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STUDI DELLA BIBLIOTECA COMUNALE DI CAVALLASCA
2 (2000), pp.9-12
GIORGIO CASTIGLIONI
GIULIO CESARE GATTONI, CAVALLASCA ED IL CONFINE SVIZZERO
Giulio Cesare Gattoni, figlio di Antonio e di Caterina Lucini, nacque a Como
il 12 marzo del 1741. Studiò presso i gesuiti. Nel 1765 fu ordinato sacerdote
e divenne coadiutore del canonico teologo della cattedrale di Como Giuseppe
Carcano con diritto di successione così che, alla morte del Carcano,
nel gennaio del 1778, ne prese il posto [1].
Gattoni fu un appassionato cultore delle scienze naturali. In gioventù
aveva svolto esperimenti scientifici insieme ad Alessandro Volta [2].
Dal 1765, secondo quanto scrive il suo contemporaneo Giuseppe Rovelli, cominciò
a dar vita, nei locali di casa sua, ad "un bel museo, o sia una raccolta
doviziosa delle varie produzioni dei tre regni della natura, minerale, vegetabile
ed animale" [3].
Nel 1768, primo a Como, pose un parafulmine sul tetto della sua abitazione.
Nel 1784 le autorità cittadine gli concessero l'uso di una torre delle
mura (per questo ancor oggi detta "torre Gattoni"). Il canonico ne
fece una sorta di laboratorio per le sue osservazioni meteorologiche portandovi
diversi strumenti e collocandovi il parafulmine [4].
Tra le sue opere, oltre al Giornale Gallo-Cisalpino, un voluminoso
diario manoscritto conservato presso la Biblioteca Comunale di Como [5],
ricordiamo almeno il Testamento ed il suo seguito, il Codicillo,
che sono il primo esempio italiano di "ucronia" (ovvero di utopia
ambientata in un altro tempo invece che, come nel modello di Thomas More, in
un altro luogo) [6].
Gattoni morì a Como nel 1809 [7].
Nel 1796 i Francesi giunsero a Como. Nel suo diario, Gattoni annotò
eventi, aneddoti e quant'altro gli sembrasse significativo per lasciare un quadro
di quel periodo a suo giudizio tanto sventurato. Il canonico riferisce soprattutto,
come si dice nel titolo stesso, "i fatti accaduti entro le mura" di
Como [8], ma non mancano episodi tratti da paesi più
o meno vicini e tra questi c'è anche Cavallasca.
Raccontava il Gattoni, come sempre amante di aneddoti e pettegolezzi, che "le
donne dell'oste Cioffio" erano andate per la vendemmia a Maccio (oggi frazione
di Villa Guardia; a Maccio il canonico aveva la sua residenza di campagna) ed
il comandante Arrighi, cui stava a cuore una delle giovani, si era là
recato. Chiestogli cosa ci facesse lì, il comandante inventò una
scusa: "Aveva premura rispose d'essere a Cavalasca e fallita la via mi
trovai a Maccio, onde mi portai a visitare d. Benigno e fatta l'ora tarda ritornai
a Como, ma domenica infallibilmente mi bisogna ritrovarmi a Cavalasca".
"Ma jeri" aggiungeva il Gattoni "parimente fù dritto alla
Casa Cioffia senza più curarsi di Cavalasca o d. Benigno" [9].
Il contrabbando al confine svizzero era intenso. Se alle guardie nazionali si
imputava uno scarso impegno nella repressione, i soldati francesi erano addirittura
accusati di complicità attiva:
"si fà una acerba doglianza delle guardie perche si dice che sieno negligenti nell'impedire i contrabandi, e l'estrazione de' grani, e così pocchissimo reccano di vantaggio alla repubblica. S'intima pertanto che se scopriransi ancora tali negligenze inqualsiasi delle guardie, sarà processato, e severamente punito: L'altra sera in cavalasca un corpo di battitori viddero una quantità di contrabandieri carichi di tabacco, ed erano scortati da otto galli con arme da fuoco, si mandarono alcune schiopettate vicendevoli, senza alcun male, ed ognun andò per la sua strada portando quelli la lor mercanzia al suo destino. Or che i galli hanno ceduto l'amministrazione delle finanze allo stato per il million al mese, è ben giusto secondo i lor principj defraudar le finanze de tributi ed aumentare il lucro loro anche coi contrabandi, oltre le continue gratuite requisizioni" [10].
In tema di repressione del contrabbando, il canonico riferiva la disgrazia
occorsa ad "un paesano di Gaggino, che portava sulle spalle un saccheto
di grano in contrabbando". Si era dato alla fuga alla vista degli armati
che avevano aperto il fuoco uccidendolo [11].
Ma talvolta potevano essere le guardie ad avere la peggio: "quatro guardie
di Finanza che a confini ebbero l'ardire di presentarsi ad alcuni carichi di
sacchi di grano furono al momento buttati a terra con una scarica di pestonate"
e, qualche giorno dopo, dei contrabbandieri "spaccarono in due pezzi il
cranio" ad una guardia [12].
Anche i soldati austriaci ed i disertori francesi avevano come meta la Svizzera,
ma poteva capitar loro di essere messi in trappola vicino al confine da gente
del luogo attratta dalla ricompensa offerta a chi li catturava: due zecchini
per ogni fuggiasco consegnato alle autorità [13].
Scriveva Gattoni: "I due zecchini per uomo aizzano ed i contadini armati,
ed i battitori a curarli giorno, e notte, e si usa anche la barbarie di fermarli
con le schiopettate" [14]. E poco oltre:
"Si arrestano quasi tutti a confini, ed in questo mestiere i più perfidi sono i contadini di Cavalasca perche anche sotto l'altro Governo ne avean già l'uso per la tripplicata taglia. Un di questi giorni però uniti passarono per Cavalasca, circa cinquanta austriaci con sciabla in mano, e come in ordine di battaglia: Nessun ebbe cuore o di andarli incontro o di far fuoco" [15].
Un paio di settimane dopo, un altro episodio confermava la pessima opinione che il canonico si era fatto degli abitanti di Cavallasca:
"Un soldato ongherese gionto vicino a Cavalasca per la parte de boschi diede una lira ad un ragazzo di tredic'anni perche lo conducesse nella svizzera, [il ragazzo] prese il denaro e lo condusse a basso nel borgo Vico incontro alle Guardie e lo fece rendere sulla buona fede, vedendosi cinto questo pover uomo bestemmiò parole non intese contro il fanciullo, e proruppe in dirottissimo pianto." [16]
Se gli abitanti di Cavallasca, secondo Gattoni, si distinguevano per malvagità,
non erano però gli unici.
Alcuni abitanti di "Casa nova" (ovvero Casanova, oggi parte del comune
di Valmorea) avevano fermato dei soldati austriaci. Un loro compaesano che osò
prendere le loro difese ("Perche non li avete lasciati andare que' poveri
tedeschi che non facevano male ad alcuno?") fu tratto in arresto [17].
La "canaglia di Villani" di Breggia aveva procurato una sorte analoga
a tre soldati croati. "L'interesse acceca l'uomo" concludeva sconsolato
il canonico [18].
La stessa sorte, però, toccò ai Francesi quando gli Austriaci,
appoggiati dai Russi, riconquistarono la Lombardia nel 1799 (la cosidetta "parentesi
austro-russa" prima del ritorno francese): "Li Contadini conducono
Galli prigionieri da ogni parte con una gioja innenarrabile" [19].
Gattoni scrisse nel suo Giornale che il commissario Porro (il "Porrino",
come lo chiamava lui) aveva escogitato una trappola per cogliere in flagrante
chi non intendesse collaborare con le autorità alla cattura dei soldati
in fuga: faceva vestire da soldati austriaci alcune sue spie e le inviava notte
tempo "a tentare l'oneste e semplici persone" [20].
Il canonico racconta anche di una spedizione organizzata dal "Contino"
Bossi verso Brunate per catturare dei soldati dell'esercito austriaco che si
sarebbero rifugiati da quelle parti. Il canonico annotò con soddisfazione
che la pattuglia era però tornata "senza aver veduto neppur una
lucerta" [21].
NOTE:
[1] ARCHIVIO STORICO DELLA DIOCESI DI COMO, Visite pastorali,
CLI, f.3, 43-48; ivi, Archivio del Capitolo della Cattedrale di Como,
Verbali, 0, c.245r; GIAMBATTISTA GIOVIO, Articolo storico di Giambattista
Giovio intorno alla vita ed agli studi del canonico Giulio Cesare Gattoni,
estratto dal Giornale della Società d'Incoraggiamento delle Scienze e
delle Arti (Tomo VI), Milano, Marelli, 1809, p.4.
[2] GIULIO CESARE GATTONI, Notizie storiche della prima
età di Alessandro Volta, in "Voltiana", 1926, pp.493-497;
GIOVIO, Articolo storico, cit., p.6.
[3] GIUSEPPE ROVELLI, Storia di Como, parte III, t.
III, Como, Carl'Antonio Ostinelli, 1803, p.171.
[4] GIOVIO, Articolo storico, cit., pp.7-8.
Nell'elenco di parafulmini compilato da MARSILIO LANDRIANI, Dell'utilità
dei conduttori elettrici, Milano, Marelli, 1784, non compariva quello del
Gattoni che fece osservare tale lacuna in una nota di un suo articolo (Lettera
[...] Sopra una nuova maniera di scoprire i più piccoli cambiamenti nell'Atmosfera
con un apparato infinitamente più sensibile degli altri fino ad ora conosciuti,
in "Opuscoli scelti sulle scienze e sulle arti", VIII (1785), p.300)
. Sulla pagina 285 della copia del libro di Landriani ora posseduta dalla Biblioteca
Comunale di Como (Sala Mocchetti, 62-8-18) possiamo leggere la seguente annotazione
aggiunta a mano dal Gattoni: "La casa del C.co Giulio Cesare Gattoni 1768
- - Como"
[5] GIULIO CESARE GATTONI, Giornale Gallo-Cisalpino scandaloso
che contiene i fatti accaduti entro le mura della mia patria dal 1796 al 1801,
BIBLIOTECA COMUNALE DI COMO (BCCo), ms 4.6.1 (e allegato). Una continuazione
dell'imponente diario è il ms 4.6.2. Sul diario di Gattoni, vedi più
avanti.
[6] Testamento del Cittadino Canonico Giulio Cesare Gattoni,
Como, Luigi Noseda, [1802]; Codicillo del Canonico Giulio Cesare Gattoni,
Como, Luigi Noseda, [1803].
Modello o, meglio, anti-modello di questi due scritti di Gattoni era L'An
2440 di Louis-Sebastien Mercier: "Quanto mi compiaccio nel meditare
il mio caro Prossimo, e principalmente nell'Italica Repubblica dipinto in un
quadro di riforma di quà a cinque secoli con ben tutt'altri felici, e
reali colori, che non i falsi e romanzeschi di Mercier nel suo del
2440., e con quella immaginaria sua teofilantropica Religione." (Testamento,
cit., p.145; altri riferimenti di Gattoni a Mercier in: ID., Giornale Gallo-Cisalpino,
cit., pp.786-787, 27 febbraio 1798; p.803, 20 marzo 1798; ID., Riflessioni
sopra le censure fatte dal Cittadino Carlo Mossi Prevosto di S.Eusebio a dubbj
contro il Giuramento Cisalpino, 18 maggio 1798, ms rilegato nel Giornale
tra le pp.830 e 831, c.587r; ID., Sogno Nella notte vigesima sesta di Giugno
Poco prima dell'Aurora L'Anno mille ottocento uno. Dell'Era Cristiana,
Como, se, 1801, pp.30, 33). L'opera di Mercier ebbe un notevole successo (cfr
CLAUDIO DE BONI, Uguali e felici. Utopie francesi del secondo Settecento,
Messina - Firenze, D'Anna, 1986, pp.164-165). Vi fu anche una traduzione italiana,
L'anno due mila quattrocento quaranta. Sogno di cui non vi fu l'eguale seguito
dall'uomo di ferro, Genova, Domenico Porcile, 1798, in 4 tomi (una recente
edizione in italiano è LOUIS-SEBASTIEN MERCIER, L'anno 2440,
traduzione, saggio introduttivo e note a cura di Laura Tundo, Bari, Dedalo,
1993, che traduce la prima edizione -anonima- del libro di Mercier, in seguito
molto ampliato dall'autore).
[7] GIOVIO, Articolo storico, cit., p.22.
[8] cfr GATTONI, Giornale Gallo-Cisalpino, cit., p.125,
5 novembre 1796
[9] Ivi, p.713, 13 ottobre 1797. "d. Benigno" è
Benigno Natta che, come il Gattoni, aveva un'abitazione di campagna a Maccio.
[10] Ivi, p.94, 8 ottobre 1796. Ancora due anni dopo Gattoni
notava che "li Contrabandi a danno della Finanza sono immensi" (ivi,
p.921, 8 dicembre 1798).
[11] Ivi, p.530, 18 maggio 1797.
[12] Ivi, p.151, 19 novembre 1796; p.164, 22 novembre 1796.
[13] Ivi, p.243, 29 dicembre 1796.
[14] Ivi, p.314, 30 gennaio 1797.
[15] Ivi, p.322, 3 febbraio 1797.
[16] Ivi, p.350, 17 febbraio 1797.
[17] Ivi, p.318, 31 gennaio 1797.
[18] Ivi, pp.350-351, 17 febbraio 1797.
[19] Ivi, p.1019, 7 maggio 1799.
[20] Ivi, p.392, 6 marzo 1797.
[21] Ivi, p.319, 1 febbraio 1797.