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STUDI DELLA BIBLIOTECA COMUNALE DI MOLTRASIO
3 (2003), pp. 9-12

NICK SUCIK

BESTIE MISTERIOSE DEI BALCANI:
SERPENTI VOLANTI E UOMINI SELVATICI

Fra tutti le parti abitate della Terra, l’Europa sembrerebbe quella in cui sia minore la probabilità di trovare ospitate creature sconosciute alla scienza moderna. Nondimeno, in diverse aree del continente resistono storie di animali sconosciuti che, di tanto in tanto, vengono avvistati. Si pensa ancora che bestie spaventose abitino fitti boschi e si celino nelle profondità dei laghi; creature che, nonostante le loro qualità leggendarie, si rifiutano di scomparire anche in questa era moderna. L’idea non è necessariamente strana come potrebbe suonare. Nonostante secoli di sviluppo e di espansione umana, c’è ancora una sorprendente quantità di terre poco esplorate, in particolare nell’Europa Orientale e specialmente nella parte meridionale della regione balcanica. Montagne e folte foreste continuano a custodire segreti anche in questi tempi di progresso. Ne è una testimonianza il lago Semeteško, nei monti Kopaonik, nella Serbia occidentale. Il lago è circondato da una foresta che contiene molte specie endemiche di piante che si trovano, ora, qui ed in nessun altro luogo al mondo con la sola eccezione di un’altra montagna in Serbia. Questa regione isolata e la sua flora unica erano sconosciute a gran parte della comunità scientifica ancora alcuni decenni fa. Le notizie di questa scoperta non sono arrivate a conoscenza del pubblico finché non è apparso un articolo nel giornale “Ilustrovana Politika” nel 1983.
Se un lago ha potuto rimanere escluso dalla conoscenza generale tanto a lungo, non potranno esserci animali sfuggenti ancora da trovare, rifugiati nella fitta vegetazione selvaggia dei monti dei Balcani, noti soltanto ai contadini e non riconosciuti dagli scienziati?
Ora la necessaria ricerca sulla possibilità dell’esistenza di una fauna non identificata nei Balcani è cominciata e sono emersi un buon numero di recenti riferimenti interessanti. Si sta preparando un sito web per renderli disponibili al pubblico. In questo articolo si parlerà di due dei più significativi e misteriosi “animali sconosciuti” della regione: il serpente volante e l’uomo selvatico.

SERPENTI VOLANTI
Le storie di rettili sconosciuti non sono affatto una novità nell’Europa meridionale. Nel luglio del 1970, su “La Stampa”, si parlò di una creatura somigliante ad una lucertola gigante, lunga circa quattro mesi e mezzo, che era comparsa davanti a coltivatori terrorizzati vicino a Flori. Una creatura simile era stata segnalata presso Goro. Anche da fuori d’Italia troviamo notizie su avvistamenti di serpenti giganti. Ma forse tra i rettili misteriosi quello su cui abbiamo più notizie e insieme quello che più lascia perplessi è il cosiddetto “serpente volante”, ovvero un “serpente” che in qualche modo ha la capacità di volare e l’anatomia adatta a farlo! Per quanto questo possa far sorgere dubbi, in Europa troviamo un sorprendente numero di documenti su tali creature che, nel loro insieme, fanno pensare che un tempo fossero piuttosto abbondanti. La più antica attestazione conosciuta viene da niente meno che dal Beowulf, nel quale c’è un’allusione a serpenti che volano. Lo zoologo britannico Karl Shuker ha scoperto casuali accenni ai serpenti volanti, un tempo noti agli abitanti della campagna gallese. I serpenti erano visti come nulla più che animali nocivi a causa della loro abitudine di razziare il pollame e per questo motivo i coltivatori, per vendicarsi, li sterminarono al punto di portarli all’estinzione.
Riferimenti di passaggio a serpenti alati sono, inoltre, riscontrabili in Germania e Francia. Nel 1650 l’erudito Bochart scrisse che in Francia “verso i Pirenei Bigerri c’è un genere di serpenti che abitualmente resta nascosto, con ali a punta che sembrano fatte di cartilagine”. Bochart aveva attinto alla cultura popolare a sufficienza per offrire qualche consiglio che potesse risultare utile in base al loro comportamento: “Se nei vostri viaggi incontrate il serpente alato che vi gira intorno e si lancia contro di voi, pensate a quanto si dice di lui e nascondetevi. Quando il serpente appare, buttatevi a terra e state all’erta, perché è tipico di quel serpente, a quel punto, andarsene via tranquillo, considerando ciò una sua vittoria” [1]. Benché possa sembrare che questa creatura piuttosto speciale sia sparita dalla storia, sono state raccolte recenti relazione su “serpenti volanti” in alcune parti dell’Europa sudorientale.
Nel 1999, un abitante della campagna serba di nome Dusan Pjevaca è stato curato in un ospedale di Sumadija dopo essere stato morso da un “serpente volante” che era saltato giù dal tetto. La creatura era riuscita ad atterrare sulla sua spalla e da qui l’aveva subito morso al volto. Preso dalla frenesia, Pjevaca aveva scagliato a terra il serpente, schiacciandolo con un sasso. Non volendo concedere al serpente nessuna opportunità di replicare, aveva gettato il corpo in una fornace. I medici stabilirono poi che i morsi non erano velenosi, ma ormai il corpo dell’esemplare era già ridotto in cenere. Un serpente capace di volare sembra persino avere radici nella mitologia regionale. Nelle credenze pagane della Croazia il dio del tuono è talvolta ritratto a cavallo sulla parte posteriore di un serpente alato chiamato šarkanja [2].
Un uomo abitante in Turchia scrisse alla rivista britannica “Fortean Times” descrivendo dettagliatamente un incontro di sua madre con serpenti volanti avvenuto quando viveva in Bulgaria, nel 1947. Era andata a prendere l’acqua una sera d’estate, quando vide quelli che gli parvero rami sul sentiero davanti a lei. Mentre si avvicinava si rese conto che questi “rami” erano in realtà creature viventi, molto simili a serpenti, ma che in qualche modo si muovevano lentamente senza strisciare. Mentre si avvicinava, qualcosa li spaventò e con grida bizzarre si sollevarono in aria volando a due o tre metri d’altezza “come frecce” [3].
Ci sono altri racconti su questi strani rettili sconosciuti e perfino una fotografia pubblicata su un giornale regionale che mostrerebbe due serpenti alati volare a mezz’aria. E’ attualmente in corso una ricerca sul folclore locale riguardo a questi presunti serpenti volanti per valutare quanto queste creature siano note agli abitanti del luogo in zone come Sumadija e quanto frequenti siano gli avvistamenti. In aggiunta alle ricerche sul campo, è prevista una ricompensa per chi riuscirà a procurare un esemplare.

UOMINI SELVATICI
Se del serpente volante si è parlato in diverse parti dell’Europa, non c’è forse nessun’altra entità leggendaria più universalmente diffusa nella cultura umana dell’uomo selvatico. Ci sono riferimenti anche più antichi della Bibbia ad ominidi irsuti, inferiori all’uomo per intelligenza, ma molto più adattati alla vita nella natura. Per quanto le diverse zone hanno diversi termini per tali esseri, il satiro è uno dei più riconoscibili, anche se talora rappresentato erroneamente come se fosse in parte capra. Nella Storia naturale, Plinio il Vecchio scrisse che “i satiri non hanno nulla in comune con l’ordinario essere umano a parte la figura umana”. Nel XIII secolo, l’erudito Alberto Magno (1193-1280) attestò la cattura di una coppia di “mostri” coperti di pelo nelle foreste della Sassonia. La femmina morì presto per un’infezione riportata in seguito al morso di un cane mentre il maschio resistette in cattività e persino “imparò l’uso, per quanto in modo molto imperfetto, di un po’ di parole”. Un resoconto ben dettagliato su un uomo selvatico coperto di pelo catturato in Romania fu dato nel 1796 da Michael Wagner nel suo erudito Beitrage zur Philosophischen Anthropologie (Vienna). Lo studioso russo Dmitrij Bajanov notò che la descrizione dell’essere coincideva con una “perfetta anatomia neanderthaliana” [4].
Certamente il tema dell’uomo selvatico non è una novità in Europa, essendo già ben noto molto prima che il mondo sentisse parlare di “Bigfoot” o “Yeti”. Ci deve, allora, sorprendere sentire parlare di avvistamenti relativamente recenti nei Balcani?
Un resoconto dalla Croazia del 1870 racconta di due fratelli che vivevano nei pressi di Bilo Gora che in quell’inverno dormivano in una stalla calda. Una notte, uno di loro si svegliò sentendo qualcosa di caldo e ricoperto di pelliccia vicino a lui. Dapprima pensò che fosse il loro cane, ma poi la mano passò su quel che sembrava un seno. Sbigottito e confuso da questa presenza intrusa, chiamò a voce alta il fratello e la figura balzò subito in piedi e fuggì fuori dalla porta. Avendola inseguita fuori, poterono vedere alla luce della luna che era una femmina di wudeswasa, una razza di esseri pelosi viventi nelle foreste. Nonostante il loro inseguimento, la “donna selvatica” riuscì a seminarli correndo nella neve alta. Quando riferirono il fatto al padre, questi non si mostrò molto sorpreso e spiegò che era tipico dei wudeswasa avvicinarsi agli uomini per cercare calore nelle fredde notti invernali, mentre per il resto tendevano ad evitare gli insediamenti umani [5].
Lo studioso di folclore Vujica Ognjenovic riporta un incontro del XX secolo con un uomo selvatico nel suo libro Taj Drugi Svijet (Quell’altro mondo). Un pastore di nome Božo Radovic raccontò ad Ognjenovic un’esperienza vissuto un inverno mentre raccoglieva la legna da ardere sulle colline Mratinjski vicino al villaggio di Babici, nel Montenegro occidentale. Capitò su tracce nella neve che sembravano grandi orme umane. Stupito dal fatto che qualcuno camminasse a piedi nudi nel freddo, continuò a seguirle finché non lo condussero ad una caverna. Radovic affermò che, entrato dentro, fu all’istante paralizzato dalla paura per quel che si vide davanti. In piedi in mezzo alla caverna c’era una grande bestia con muscoli assai sviluppati e lunghe braccia, ricoperta da un lungo pelo. Radovic era così scioccato che cominciò a sentirsi soffocare ed a tossire e questo parve spaventare la bestia visto che improvvisamente balzò fuori dalla caverna e si arrampicò allontandosi dal luogo. Il pastore affermò di essere rimasto stupito dal fatto che la creatura potesse muoversi così velocemente e arrampicarsi su per il pendio come una capra.
Nel 1994, tre campeggiatori tornarono da un’escursione vicino al fiume Gradac sostenendo di aver visto un grande animale somigliante ad un gorilla. Secondo la loro descrizione, era alto poco più di un metro, con spalle larghe, testa tonda, quasi senza collo e completamente ricoperto da una folta pelliccia. Dissero che la creatura aveva lanciato urla spaventose mentre tirava sassi contro i campeggiatori prima di fuggire nel bosco [6].
Due anni dopo, Sreta Spasovic e Dejan Radulov, del Montenegro, raccontarono ai giornalisti di un incontro con una creatura simile durante un’escursione nei fitti boschi delle colline di Fruska Gora. Stavano esplorando un’area remota, molto distante dai percorsi tradizionali, quando sentirono qualcosa passare tra i rami. Pensarono dapprima che si trattasse di un cervo, finché non sbucò in una piccola radura. Gli uomini sostennero che là, a non più di cinquanta metri di distanza, avevano visto una “grande creatura simile ad un uomo”, alta circa tre metri e coperta da pelo marrone scuro. L’essere aveva la testa da scimmia, le spalle larghe e la schiena curva. Accortosi degli uomini, lanciò un grido profondo prima di scappare tra gli alberi. Ripreso il controllo, i due tentarono di inseguire l’essere, ma ne persero le tracce. Potevano, però, fornire la foto di una grande orma simile ad un’impronta umana che a loro dire era stata fatta dalla presunta creatura [7].

Sarebbe troppo facile etichettare semplicemente queste storie di uomini selvatici e serpenti volanti come, appunto, storie. Così facendo, si continua soltanto quel ciclo di rifiuti prematuri passati attraverso i secoli. In molti sensi, non è tanto questione di che cosa può e non può esistere, quanto un esempio visibile del divario tra il folclore rurale e la conoscenza convenzionale moderna. Per alcuni coltivatori in parti della Serbia e della Bulgaria, il serpente volante è forse un animale non più insolito di una volpe o una donnola. Come si è notato nella storia croata, il wudeswasa era un tempo un abitante ben conosciuto della foresta, una presenza naturale nonostante per abitudine si tenessero a distanza e tendessero a non farsi vedere. Per questo, molti abitanti di quelle aree potrebbero non necessariamente pensare a tali cose come “fuori dall’ordinario”. E chi viene da fuori ed è meglio informato sa certamente quale reputazione attende chiunque sostenga di aver visto realmente un “mostro”.
Senza alcun dubbio, l’Europa serba ancora qualche sorpresa zoologica nelle ombre delle sue foreste e sotto le onde dei suoi laghi. Questi animali non sono necessariamente sconosciuti agli esseri umani, ma non sono riconosciuti dalla scienza. E così ci resta da chiederci: che cosa potrebbe attendere ricercatori preparati che desiderino ascoltare i coltivatori ed i cacciatori delle campagne più lontane? Quali leggende potrebbero prendere vita? Quale che sia la risposta, nei Balcani ancora si fanno nuove leggende con i vecchi mostri [8].

NOTE:
[1] BOCHART, Hierozoicon, sive, De animalibus Sacre Scripturae, Lipsiae : in Libraria Weidmannia, 1793-1796. Su internet: <http://www.rae.org/egscphrv.html>.
[2] Leteca zmija u Sumadiji, in “Trece oko”, n. 296, 17 aprile 2001, pp.42-43.
[3] IZZET GOKSU, Flying Snakes of Bulgaria, in “Fortean Times”, n.78, December 1994 - January 1995, p.574.
[4] DMITRI BAYANOV, Some Thoughts on the Origin of Speech, 2002, <http://www.yowiehunters.com/new%20evidence/May/Origin%20of%20speech.html>.
[5] LOREN COLEMAN – PATRICK HUYGHE, The Field Guide to Bigfoot, Yeti and Other Mystery Primates of the World, New York : Avon Books, 1999, p.90.
[6] MIODRAG RADOJCIN, Mapingvari iz Kraljevog vira, in “Trece oko”, n.130, 15 novembre 1994, pp. 24-25.
[7] NENAD STANIMIROVIC, Da li Bigfut zivi u Vojvodini?, in “Zona Sumraka”, 16 dicembre 1997, p.13.
[8] Un ringraziamento speciale ad Aleksandar Trivic Lovcanski.