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MAH, n.48, giugno 2017, pp.1-4

LIBRI

Silvano Fuso, Naturale = buono?, Roma : Carocci, 2016
L'aggettivo “naturale” viene spesso usato per suggerire che ciò a cui viene riferito sia per questo “buono”. E' però evidente che non tutto ciò che esiste in natura è buono (il veleno iniettato dal morso di un serpente, per esempio, è del tutto naturale, così come naturale è un terremoto). Va inoltre detto che la definizione di “naturale” può essere ambigua e viene spesso usata in modo discutibile.
Parlare, per esempio, di agricoltura “naturale” può essere visto, nota l'autore, come “un ossimoro” dato che “l'agricoltura per definizione è una pratica artificiale” (p.48). Le stesse specie vegetali che vengono coltivate sono il prodotto di una selezione artificiale operata dall'uomo e lo stesso si può dire delle specie animali allevate (p.48).
Anche l'espressione “agricoltura biologica” può suscitare perplessità. “Qualsiasi tipo di pratica agricola”, scrive Fuso, “ha a che fare con piante o animali, quindi con esseri viventi. Di conseguenza l'agricoltura, in qualunque modo venga praticata, è necessariamente biologica”. Ciò che viene designato come “agricoltura biologica” è comunque “un insieme di pratiche ben definite e codificate addirittura a livello legislativo”. I prodotti etichettati come “biologici” in questo senso “devono essere ottenuti mediante metodi di coltivazione e di allevamento che ammettano solamente l'uso di sostanze naturali, presenti cioè in natura, escludendo l'utilizzo di sintesi chimica” (p.33). Ancora una volta va, però, ribadito che “naturale” non equivale a “buono”. Il solfato di rame, per esempio, viene riconosciuto come “naturale” (anche se, precisa l'autore, pur se si può trovarlo in natura, quello utilizzato in agricoltura è preparato in stabilimenti ed “è a tutti gli effetti un prodotto chimico di sintesi”) è una sostanza con elevata tossicità e di difficile eliminazione e risulta più pericoloso di altri prodotti non ammessi nell'agricoltura biologica (p.35).
I prodotti ottenuti con agricoltura biologica hanno di norma prezzi molto più alti (pp.38-39). Secondo i sostenitori del “biologico”, il prezzo più alto sarebbe però compensato da una migliore qualità dal punto di vista nutritivo e da un minore impatto ambientale. Che, però, ci siano davvero questi vantaggi non appare dimostrato. Per quanto riguarda il valore nutritivo, negli studi che hanno fatto un confronto in qualche caso i prodotti biologici hanno in effetti dato migliori risultati, ma in altri sono risultati, al contrario, peggiori. “Nella maggior parte dei casi” scrive Fuso “non sono emerse differenze significative tra prodotti biologici e non” (pp.37-38). Anche rispetto all'impatto ambientale, i risultati non sono univoci. “L'agricoltura biologica” riferisce l'autore “ha in generale un minore impatto ambientale per unità di superficie utilizzata, ma poiché le sue rese […] sono generalmente inferiori […], questo non è vero per l'unità di prodotto ottenuta” (p.38). Bisogna anche considerare che una maggiore estensione è di per sé un fattore negativo, dato che il terreno in più verrà verosimilmente sottratto a foreste (p.39).
Tra i metodi “naturali” è annoverata anche l'agricoltura biodinamica (pp.41-45) che propone qualche suggerimento sensato come la rotazione delle colture (che, peraltro, non è certo un'esclusiva della biodinamica), ma anche affermazioni prive di ogni valore scientifico. Una pratica decisamente curiosa è quella del “cornoletame”: del letame viene “introdotto in un corno di vacca che abbia figliato almeno una volta”, sotterrato e poi ripreso “intorno al periodo pasquale” e quindi miscelato con acqua e sottoposto a una “dinamizzazione” analoga a quella dei rimedi omeopatici. Alla fine, calcola l'autore, ci saranno da 8 a 25 milligrammi per metro quadrato del preparato: “decisamente troppo poco per pensare che possa vere qualche effetto significativo” (p.42). Simile è la preparazione del “cornosilice” (p.43). Ha senza dubbio ragione Fuso quando scrive che “leggendo le ricette relative ai preparati biodinamici si ha l'impressione di trovarsi di fronte a prescrizioni appartenenti ai campi della magia e della stregoneria e non certo alla scienza e alla razionalità” (p.43). Nelle idee dell'agricoltura biodinamiche sono anche “continui i riferimenti a presunte forze cosmiche e astrali” (p.43). Gli studi sulla qualità dei prodotti non mostrano vantaggi dei prodotti dell'agricoltura biodinamica (pp.44-45).
Richiami al “naturale” caratterizzano anche le affermazioni sull'agricoltura della “permacultura”. Anche per essa, però, si deve rilevare una mancanza di prove scientifiche. David Holmgren, allievo di Bill Mollison, l'ideatore della permacultura, e con lui autore di Permaculture One (1978), testo fondante di questa pratica, si è lamentato del “riduzionismo” della scienza, “diffidente, se non ostile, verso i metodi di indagine olistica”, e ha affermato che la permacultura è avversata dalle “élite politiche, economiche e sociali”. Come giustamente nota Fuso, si tratta di un atteggiamento tipico dei sostenitori di idee pseudoscientifiche che, “anziché presentare prove convincenti a favore di ciò che sostengono, essi preferiscono assumere atteggiamenti vittimistici e denunciare presunti complotti nei loro confronti” (p.47).
Secondo il “crudismo” (pp.54-58) gli alimenti dovrebbero essere consumati senza cottura. Tuttavia, non solo non è dimostrato che evitare la cottura porti dei benefici, ma, anzi, possono esserci “rischi di contaminazione, visto che la cottura elimina buona parte dei microorganismi patogeni” (p.57). Lo stesso può dirsi per il “latte crudo”, non pastorizzato. E' quindi opportuno, prima del consumo, farlo bollire (pp.58-60).
Un tema che suscita grandi discussioni è quello degli “organismi geneticamente modificati” (OGM) (pp.75-81). Come nel caso di “agricoltura biologica” visto sopra, questa definizione è discutibile dal punto di vista scientifico, dato che, come osserva correttamente Fuso, “ogni essere vivente è infatti geneticamente modificato dall'evoluzione che lo ha preceduto” (p.76). Nel linguaggio comune, ma anche in quello giuridico, comunque, con tale espressione “si fa riferimento a organismi in cui siano stati modificati uno o più geni, attraverso le moderne tecniche dell'ingegneria genetica” (p.76). Gli studi scientifici mostrano che gli organismi OGM usati a scopo alimentare non comportano pericoli per la salute. L'uso di tecniche di ingegneria genetica può, anzi, rivelarsi salutare quando rende possibile l'uso di una minore quantità di pesticidi. L'etichetta “OGM free”, dice l'autore, è di fatto “una semplice operazione di marketing” (p.78). Comprensibili sono, invece, le preoccupazioni legate a una “concentrazione delle tecnologie e dei brevetti legati agli OGM nelle mani di pochissimi attori”. D'altra parte, scrive Fuso, a questa situazione “hanno paradossalmente contribuito proprio gli oppositori degli OGM” avendo “aumentato a dismisura le richieste di controlli sulla sicurezza sui prodotti OGM. Questi controlli richiedono, ovviamente, enormi costi”, sostenibili solo da grandi aziende (p.77).
L'aggettivo “naturale” è usato anche per promuovere una serie di presunte terapie (pp.87-112). La più diffusa è l'omeopatia. I dati mostrano che non ha alcuna efficacia dal punto di vista medico. Nonostante questo, l'omeopatia è diventata “un colossale business”. Non è neppure vero che, comunque, non fa danni perché, come nota giustamente l'autore del libro, il paziente che confida in una pratica inefficace potrebbe trascurare “interventi medici convalidati che potrebbero essere risolutivi” (pp.97-98). Inefficace risulta anche la medicina antroposofica, che si richiama alle idee di Rudolf Steiner, l'ideatore dell'agricoltura biodinamica (pp.100-101). La pranoterapia e la cristalloterapia “sono evidentemente un retaggio di una concezione magica della realtà” (p.100). L'idrocolonterapia è del tutto inutile e per di più comporta dei rischi (pp.101-102). Diffusa, tra i sostenitori della “medicina naturale”, è l'opposizione alle vaccinazioni, un'avversione ideologica che nulla ha di scientifico (pp.107-112).
Il feng shui (pp.146-148) è una pratica secondo la quale il modo di progettare e arredare una casa dovrebbe tenere conto di presunti “flussi energetici” della cui esistenza, però, non c'è alcuna prova. Tali affermazioni sono, dunque, “un insieme di credenze e superstizioni del tutto prive di ogni fondamento fattuale” (p.148).
A differenza dei “flussi energetici” del feng shui e della rete di Hartmann (pp.144-146), i campi elettromagnetici ovviamente esistono. Non c'è invece prova che esistano individui che abbiano una ipersensibilità verso di essi. Ci sono persone che affermano (ed è credibile che lo facciano in buona fede) di avvertire disturbi quando sono nei pressi di apparecchi che generano campi elettromagnetici. In studi controllati, però, si è notato che i soggetti, se non sanno quando il dispositivo è accesso e quando è spento, non hanno reazioni diverse nei due casi come ci si aspetterebbe se davvero il disagio provato fosse causato dai campi prodotti dall'apparecchio. Tale risultato porta alla conclusione che i disturbi sono prodotti dalla suggestione e non dai campi elettromagnetici (p.130).

Congiure e complotti : da Machiavelli a Beppe Grillo, a cura di Alessandro Campi e Leonardo Verasano, Soveria Mannelli : Rubbettino, 2016
Argomento del libro sono i complotti, quelli reali, ma anche e soprattutto quelli che esistono solo nell'immaginazione.
Tre gruppi a cui sono stati attribuiti immaginari complotti per portare nelle proprie mani il potere sono i massoni, i gesuiti e gli ebrei. Il saggio di Raoul Girardet Il mito politico della cospirazione universale (pp.37-68) prende in esame la presentazione di questi fantomatici piani in trattati e in opere di narrativa. Per il tema del complotto massonico, Girardet ricorda le Mémoires pour servir à l'histoire du jacobinisme (1797) di Augustin Barruel, che vedeva gli eventi rivoluzionari francesi come la realizzazione di un piano massonico, e il romanzo Joseph Balsamo (1848) di Alexandre Dumas padre. Di trame dei gesuiti tratta il libro Des Jésuits (1843) di Jules Michelet e Edgar Quinet e una versione narrativa è nel romanzo di Eugène Sue L'ebreo errante (1844-1845). Nel romanzo di John Retcliffe (pseudonimo di Hermann Goedsche) Biarritz (1868) c'è un raduno di rappresentanti ebrei nel cimitero di Praga e un rabbino espone il modo in cui si attua un complotto ai danni dei non ebrei. La narrazione della riunione al cimitero (che peraltro plagiava un testo satirico di Maurice Joly contro Napoleone III cambiandone il bersaglio e rivolgendolo contro gli ebrei) fu in seguito presentata su un periodico come se si trattasse di un fatto reale. In seguito il fasullo discorso del rabbino comparirà nei famigerati Protocolli dei Savi di Sion.
Del libro di Joly e dei Protocolli parla anche Roberto Valle (pp.146-147) nel suo contributo compreso in questo volume (Dall'arte della congiura alla riproducibilità tecnica del complotto, pp.129-150). Valle ricorda, come esempio di “immaginario complottardo”, anche i Monita privata Societatis Jesu. Questo libretto anonimo del '600, che si presentava come una sorta di manuale redatto dai Gesuiti a uso interno per spiegare come agire per ottenere e consolidare una posizione di potere dell'ordine, era un falso scritto da un ex gesuita polacco, Hieronym Zahorowski (p.140).
Il volume include il saggio di Richard Hofstadter Lo stile paranoico della politica americana (pp.69-98), pubblicato nel 1964. L'autore ricorda diverse idee complottiste che si sono diffuse negli Stati Uniti. Sulla scia degli scritti di John Robison e Augustin Barruel, le idee su una presunta cospirazione mondiale degli Illuminati, la società segreta fondata da Adam Weishaupt, sbarcarono anche negli Stati Uniti “anche se non si sa se mai un membro degli Illuminati vi mise piede”. Tra coloro che scrissero contro questa immaginaria cospirazione ci fu il pastore Jedediah Morse (p.77). Oltre che contro Illuminati e massoni (pp.78-82), le idee complottiste si rivolsero anche contro i cattolici (pp.82-85). Tra chi parlava di una cospirazione cattolica contro gli Stati Uniti c'era Samuel Morse, figlio del citato Jedediah Morse e noto soprattutto per i suoi contributi nel campo della telegrafia (pp.82-83). Nella propaganda anticattolica si inserì il libro di una tale Maria Monk (Awful disclosures, 1836) nel quale l'autrice, che si presentava come una suora che aveva lasciato il convento, raccontava di preti che commettevano abusi sulle suore e di uccisioni dei bambini nati da tali atti. Le presunte memorie della presunta ex suora si rivelarono un falso (p.84). Circolò anche un'enciclica che sarebbe stata scritta da papa Leone XIII nella quale si incitavano i cattolici statunitensi a uccidere gli eretici: si trattava ovviamente di un falso (p.85). Il senatore Joseph McCarthy fu l'alfiere della paranoia anticomunista (pp.71-72, 87-88), caratteristica anche di organizzazioni come la John Birch Society (pp.88-89). Hofstadter ricorda che le proposte, negli anni '60, del senatore Thomas E. Dodd per un controllo sulla diffusione delle armi furono etichettate da parte di esponenti della destra come «un ulteriore tentativo da parte di un potere sovversivo di inglobarci in un governo socialista mondiale» (pp.70-71). Persino la fluorizzazione dell'acqua fu interpretata in chiave complottista sulla base della strampalata idea che il fluoruro, così assunto attraverso l'acqua potabile, avrebbe causato una maggiore suggestionabilità e sarebbe stato usato per “rendere le persone più vulnerabili agli ideali socialisti o comunisti” (p.71).
Di una reale cospirazione scrive Alessandro Campi (Una fonte machiavelliana in materia di cospirazioni e trame segrete: Erodoto e la congiura dei sette contro il falso Smerdi, pp.101-128 – Campi è autore anche di un altro saggio incluso nel volume, Congiura o complotto?, pp.21-36). Erodoto scrive che Cambise II aveva fatto uccidere in segreto il fratello minore Smerdi (o, nella versione persiana del nome, Bardiya) temendo che potesse sottrargli il trono del regno di Persia. Mentre Cambise era impegnato in una campagna militare, un uomo che si fece passare per Smerdi prese il potere e fu in seguito deposto con una cospirazione che portò sul trono Dario I. Pur con alcune differenze nello svolgimento degli eventi, le fonti antiche concordano nel dire che Smerdi era stato ucciso da Cambise e che l'uomo salito al trono con tale nome era un impostore. Campi, pur ritenendo che sia questa versione quella che “si può considerare credibile”, riferisce che è stata avanzata anche l'ipotesi che a prendere il potere sia stato il vero Smerdi (il che implicherebbe, ovviamente, che la notizia della sua uccisione macchinata dal fratello fosse falsa).
Il contributo di Valter Coralluzzo (Critica della ragion complottista: il caso 11 settembre, pp.151-196) esamina le tesi complottiste sugli attacchi terroristici dell'11 settembre, con particolare riferimento agli scritti del giornalista Giulietto Chiesa, e ne mette in luce l'infondatezza.
Nell'ultimo saggio contenuto nel volume (L'ossessione italiana per i complotti: da Machiavelli a Beppe Grillo, pp.197-223), Leonardo Varasano scrive della tendenza a vedere complotti dietro fatti di cronaca, sport, medicina e politica.