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MAH, n.52, giugno 2018, pp.1-4

LIBRI

Giulia Innocenzi, Vacci_nazione : oltre ignoranza e pregiudizi, tutto quello che davvero non sappiamo sui vaccini in Italia, Milano : Baldini & Castoldi, 2017
L'autrice comincia il suo libro dicendo giustamente che “nessuno può mettere in discussione che i vaccini siano fra le più grandi scoperte della medicina, e chi lo fa o è un pazzo o è in malafede” (p.5). Innocenzi prende le distanze da personaggi popolari tra gli antivaccinisti come Antonietta Gatti e Stefano Montanari (pp.71-72) e Andrew Wakefield (“una figura così screditata” – p.80) e non dà credito ad alcune affermazioni care a chi si oppone alle vaccinazioni, come quelle sulla presunta utilità di esami prevaccinali (“la verità è che purtroppo non ci sono esami che possano prevedere o escludere le reazioni avverse” - p.77).
A suo dire, tuttavia, le scelte politiche in materia di vaccinazione in Italia hanno delle ombre, il dibattito sull'argomento è stato carente (“praticamente non c'è stato” - p.5) e non c'è stata chiarezza su punti importanti, dalle reazioni avverse ai conflitti di interesse di chi era coinvolto nelle decisioni. L'autrice dice di voler affrontare nel suo libro “i temi cruciali del dibattito pro o contro” e “rispondere alle domande che quasi nessuno ha posto” (p.8). Se, però, l'autrice pensava di contribuire a una migliore informazione sulla questione, purtroppo non ha raggiunto il suo obiettivo. Il libro, infatti, contiene diverse affermazioni inesatte e fuorvianti.
L'autrice parla di “virus come quello della difterite e del tetano” (p.72), ma né la difterite né il tetano sono causati da virus: l'agente patogeno è un batterio. Innocenzi presenta come virus anche il meningococco e lo pneumococco (p.56), che sono invece anch'essi batteri. Parla di virus per i patogeni contro i quali agisce il vaccino esavalente (p.56), ma, se due di tali patogeni sono in effetti virus (quello della poliomielite e quello dell'epatite b), gli altri quattro sono batteri. Innocenzi sembra, insomma, usare il termine “virus” come sinonimo di agente patogeno, ma non tutti i patogeni sono virus.
Parlando di reazioni avverse, Innocenzi riprende dal Rapporto sulla sorveglianza post-marketing dei vaccini in Italia 2014-2015 dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) cinque segnalazioni che riguardano la morte di minori. Per tre di esse scrive che “quello che salta agli occhi è che sono tutti bambini vaccinati almeno con l'esavalente e l'antipneumococcico” (p.36). Questo, però, di per sé non significa nulla. Si tratta di vaccinazioni diffuse (soprattutto l'esavalente) e quindi non c'è nulla di strano se si trova che erano state fatte. Che la morte sia giunta dopo la vaccinazione non significa che la vaccinazione ne sia la causa e, come la stessa autrice riferisce, l'analisi di queste segnalazioni ha portato alla conclusione che le morti non erano dovute alle vaccinazioni (pp.40-41).
L'autrice riprende quindi da rapporto quelli che chiama “due decessi di bambini non collegabili al vaccino esavalente ma a quello contro la meningite” (p.42). In realtà quest'ultima definizione è imprecisa. Anche l'esavalente è un vaccino “contro la meningite” dato che, tra i patogeni contro i quali è diretto c'è l'Haemophilus influenzae b, un batterio che può esserne causa. L'autrice comunque si riferisce ai vaccini contro i meningococchi B e C (due vaccini distinti) di cui si parla nei due casi in questione. Per questi due casi, peraltro, più che l'ipotesi di una reazione avversa, certamente da escludere, si era valutato se si potesse parlare di un fallimento vaccinale. Le due persone, un bambino di meno di un anno e un ragazzo di 13 anni, erano morte in seguito a infezioni rispettivamente di meningococco B e di meningococco C pur essendo vaccinati contro tali patogeni. Per quanto riguarda il primo caso, il rapporto osserva che, essendo passati solo otto giorni dalla vaccinazione, si deve pensare che l'infezione sia arrivata prima della protezione vaccinale. Per il secondo caso, il rapporto nota che il ragazzo aveva ricevuto una singola dose del vaccino otto anni prima e, con una sola dose, si può avere “una riduzione a 3-5 anni del titolo anticorpale”. Conclude quindi che “non si può parlare propriamente di fallimento vaccinale”.
Dopo aver riportato i casi e le conclusioni del rapporto, l'autrice scrive che, dunque, secondo gli estensori del documento “in tutti questi casi «non si può parlare di fallimento vaccinale»”, ma si chiede “se le informazioni sulla tossicità dei vaccini in possesso di chi fa queste valutazioni siano sufficienti o meno” (p.43). La conclusione può sembrare curiosa dato che il fallimento vaccinale non ha nulla a che vedere con la “tossicità dei vaccini”. Sembra, però, che l'autrice intenda l'espressione “fallimento vaccinale” come un sinonimo di “reazione avversa”. Si tratta invece di due questioni ben diverse. Una reazione avversa è un danno causato dalla somministrazione del vaccino, mentre si parla di fallimento vaccinale quando la vaccinazione non protegge il soggetto dall'infezione che doveva prevenire.
L'autrice insiste sui conflitti di interessi che avrebbe avuto, in materia di vaccini, Walter Ricciardi, presidente dell'Istituto superiore di sanità, che è stato un referente della ministra Beatrice Lorenzin per la norma che ha stabilito l'obbligo per dieci vaccini. Innocenzi cita con enfasi un curriculum di Ricciardi che le è stato indicato da Amelia Beltramini, presentata qualche pagina prima come “giornalista scientifica esperta di salute e medicina” (p.131). In tale curriculum compare “una serie di vaccini” per i quali Ricciardi ha svolto una consulenza (pp.143-144). Dei quindici prodotti presentati come “vaccini”, però, solo sei sono vaccini: Bexsero che protegge dal meningococco B (nella lista pubblicata nel libro il vaccino è indicato come “MenB”, il nome abbreviato del patogeno), Prevenar per 7 ceppi e per 13 ceppi di pneumococco (quest'ultimo nella lista compare con la sigla PVC13), Synflorix, anch'esso contro lo pneumococco, e Cervarix e Gardasil, che sono vaccini anti-HPV. Tali prodotti riguardano dunque tre vaccinazioni (meningococco B, pneumococco, HPV) e nessuna di queste tre è stata inclusa tra le dieci obbligatorie.
Innocenzi dice che in Italia “il primo obbligo sui vaccini ha riguardato l'anti-difterico ed è entrato in vigore nel nostro Paese nel 1939” (p.15). In realtà, il primo obbligo è stato quello della vaccinazione contro il vaiolo, introdotto nel 1888 (legge 5489 del 22 dicembre 1888, art.51). Probabilmente l'autrice ha tenuto conto solo di quelle ancora in uso (la vaccinazione contro il vaiolo è stata abolita dato che la malattia è stata eradicata).
L'autrice scrive: “Sapete quando è stato reso obbligatorio il vaccino contro l'Epatite B nel nostro Paese? Nel 1991, quando il ministro della Salute era Francesco de Lorenzo, condannato e poi finito in carcere per aver preso mazzette dalle case farmaceutiche” (p.26). L'affermazione è formalmente corretta (o quasi: per essere precisi, De Lorenzo era ministro “della sanità” - il termine “salute” ha sostituito “sanità” nel 2001), ma, presentata in questo modo, è fuorviante dato che accosta due fatti tra i quali non ci sono legami. La condanna di De Lorenzo non riguarda infatti il vaccino per l'epatite B e d'altra parte, pur se l'iter si è concluso sotto tale ministro, la proposta di legge per l'obbligatorietà della vaccinazione contro l'epatite B era stata presentata già il 25 novembre 1988, prima che De Lorenzo assumesse l'incarico.

Henri Joyeux, Vaccini : come orientarsi?, Palermo : Nuova Ipsa, 2017
L'autore ripete più volte nel libro l'idea priva di fondamento secondo la quale un bambino che viene allattato dalla madre non avrebbe bisogno di vaccinazioni o, almeno, sarebbe protetto “fino ai 2 anni di età” (p.179; cfr pp.7, 102, 150-151, 176, 182-183, 186-189, 205). Sfortunatamente la realtà è diversa e omettere o rinviare le vaccinazioni pediatriche è un rischio per la salute del bambino e anche per quella altrui se la malattia è contagiosa, come è per tutte quelle per le quali sono previste le vaccinazioni pediatriche con l'eccezione del tetano.
Nonostante, nella premessa all'edizione italiana, affermi di conoscere “molto bene il sistema immunitario” (p.7), Joyeux propone l'affermazione, diffusa nella propaganda antivaccinista, ma priva di riscontro scientifico, che “le molteplici vaccinazioni simultanee o successive […] stimolano troppo intensamente il sistema immunitario ancora immaturo del bambino o ben funzionante dell'adulto” (p.167).
L'autore cita, tra le possibili reazioni avverse, l'autismo (p.206; cfr pp.170, 174, 183), nonostante sia da tempo dimostrato in modo chiaro che non c'è nessun legame fra le vaccinazioni e i disturbi dello spettro autistico. Menziona anche la sindrome della morte improvvisa del lattante (sids) (p.183), ma, anche in questo caso, i dati mostrano che non ci sono legami con le vaccinazioni.
Se, da una parte, Joyeux pone dei dubbi immotivati su una pratica di eccezionale importanza, come è quella delle vaccinazioni, dall'altra dà credito a una senza alcun valore, l'omeopatia. Nel libro viene suggerito un “metodo omeopatico di protezione post-vaccinale” (p.171), basato su prodotti con diluizioni da 12 a 30 CH e ovviamente del tutto inutile.
Dunque, nonostante l'autore dica di non essere “contro i vaccini” (p.13) e in qualche occasione riconosca “l'utilità di alcuni vaccini” (p.7), il libro riprende una serie di affermazioni infondate contro le vaccinazioni, usando anche espressioni grottesche come “Impero vaccinale Mondiale” (p.9; a p.8: “Impero vaccinale”).
Joyeux si dice contrario all'obbligo vaccinale e sostiene che si dovrebbe, invece, lasciare “libertà delle vaccinazioni” (p.149). L'autore dà per scontato che tale “libertà” di decidere sia quella dei genitori. La questione, però, non è affatto scontata, dato che i figli non sono oggetti di proprietà dei genitori, ma persone per le quali i genitori hanno la responsabilità di fare scelte che li tutelino. Dal momento che i fatti dimostrano indiscutibilmente il valore delle vaccinazioni, la scelta di non vaccinare i figli più che una “libertà” appare una mancanza di responsabilità.

Tommaso Montini, Vaccinamiamoli! : ti vaccino perché ti voglio bene, Roma : Il pensiero scientifico, 2017
Per chi cercasse un libro che parli della vaccinazioni con con accuratezza scientifica e con un linguaggio semplice, questo libro può certamente essere una scelta felice.
Montini spiega perché vaccinare i bambini è importante, descrive i vaccini in uso (pp.33-67), mostra come i benefici siano indubbiamente superiori ai rischi e come alcuni presunti rischi neppure esistano. Per esempio, non esiste il rischio che l'aumento del numero delle vaccinazioni possa portare a uno stimolo eccessivo per il sistema immunitario. Montini fa notare che in passato, pur se il numero dei vaccini era minore, il numero complessivo degli antigeni in essi contenuti era maggiore a quello odierno e che comunque è proprio l'idea stessa dello stimolo eccessivo che non funziona. “Ogni giorno il nostro sistema immunitario “tiene a bada” qualche miliardo di microorganismi di varia natura”, spiega Montini, e quindi le vaccinazioni pediatriche rappresentano, in questo contesti, “un impegno davvero irrisorio” (p.5). Non esiste neppure un altro rischio di cui parla spesso, in modo infondato, la propaganda antivaccinista, ovvero quello che i vaccini causino l'autismo: i dati mostrano che “la relazione causa-effetto per l'autismo non c'è” (p.25).
Montini, che è un pediatra, invita anche a non dimenticare che una puntura comporta un dolore per il bambino e suggerisce alcune “piccole attenzioni per ridurlo o evitarlo” quando si fa l'iniezione per una vaccinazione (ma ovviamente può valere per ogni puntura): far tenere il bambino in braccio da un genitore, distrarlo con la musica o con una lettura, applicare in precedenza un anestetico locale o, semplicemente, una borsa del ghiaccio sul punto dove si farà l'iniezione (pp.70-73).
Un'affermazione popolare tra gli antivaccinisti è quella secondo la quale si dovrebbero fare esami prevaccinali. Montini fa notare che “è inutile far fare analisi preventive”. L'immunodepressione, “se c'è, certamente non ha bisogno di farsi cercare con analisi particolari” e non esistono “analisi particolari che possano prevedere un'anafilassi”, mentre “un'allergia generica non sarebbe affatto una controindicazione”. Dunque quel che si otterrebbe sarebbero semplicemente “costi e intasamento di laboratori” senza alcun vantaggio. Inoltre, anche un semplice esame del sangue comporta per il bambino il dolore della puntura (pp.31-32).

Pier Luigi Lopalco, Informati e vaccinati, Roma : Carocci, 2018
Nel primo capitolo di questo valido libro l'autore ripercorre la storia delle vaccinazioni, aggiungendo (pp.40-42) un utile elenco dei vaccini in uso in Italia raggruppati per tipologia (i vaccini basati su anatossine a antigeni purificati, quelli a virus inattivato e quelli a virus attenuato).
I due capitoli successivi trattano rispettivamente dell'efficacia e della sicurezza dei vaccini. Lopalco spiega come si misura l'efficacia di un vaccino (e in generale di un farmaco) attraverso gli studi clinici controllati (pp.43-46). L'autore ricorda che l'efficacia di un vaccino contro una malattia contagiosa è una questione di protezione non solo individuale, ma anche collettiva (immunità di gregge o di popolazione): “grazie alla presenza di una maggioranza di individui immuni, il germe non riesce più a trasmettersi da un individuo all'altro” e così “anche quei soggetti che per vari motivi non sono immunizzati (perché non vaccinati o perché il vaccino non ha funzionato) […] sono protetti dal contagio in quanto la loro probabilità di venire a contatto con un soggetto infettivo è estremamente bassa” (pp.49-51). I dati mostrano che i vaccini inseriti nel calendario vaccinale hanno un'efficacia molto elevata. Perché allora taluni hanno “l'impressione che i vaccini non funzionino”? “Generalmente,” constata Lopalco, “nelle esperienze personali, si tende a dare importanza molto di più agli eventi negativi, o comunque a quelli che in qualche modo sono degni di attenzione”. Quindi non si fa caso a tutte le volte che un soggetto vaccinato non ha avuto alcun problema e si tende a notare invece il raro caso in cui c'è qualche reazione avversa significativa o la persona è stata colpita dalla malattia anche se vaccinata (pp.52-53).
Anche un dato oggettivo come il numero delle persone contagiate può trarre in inganno. “Se prendiamo un vaccino efficace al 90% e vacciniamo il 90% di una popolazione”, scrive Lopalco, “[...] qualora dovessero verificarsi dei casi di malattia in questa popolazione, quasi la metà di essi sarebbero in soggetti vaccinati” (p.54). Chi osservasse solo il numero dei malati, potrebbe allora avere l'impressione che il vaccino sia inutile, dato che i malati sono divisi circa a metà tra vaccinati e non vaccinati. Ovviamente va però tenuto presente che il numero dei vaccinati, nella popolazione dell'esempio, è molto superiore a quello dei non vaccinati. Un numero uguale, o quasi, di malati indica dunque al contrario che, in proporzione, i casi di malattia sono molto meno frequenti e conferma quindi l'efficacia delle vaccinazioni.
Nel quarto capitolo Lopalco presenta una “breve storia dei movimenti antivaccinali” e nota come la percezione dei vaccini come qualcosa di pericoloso sia frutto di un'errata valutazione dei rischi, visto che i dati mostrano al contrario come si corrano più rischi se non ci si vaccina (pp.86-87), e come l'antivaccinismo possa facilmente assumere caratteristiche tipiche delle idee complottiste (pp.82-85).
L'ultimo capitolo risponde alla domanda “Come si fa a decidere chi e quando vaccinare?”.
Il libro si chiude con un utile glossario.