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MAH, n.50, dicembre 2017, pp.1-4
LIBRI
Roberto Burioni,
La congiura dei Somari : perché la scienza non può essere
democratica, Milano : Rizzoli, 2017
Gli interventi dell'autore, medico e docente universitario,
nel social network Facebook contro le bufale della propaganda antivaccinista
hanno conquistato una vasta popolarità per il linguaggio rigoroso e al
contempo chiaro anche per i non specialisti, ma anche per il modo diretto e
colorito con il quale Burioni apostrofa i sostenitori delle “sciocchezze sui
vaccini”, spesso etichettati con il termine proposto nel titolo, “Somari”. Il
Somaro (nel libro il termine è scritto con l'iniziale maiuscola) è,
nella definizione dell'autore, “una persona che blatera di un argomento che
non conosce” (p.25).
L'autore racconta che anni fa un'amica lo aveva invitato a partecipare alle
discussioni di un gruppo di Facebook “dove s'incontravano centinaia di mamme”
in modo che, con le sue competenze in materia, potesse rispondere a domande
sulle vaccinazioni (p.21). Burioni riferisce che, entrato nel gruppo con l'idea
che, con la sua competenza in materia, avrebbe potuto spiegare quel che riguardava
i vaccini, si trovò invece ad avere a che fare con persone che, senza
avere alcuna competenza, volevano spiegarlo a lui e “parlavano di cose che non
conoscevano, insegnavano nozioni che non sapevano, spiegavano concetti che non
avevano capito” (p.23).
A situazioni come queste si riferisce l'affermazione, spesso usata dall'autore
e ripresa nel sottotitolo del libro, secondo la quale “la scienza non è
democratica”. Il parere di chi non ha alcuna competenza su un certo tema, argomenta
Burioni, non può essere messo sul medesimo piano di quanto un esperto
in materia afferma sulla base delle migliori prove disponibili. L'autore avanza
questo argomento anche quando parla del ruolo dei media che, talora, si limitano
a dar voce alle diverse posizione come se le affermazioni scientifiche e le
bufale fossero semplicemente diverse opinioni con pari legittimità (pp.130-131).
Il motto “la scienza non è democratica” vuole certamente anche essere
una provocazione per attirare l'attenzione sull'aspetto sopra indicato, ma l'autore
stesso sottolinea che la scienza è invece democratica sotto un altro
aspetto, dato che “tutti possono dire la loro, a patto che quello che affermano
sia sostenuto da dati” (p.13). Chiunque può conoscere un argomento se
lo studia seriamente e in questo senso “la scienza – intesa nel suo significato
più vero e profondo, che è quello di conoscenza – non solo è
la cosa più democratica che esista, ma è anche la premessa necessaria
perché un cittadino possa fare scelte consapevoli, ed è quindi
indispensabile per la realizzazione di una piena democrazia” (p.147).
Nell'undicesimo capitolo del libro, che porta il significativo titolo La
libertà è un'altra cosa, l'autore attacca la retorica della
“libertà di scelta” sbandierata dagli antivaccinisti. Giustamente Burioni
scrive che “i bambini non sono proprietà dei genitori: sono cittadini
del nostro Paese che lo Stato deve proteggere” (p.116; cfr p.105). I genitori
non possono pretendere di essere “liberi” di fare scelte nocive per i figli
ed è giusto che lo Stato intervenga quando le scelte dei genitori non
tutelino i figli, come accade quando vengono omesse le vaccinazioni. Oltre ai
loro figli, poi, mettono in pericolo anche altri (p.105): quelli non ancora
vaccinati perché non hanno raggiunto l'età per alcune vaccinazioni,
quelli su cui la vaccinazione non ha avuto effetto (come, sia pur raramente,
può capitare) e quelli che, per motivi medici, non possono essere vaccinati.
Si tratta spesso dei soggetti più vulnerabili e Burioni ha certamente
ragione quando scrive che “dallo Stato possono e devono essere difesi” (p.117)
adoperandosi affinché si raggiunga l'immunità di gregge grazie
alla quale si ferma la circolazione dei patogeni. Con un vaccino efficace e
sicuro a disposizione, per esempio, “è una vergogna che il morbillo circoli
in un Paese civile” (p.99).
Anche l'ordine dei medici, ricorda l'autore, deve fare la sua parte e provvedere
a radiare chi sostiene idee infondate e pericolose come quelle della propaganda
antivaccinista (pp.127-128).
Oltre che ai vaccini, l'autore dedica diverse pagine anche al lavoro da lui
fatto per giungere alla produzione di anticorpi monoclonali per l'epatite C
(pp.55-71). Dato che alcuni antivaccinisti hanno parlato di un suo presunto
conflitto di interessi in quanto titolare di brevetti su farmaci, Burioni coglie
l'occasione (pp.89-94) per mostrare l'infondatezza di tale affermazione dato
che i suoi brevetti riguardano appunto gli anticorpi monoclonali che non sono
vaccini, ma “sono anzi farmaci alternativi ai vaccini” (p.93).
Burioni invita a diffidare dei medici che mettono la loro “esperienza” davanti
ai dati raccolti con metodi scientifici: la scienza medica deve “essere basata
su solidi dati, linee guida, studi rigorosi” (p.77). Suggerisce anche di diffidare
dei medici che consigliano prodotti omeopatici: l'omeopatia è una pratica
priva di fondamento scientifico e gli studi dimostrano che non ha alcuna efficacia
(pp.77-81).
Philippe Delorme, Le
teorie folli della storia, Firenze : Clichy, 2017
Le idee strampalate sulla storia sono tantissime. Questo libro
ne presenta una nutrita serie. Si parla dei sostenitori della “Terra giovane”,
secondo i quali il nostro pianeta avrebbe soltanto seimila anni circa (pp.19-24).
Altri hanno accorciato la storia umana cancellando interi secoli che, a loro
dire, non sarebbero esistiti. Secondo Anatolij Fomenko (pp.63-74) antiche civiltà
come Sumeri, Babilonesi ed Egizi sarebbero fiorite nell'ultimo millennio. Le
piramidi egizie sarebbero state costruite tra il XIV e il XVI secolo (p.65).
Per Heribert Illig al Basso Impero seguirebbe il Rinascimento: i secoli che
li separano sarebbero solo un'invenzione (p.74). Uwe Topper accusa la Chiesa
cattolica di avere manipolato le datazioni e sostiene che il muro di Mont Sainte-Odile
sarebbe stato costruito “per proteggersi dagli attacchi dei dinosauri” (p.74).
Per François de Sarre le ere geologiche sono molto più recenti
di quanto si creda, il Medioevo non esiste e passaggi di comete hanno provocato
il diluvio universale 3000 anni fa e la scomparsa di Atlantide 2000 anni fa
(p.75). C'è poi chi pronostica una prossima fine del mondo, come nella
nota profezia per il 2012 attribuita (ma non certo dagli esperti in materia)
ai Maya (pp.225-229) o in quelle del predicatore avventista William Miller (pp.231-235)
e del fondatore dei Testimoni di Geova, Charles Taze Russell (pp.235-236).
Le piramidi egiziane hanno attratto bizzarre speculazioni (pp.33-46), tra le
quali quelle di Georges Barbarin (pp.41-44), “un autore esperto di spiritualismo,
esoterismo e pseudostoria” che, in un libro del 1936, sosteneva che nella piramide
di Cheope si potevano rintracciare le “date fondamentali della storia passata
e futura”. Ovviamente è facile dire di aver trovato le indicazioni di
eventi già accaduti, ma ovviamente “i vaticini dell'autore sono meno
felici per quanto riguarda il futuro” (p.43). Per esempio, non emerge un evento
rilevante come la seconda guerra mondiale (p.44) che avrà inizio qualche
anno dopo la pubblicazione del libro.
Anche sull'isola di Pasqua sono fiorite strane idee. Per Augustus Le Plongeon
l'isola sarebbe ciò che resta del continente scomparso Mu (p.97). Per
Francis Mazière gli abitanti avrebbero origini extraterrestri (pp.93-94)
e gli alieni sono chiamati in causa anche da Louis Pauwels e Jacques Bergier
(p.95) e da Erich von Däniken (pp.100-101).
Marc Dem (pseudonimo usato, accorciando il suo cognome, da Marc Demeulenaere),
ha invece attribuito origini extraterrestri agli ebrei (pp.197-209).
Lorenzo Garza Valdés affermò non solo di aver dimostrato che la
Sindone di Torino era davvero il telo che avvolse il corpo di Gesù nella
tomba (in realtà si tratta di un falso medievale), ma addirittura di
avere estratto da un frammento del telo materiale genetico e di essere pronto
a fare una clonazione (pp.77-78. Sulla Sindone, pp.84-90. Su altre presunte
reliquie della passione di Cristo, la tunica di Argenteuil e il sudario di Oviedo,
pp.81-84).
In una località giapponese di trova quella che è presentata come
la tomba di Gesù. Secondo la curiosa storia che viene raccontata, Gesù
non sarebbe morto sulla croce (al suo posto si sarebbe sacrificato un suo fratello)
e si sarebbe recato in Giappone, terra dove era già stato in precedenza
e dove sarebbe morto e sarebbe stato sepolto (pp.159-170).
Secondo i survivistes Giovanna d'Arco non sarebbe morta sul rogo (p.110). Per
i bâtardisants sarebbe stata una figlia illegittima di stirpe reale (pp.110-116)
e per il produttore cinematografico François Ruggieri sarebbe stata un
maschio (pp.116-117).
Ladislao Szabo ha proposto una fantasiosa storia secondo la quale Hitler non
si sarebbe ucciso, ma sarebbe invece fuggito con un gruppo di nazisti al Polo
Sud dove sarebbe stata creata una colonia all'interno di una montagna (pp.119-125).
Nel libro si parla anche del presunto ritrovamento a Glozel di reperti che avrebbero
riportato una scrittura più antica di ogni altra conosciuta (pp.171-184):
si trattava, però, di un falso e la presunta antica scrittura era solo
“una semplice successione di segni lapidari, ricopiati da fonti diverse, soprattutto
fenicie, e disposti in modo del tutto casuale” (p.182).
Pellegrino Ernetti sostenne di aver inventato uno strumento chiamato “cronovisore”
con il quale poteva vedere il passato. Riuscì anche, a suo dire, a vedere
la passione di Gesù e a scattare una foto (si scoprì che tale
foto ritraeva un crocifisso del santuario di Collevalenza) (pp.185-196).
C'è poi chi racconta che l'arrivo degli astronauti sulla Luna è
una messa in scena (pp.133-145), chi afferma che c'è un complotto di
un gruppo di potenti chiamati Illuminati (i reali Illuminati furono una società
segreta che non ebbe peso nella politica dei tempi e scomparve) (pp.47-61),
chi sostiene che gli Inglesi rubarono la salma di Napoleone sostituendola con
quella di un altro uomo (pp.211-224), chi propone speculazioni azzardate sul
prigioniero dal volto coperto conosciuto come la Maschera di Ferro (pp.147-158).
L'ultimo capitolo tratta del “negazionismo”, ovvero delle affermazioni di chi
nega che ci sia stato l'Olocausto (pp.237-258).
Secondo Delorme, discutere con i sostenitori delle tesi pseudostoriche descritte
nel libro “è generalmente improduttivo perché ogni obiezione annegherà
in un fiume di illogicità”. L'autore ritiene, però, che ci sia
qualche buona ragione per studiare queste affermazioni. Un motivo è che
queste idee, con la loro mancanza di criterio storico, “dimostrano per assurdo
la pertinenza e la grandezza del metodo storico”. Inoltre “alcune di queste
stramberie della mente sono estremamente divertenti”. Di certo non sono divertenti,
ma anzi rivoltanti, le affermazioni dei negazionisti, ma, secondo l'autore,
“lo studio preliminare di forme più innocue di «pseudostoria»”
può avere senso anche perché “ci permette di abbassare i negazionisti
della Shoah al livello che gli è proprio, quello di volgari ciarlatani
della Storia” (p.17).
Un motivo di interesse del testo nell'ambito dell'editoria italiana sono i riferimenti
ad autori francesi poco conosciuti in Italia. Un limite del libro è,
invece, la mancanza di note e di una bibliografia per chi volesse approfondire
i casi trattati nel testo.
Marco Ciardi, Il
mistero degli antichi astronauti, Roma : Carocci, 2017
L'idea che in passato viaggiatori extraterrestri abbiano visitato
la Terra e abbiano avuto un influsso sulle vicende del nostro pianeta o abbiano
comunque lasciato tracce del loro passaggio, usata come spunto narrativo o anche
presentata (senza fondamento) come ricostruzione di fatti reali, ha avuto una
notevole diffusione. Il libro di Marco Ciardi ne ripercorre la storia.
L'autore presenta una lunga serie di romanzi, racconti e fumetti in cui compaiono
gli “antichi astronauti”, riassumendone la trama con particolare riferimento
al tema trattato. Il suo libro può essere utile anche come repertorio
bibliografico. Ovviamente il fatto che un autore inserisca in opere di fantascienza
antichi visitatori extraterrestri non implica che debba credere che ciò
sia avvenuto nella realtà. L. R. Johannis (pseudonimo di Luigi Rapuzzi),
per esempio, riteneva che diverse antiche leggende potessero indicare la presenza
di astronavi (come mostrano i passi citati da Ciardi alle pp.141-142 del suo
libro), ma altri scrittori di fantascienza come Isaac Asimov (cfr p.71) e Lyon
Sprague de Camp (cfr pp.92-93), per fare due noti esempi, distinguevano bene
la finzione narrativa, dove lasciavano spazio alla fantasia, dalla realtà
storica ed erano del tutto scettici nei confronti delle azzardate affermazioni
della pseudoscienza. Ciardi cita anche il caso di H. P. Lovecraft che era interessato
ai libri di teosofia per trarne spunti per i suoi libri, ma non aveva dubbi
sul fatto che, da un punto di vista dei fatti, si trattasse di “spazzatura”,
di un “falso proditorio” confezionato mescolando elementi tratti da riti orientali
con “astute ciarlatanerie tratte in modo banale da errati concetti scientifici
del diciannovesimo secolo” (citato da Ciardi a p.75).
Ciardi passa quindi in rassegna alcuni autori di libri in cui l'idea degli “antichi
astronauti” viene presentata non sotto forma di narrativa, ma come un'ipotesi,
o addirittura una certezza, per la ricostruzione di eventi passati: Peter Kolosimo
(pseudonimo dell'italiano Pier Domenico Colosimo) (pp.143-151, 161-162), Louis
Pauwels e Jacques Bergier (pp.151-157), Jean Sendy (pp.158-159), Robert Charroux
(pp.159-160), Erich von Däniken (pp.171-184).
Massimo Teodori, Ossessioni
americane : storia del lato oscuro degli Stati Uniti, Venezia : Marsilio,
2017
Nella storia degli Stati Uniti non mancano i sostenitori di
idee complottiste. Agli inizi del XIX secolo si diffuse una paranoia per le
attività della massoneria (pp.27-30), vista come “veicolo di idee sovversive
[…] destinate a scristianizzare gli Stati Uniti” (p.27). I presunti cospiratori,
scrive l'autore, “non misero mai in atto alcuna sovversione” ed anzi alcuni
“padri fondatori” della nazione, compresi George Washington e Benjamin Franklin,
appartenevano a logge massoniche (p.28).
Anche i cattolici, come i numerosi immigrati irlandesi, furono dipinti come
una minaccia per lo stile di vita americano di cui venivano considerati depositari
i bianchi anglosassoni protestanti (pp.31-36). Tra coloro che parlavano di un
complotto della Chiesa cattolica per mettere le mani sul paese ci fu anche Samuel
Morse, noto per il suo contributo alla telegrafia e per l'alfabeto che porta
il suo nome (p.31). Agli attacchi verbali si unirono talvolta anche atti violenti,
come nel caso dell'incendio di un convento di orsoline a Charlestown, nel Massachusetts
(p.31).
Bersaglio di idee complottiste furono anche gli ebrei, accusati di cospirare
contro il popolo americano grazie al potere economico delle banche (pp.41-42,
72). I cattolici e gli ebrei furono, insieme ai neri, i gruppi contro cui si
diresse il Ku Klux Klan. Nella propaganda del famigerato movimento razzista
si faceva riferimento ai Protocolli dei Savi di Sion, un dozzinale falso antisemita,
e si parlava di “una congiura vaticana per impadronirsi dell'America” (pp.104-105).
Charles Edward Coughlin, sacerdote cattolico sostenitore del fascismo, faceva
propaganda antisemita nei suoi discorsi radiofonici (sgraditi, peraltro, alla
Chiesa cattolica). Su “Social justice”, la rivista del movimento National union
for social justice, fondato da Coughlin nel 1934, furono pubblicati a puntate
i Protocolli dei Savi di Sion (pp.125-128).