la realizzazione, lungo la strada, di cunicoli di
attraversamento, e la posa di cartelli, di barriere e una più capillare
opera di informazione tra la popolazione” [37].
Sulla “Lecco-Bellagio, al Melgone e a Onno [...] L’operazione rospi
avviene incanalando i rospi lungo una barriera di cellophane. Da qui gli animali
finiscono per cadere in un secchio. Quindi i volontari li portano dall’altra
parte della strada, sulla riva del lago” [38]. Anche
in Alto Lario, i rospi trovano volontari che li proteggono [39].
Al lago del Segrino, le operazioni per la salvaguardia degli anfibi partono
già nel 1986. “Non potendo in quei tempi adottare la soluzione
dei passaggi sotterranei, ci limitammo a collocare delle reti per convogliare
i rospi in appositi secchi interrati contenenti un poco di acqua. Poi, diverse
volte al giorno, alcuni nostri soci vuotavano i secchi nel vicino lago”.
Qualche anno dopo, la direzione del Parco del Segrino ha poi provveduto alla
costruzione dei “rospodotti” [40]. Lungo la strada
da Eupilio a Canzo le Guardie ecologiche del Parco Regionale della Valle del
Lambro si sono mobilitate per proteggere il “passaggio dei bora bora”
(proprio così scrive il giornale trasformando il nome scientifico del
rospo, Bufo bufo, in quello di un’isola della Polinesia) indirizzando
gli animaletti “verso i sottopassi esistenti in posti strategici tra i
campi e il lago o provvedendo addirittura ad installare delle barriere di rete
plastificata per poter fermare i rospi, raccoglierli e portarli nelle acque”
[41].
4.
Gli animali che creano più fastidi ai vigili sono senza dubbio i cani.
Nel dicembre del 1998, il sindaco di Torno Giuliano Mazzoleni, con un’ordinanza,
aveva stabilito che “i cani devono essere custoditi in modo da evitare
l’abbaiare e il latrare prolungati”. Su questa base, il padrone
di un cane che, abbaiando, disturbava il vicinato ha ricevuto una multa di 210.000
lire [42]. Qualche giorno prima, una multa di tale importo
era stata data alla padrona di uno yorkshire che non era tenuto al guinzaglio
[43].
Esasperati dal rumore dei numerosi cani ospitati in una villa di Arosio, i vicini
avevano esposto le loro lamentele ottenendo che fosse disposto il sequestro
di tre boxer. L’ufficiale giudiziario si presentò con due vigili
urbani, ma, di fronte alle resistenze del proprietario, fu necessario aggiungere
i carabinieri ed i vigili del fuoco [44].
A Como i vigili avrebbero dovuto mettere in riga i cani che sporcavano, o, meglio,
i loro padroni. Interpellati dal cronista del quotidiano locale, gli interessati
replicavano: “O svolgiamo compiti di polizia urbana, o stiamo a guardare
i cani” [45]. A Bizzarone, il sindaco Guido Bertocchi
ha chiesto alla polizia municipale di occuparsi dei proprietari che lasciano
liberi i cani raccogliendo le legittime lamentele dei portalettere che temevano
di essere morsi [46]. A Grandate, i vigili sono stati incaricati
di controllare l’esecuzione dell’ordinanza del sindaco Pierangelo
Pirovano che imponeva alcune norme per il buon trattamento animali [47].
Ineccepibili le multe inflitte dalla polizia municipale di Guanzate ai proprietari
di due dalmata che, tenuti l’uno senza guinzaglio e l’altro senza
museruola, avevano ferito, fortunatamente in modo non grave, dei bambini [48].
Qualche volta agli agenti di polizia municipale può capitare di aver
a che fare anche con animali più insoliti.
Nel luglio del 1997, i vigili di Albavilla, “arrivati in un baleno”,
misero in fuga, sparando in aria, dei cinghiali giunti in prossimità
di una casa [49].
Un incontro ancora più curioso capitò a due vigili di Milano che,
nell’estate del 1969, dovettero catturare in via Isonzo un giovane caimano
[50].
NOTE:
[*] da "National Geographic", june 1999, p.46. [Per questa
versione online, l'immagine è tratta dal sito di National
Geographic]
[1] Roberto Sangalli, La
segnaletica del nuovo Codice della Strada, Milano, Sipel, 1993, pp.18-19.
[Per questa versione online le immagini dei cartelli sono state prese da Wikimedia
Commons]
[2] “La Gazzetta dello Sport - Magazine”, n.11,
13 marzo 1999, p.76
[3] “Corriere della Sera - Sette”, n.7, 19 febbraio
1998, p.85.
[4] “Airone”, n.151 (novembre 1993), p.149.
[5] “Airone”, n.176 (dicembre 1995), p.54.
[6] Metello Venè, Il ritorno dell’armata rossa,
in “Airone”, n.176 (dicembre 1995), pp.50-63.
[7] fig.7: “Airone”, n.174 (ottobre 1995), p.75;
fig.8: Le aree protette della Regione Lombardia, cd-rom, Regione Lombardia,
Direzione Generale Tutela Ambiente, [1999]. [Per questa versione online l'immagine
della fig.8 è ripresa dal sito del Centro
Studi Arcadia]
[8] Coyote “metropolitani” a New York,
“La Provincia”, 1 dicembre 1995, p.8
[9] Per ovviare a tale inconveniente, un’équipe
di ricercatori francesi ha indotto delle mutazioni tramite l’uso di radiazioni
in un gruppo di coccinelle Harmonia axyridis selezionando una popolazione
mutante che (al 95%) non vola. (G. M., Coccinelle mutanti a caccia di insetti,
“Panorama”, 19 novembre 1998, p.214). Sull’uso di insetti
come antiparassitari biologici, cfr anche Antonio Saltini, A Cesena fabbricano
insetti amici, “Airone”, 112 (agosto 1990), pp.34-35.
[10] “The Guardian. International”, 26 giugno
1982, p.14
[11] Manuela Clerici, Si scontra in auto con un cervo,
“La Provincia”, 12 agosto 1998, p.1.
[12] Alessandro Gini, Fiat Punto investita da un cavallo,
“Il Corriere”, 15 giugno 1998 p.5.
[13] Cavalli sulla Lomazzo-Bizzarone, “La Provincia”,
26 luglio 1999, p.24.
[14] Ro. Mo., Oche e topi invadenti, “La Provincia”,
16 aprile 1999, p.32.
[15] Struzzo sulla strada. Traffico in tilt, “Corriere
della Sera”, ed. lombarda, 31 gennaio 1999, p.40.
[16] Gufo ferito Stop alle auto, “La Provincia”,
10 dicembre 1998, p.5.
[17] Teleflashes (da Grosseto), “L’Ordine”,
8 settembre 1960, p.6.
[18] Timori in Scandinavia per l’«orda lemming»,
“L’Ordine”, 30 agosto 1970, p.3.
[19] A migliaia i rospi sulla Luino-Laveno, “L’Ordine”,
5 maggio 1955, p.IV.
[20] Honduras: pioggia di girini, traffico in tilt,
“La Provincia”, 7 maggio 1993, p.8.
[21] Invasione a Londra di formiche volanti, “L’Ordine”,
23 agosto 1951, p.I.
[22] Uno sciame d’api ingorga il traffico,
“L’Ordine”, 29 agosto 1951, p.IV.
[23] Api inferocite bloccano il traffico, “L’Ordine”,
25 giugno 1957, p.VI.
[24] Un muro di vespe per miele sull’asfalto,
“L’Ordine”, 14 settembre 1958, p.2.
[25] Bloccata la “statale 111” da miliardi
di bruchi, “L’Ordine”, 9 luglio 1955, p.IV.
[26] Marco Luppi, Anche gli animali causano frane,
“La Provincia”, 3 dicembre 1997, p.22.
[27] Chiara Palmerini, Segnale di stop per i ricci,
“Panorama”, 6 agosto 1998, p.114.
[28] “Airone”, 30 (ottobre 1983), p.92.
[29] “Airone”, 113 (settembre 1990), p.118. Sulle
associazioni per la protezione del riccio, cfr ivi, p.222.
[30] Nicoletta Salvatori - Maria Inglisa, Che noia la
campagna, scappo in città, “Airone”, 137 (settembre
1992), p.58.
[31] Isabella Lattes Coifmann, Qui incomincia l’armatura,
“Airone”, 119 (marzo 1991), p.69.
[32] Nicholas Roe, Roadkill, “Weekend Telegraph”,
19 novembre 1994, p.20.
[33] Strade, un pericolo per gli animali, “La
Provincia”, 15 luglio 1999, p.34; il giorno precedente lo stesso quotidiano
aveva presentato il caso di un gufo: Isabella Marra, Il gufo ferito riconquista
il suo bosco, ivi, 14 luglio 1999, p.10. Sfortunati anche un capriolo a
Lanzo (Maria Castelli, «Bambi» è morto, travolto da un’auto,
ivi, 23 giugno 1998, p.25) e un daino capitato sulla A9: già ferito dalle
auto passanti, fu abbattuto (Eugenio Cascone, Daino minaccia la A9,
“Il Corriere”, 4 novembre 1998, p.16; Alessandro Gini, L’Enpa
protesta per l’abbattimento del daino sulla A9, “Il Corriere”,
5 novembre 1998, p.10; R. C., In autostrada avvista un daino, “La
Provincia”, 4 novembre 1998 p.12). Cfr a. Ettore Tibaldi, Uomini e
bestie, Milano, Feltrinelli, 1998, pp.97-98, 104.
[34] “La Provincia”, 6 aprile 1996, p.8.
[35] Tunnel sotto l’autostrada per rane e rospi,
“La Provincia”, 27 marzo 1997, p.7.
[36] Le aree protette della Regione Lombardia, cd-rom,
Regione Lombardia, Direzione Generale Tutela Ambientale, [1999]; cfr a. Guidatori
primaverili, attenti al rospo!, in Maria Inglisa, Rospo. Amori senza
fine, “Airone”, 174 (ottobre 1995), p.75, dove si ricorda anche
lo “stagno alternativo” di Pontassieve, in provincia di Firenze:
“I risultati” assicura il biologo Carlo Scoccianti “sono stati
entusiasmanti”.
[37] Piermario Crenna, Task force a difesa dei rospi,
“Corriere della Sera”, ed. lombarda, 27 febbraio 1999, p.49.
[38] I rospi scendono al lago e i volontari li aiutano
a non finire schiacciati, “La Provincia”, 27 aprile 1996, p.25.
[39] M[aria] Cast[elli], Mani amiche salvano i rospi in
amore, “La Provincia”, 4.5.1997, p.18; cfr a. Gianpiero Riva,
Alto Lario: ronde sulla Regina per salvare i rospi in amore, ivi, 20.2.1998,
p.25; id., Gravedona, ronde notturne per i rospi, ivi, 21.4.1998, p.26
[40] Cesare Del Corno, presidente del Gruppo naturalistico
della Brianza, I rospodotti del Segrino, lettera a “La Provincia”,
11.4.1998, p.15; cfr a. Luigina Giliberti, «Salviamo i rospi innamorati»,
“Corriere della Sera”, ed. lombarda, 9 aprile 1998, p.51; Roberta
Molteni, Segrino, in Regione la sorte dei rospi, “La Provincia”,
23.4.1998, p.25.
[41] Gi. Ma., Operazione salvarospi al via, “La
Provincia”, 3 aprile 1999, p.22.
[42] Riccardo Bianchi, Cane abbaia troppo, megamulta,
“La Provincia”, 14 marzo 1999, p.1.
[43] Gianluigi Valsecchi, Schwartz, supermulta al mini
yorkshire, “La Provincia”, 3 marzo 1999, p.5; cfr a. id., «Cani
e multe, non esageriamo», “La Provincia”, 25 febbraio
1999, p.27: secondo il vicesindaco del vicino paese di Pognana i provvedimenti
erano troppo severi.
[44] B. Fav., Troppi cani e il pretore li sfratta,
“La Provincia”, 23 febbraio 1999, p.1.
[45] Pietro Berra, Le palette non fermano i cani,
“La Provincia”, 20 marzo 1998, p.11.
[46] Roberto Caimi, I portalettere hanno perso la pazienza
«Tenete i cani chiusi, abbiamo paura», “La Provincia”,
24 febbraio 1999, p.19.
[47] Dario Lucca, Multa a chi non porta il cane a passeggio,
“La Provincia”, 12 gennaio1999, p.19.
[48] Laura Attolico, Cani giocherelloni. Graffi e morsi:
multa, “La Provincia”, 19 luglio 1999, p.15.
[49] Franco Tonghini, Assediata in casa da tre cinghiali,
“La Provincia”, 31 luglio 1997, p.7.
[50] Piccolo caimano passeggiava per Milano, “L’Ordine”,
8 luglio 1969, p.8. Se a Milano la presenza di un caimano è di certo
fuori dall’ordinario, a Fort Lauderdale, in Florida, non è, invece,
raro che si debba intervenire per liberare la strada da un alligatore; cfr “Airone”,
35 (marzo 1984), p.49.
Prima edizione: Cavallasca : Biblioteca comunale, 1999.
In rete: marzo 2010