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MAH, n.44, giugno 2016, pp.1-4
LIBRI
Mario Cardano –
Nicola Pannofino, Piccole apostasie : il congedo dai nuovi movimenti religiosi,
Bologna : il Mulino, 2015
Il libro analizza le testimonianze di persone che descrivono
il loro distacco da un nuovo movimento religioso cui avevano aderito. I movimenti
di cui parla il libro sono Damanhur, i Testimoni di Geova, la Soka Gakkai (di
ispirazione buddista) e Scientology.
Alla comunità di Damanhur è dedicata la trattazione più
ampia. Nelle pagine ad essa dedicate emergono anche aspetti pseudoscientifici.
La dottrina lì insegnata, riferisce il libro, comprende richiami alla
fisica quantistica presentata però, come accade di frequente in ambienti
misticheggianti, “in un registro parascientifico”, con la menzione
(anch'essa consueta in tali ambienti) dell'idea di “sincronicità”
di Jung (pp.41-42). I damanhuriani sostengono anche di poter comunicare con
le piante (pp.179-180). Nel libro si legge che Damanhur non ritiene opportune
le donazioni di sangue e di organi (p.174) e vengono menzionate cabine terapeutiche
che permetterebbero (il condizionale è d'obbligo) di avere benefici sulla
salute (p.184). Si parla anche di fantasiose affermazioni su viaggi nel tempo
che avrebbero portato il fondatore Oberto Airaudi, noto anche come Falco Tarassaco
(i seguaci di Damanhur assumono il nome di un animale e di una pianta), addirittura
ad Atlantide (pp.149-150) e “la possibilità – offerta ad
alcuni damanhuriani – di ospitare nel proprio corpo, per qualche tempo,
lo spirito di un'entità aliena” (p.42). In tema di alieni, viene
menzionata una creatura extraterrestre di nome Enkidu, dall'aspetto simile a
quello di un gorilla, che avrebbe fatto la sua comparsa per dare un aiuto ad
Airaudi: qualche fuoriuscito ne parla dicendo, però, che era semplicemente
“uno dei fedelissimi di Airaudi […] opportunamente mascherato”
(pp.119-120, nota 13).
Se l'alieno dalle sembianze scimmiesche suscita comprensibili perplessità,
le testimonianze raccolte dagli autori mostrano che gli apostati danno comunque
credito ad affermazioni senza fondamento scientifico su presunte “energie”,
anche se le rivolgono contro la comunità che hanno lasciato. Uno di loro,
parlando del rito della “purificazione del cibo”, afferma che un
radioestesista aveva fatto con il pendolino “la misurazione del livello
energetico dei cibi, constatando il loro profondo depauperamento energetico”
(p.72) e sostiene che ciò veniva “fatto per un controllo sull'individuo”
(p.73). Un altro dice di aver provato il rito con i nomi di varie divinità,
sostenendo che quello che faceva diminuire maggiormente l'energia era quello
di Horus, il dio cui fa riferimento Damanhur (p.73). Anche i “self”,
monili portati dai damanhuriani, vengono ritenuti “strumenti di indebolimento
dell'energia vitale” (p.74). Due fuoriusciti “sostengono come, dopo
l'adesione a Damanhur, le loro capacità spirituali/esoteriche si siano
sensibilmente attenuate” (p.76). Secondo uno degli apostati intervistati
dagli autori, il tempio sotterraneo “funziona come un grandissimo accumulatore,
perché è messo in un posto geologico di una certa caratteristica”
e genera “un campo di frequenza di questo tipo attivato in una certa maniera,
è pericolosissimo […] E ricade comunque sulla popolazione che c'è
intorno, e non è certamente un ambiente favorevole allo sviluppo di nulla:
né della vita, né delle idee, né di tutto questo”
(p.74).
Dal momento che i fatti indicano che queste misteriose “energie”
non esistono, da una parte non hanno senso le affermazioni di chi sostiene che
abbiano un effetto positivo per le persone e dall'altra sono infondati pure
i timori dei fuoriusciti che ritengono che possano essere usate per nuocere.
Charles Seife, Le
menzogne del web : internet e il lato sbagliato dell'informazione, Torino
: Bollati Boringhieri, 2015
Internet è un mezzo straordinario per la diffusione delle
informazioni. Ciò vale per informazioni utili e preziose, ma vale ovviamente
anche per affermazioni prive di fondamento.
Un esempio citato dall'autore è quello del “morbo di Morgellons”,
una patologia inesistente (pp.73-75). “E' una malattia di internet.”
scrive Seife “E' un'allucinazione che probabilmente sarebbe scomparsa
da sola, invece grazie alla sua rapida diffusione sulla Rete ha cominciato a
vivere di vita propria. Quanti credevano alla sua esistenza si riunirono sotto
un vessillo comune, e la dimensione stessa del gruppo convinse i suoi membri
che la loro allucinazione collettiva fosse invece reale. Presto di formò
una grande comunità in cui una credenza bizzarra – che sotto la
pelle si muovessero organismi non identificabili – era considerata del
tutto normale”.
Seife osserva che “la Rete ha messo una fortissima pressione temporale
sugli organi d'informazione”. La fretta di dare la notizia, per non restare
indietro rispetto alla concorrenza, rischia di andare a discapito del controllo
che si dovrebbe fare sulle notizie (p.47; cfr p.135).
Nel 2011 giornali e tv con ampio pubblico, dal Guardian al New York Times, dalla
Cnn a Fox News si occuparono del caso di Amina Arraf, una donna lesbica siriano-americana
che teneva un blog con posizioni molto critiche nei confronti del paese in cui
veniva e che, a un certo punto, era stata fatta sparire. Mentre i media davano
rilievo alla vicenda e in internet crescevano le espressioni di solidarietà,
qualcuno esaminò la questione con più attenzione e notò
delle incongruenze. Saltò fuori che il computer da cui Amina aveva inviato
comunicazioni a un sito si trovava in Scozia e la persona ritratta nella “sua”
foto risultò essere una donna di Londra che era all'oscuro della storia.
Amina non esisteva: l'aveva inventata un dottorando dell'università di
Edimburgo che aveva pensato che le sue idee sulla situazione siriana sarebbero
state ritenute più degne di attenzione se avesse finto che fossero espresse
da un personaggio con le caratteristiche attribuite ad Amina (pp.49-51).
Wikipedia è un'ottima iniziativa e le sue pagine possono essere usate
con profitto per raccogliere informazioni. Va però usata con metodo (cosa
che, d'altra parte, vale per ogni fonte), tenendo presente che il fatto che
chiunque possa aggiornarla è una risorsa, ma può, in qualche caso,
diventare un rischio. Seife rammenta, per esempio, come ci siano casi di aziende
e politici che sono intervenuti sulle voci per indirizzarne il testo a loro
vantaggio (pp.39-41).
Nel libro l'autore porta diversi esempi di uso scorretto delle informazioni,
dai plagi (pp.83-97) alle foto manipolate presentate in articoli scientifici
– o che tali dovrebbero essere (pp.106-107).
Viene ricordata anche la beffa escogitata da Philip Davis e Kent Anderson che
avevano inviato a una rivista un articolo che “che era palesemente e completamente
assurdo, un susseguirsi di frasi senza senso e diagrammi incomprensibili”.
Nonostante ciò, la rivista, che pure diceva di avvalersi della peer review
(revisione effettuata da esperti nella materia), comunicò che avrebbe
pubblicato l'articolo una volta che l'autore avesse versato la tariffa prevista
per la pubblicazione (pp.108-109).
Alessandro Amato, Sotto
i nostri piedi : storie di terremoti, scienziati e ciarlatani, Torino :
Codice, 2016
Attualmente la scienza non conosce metodi per prevedere i terremoti.
C'è stato chi ha affermato di essere in grado di farlo, ma, purtroppo,
tali asserzioni non si sono dimostrate fondate.
Un personaggio noto a questo proposito è quello di Raffaele Bendandi
(pp.69-77). Un episodio spesso citato è quello della previsione che Bendandi
fece il 20 dicembre del 1923 in presenza di testimoni davanti a un notaio. Per
il periodo che andava da quella data al 10 gennaio del 1924, indicò due
“manifestazioni telluriche […]: la prima il 21 dicembre, cioè
domani stesso di origine Americana (centro d'America). La seconda invece più
importante come intensità, il 2 gennaio con probabile epicentro nella
Penisola Balcanica, o tutt'al più nell'Egeo”. Il verificarsi di
un terremoto di magnitudine 5,5 nelle Marche il 2 gennaio fu presentato come
un successo del pronostico.
In realtà, come osserva l'autore del libro, il sismologo Alessandro Amato,
queste previsioni sono espresse in modo così vago per quanto riguarda
l'area geografica e l'intensità che di fatto si dovrebbe scartarle subito
come “non previsioni”. Amato è andato alla ricerca dei terremoti
avvenuti in quel periodo trovandole uno solo di notevole intensità (magnitudo
6,5), verificatosi il 28 dicembre 1923 nel Tagikistan. Il più significativo
terremoto del periodo su cui si estendeva la previsione, dunque, non era stato
previsto da Bendandi. Per quanto riguarda l'America, ci fu verso la fine del
1923 un terremoto con magnitudine 5,7 in Messico, ma il 18 dicembre, quindi
due giorni prima che Bendandi affidasse al notaio la sua previsione. Il terremoto
delle Marche del 2 gennaio fu presentato come un successo per la previsione
di Bendandi, ma in realtà nel pronostico fatto davanti al notaio si parlava,
come si è detto, di “epicentro nella Penisola Balcanica, o tutt'al
più nell'Egeo”.
Anche se le previsioni non potevano affatto dirsi azzeccate, si affermò
comunque “il mito di Bendandi, alimentato dalla retorica fascista”
(p.69) che voleva accreditare il caso, in realtà privo di valore, come
un esempio del “genio italico”. Vennero pubblicati articoli che
“prendevano le parti dello scienziato fai-da-te” contro i veri esperti
che facevano notare l'infondatezza del metodo di Bendandi (p.75). In seguito,
però, “i falsi allarmi divennero un problema, per questioni di
ordine pubblico e di produttività”, e nel 1926 Bendandi fu “severamente
diffidato” affinché non lanciasse più le sue previsioni
(p.74).
Il programma televisivo di Rai Due “Voyager”, che, scrive l'autore,
“ha fatto la sua fortuna sul sensazionalismo”, presenta spesso personaggi
che hanno proposto idee in contrasto con quelle condivise nel mondo scientifico.
Non sorprende quindi che abbia parlato anche di Bendandi (puntata del 28 settembre
2009; il servizio è stato riproposto in quella del 13 ottobre 2010 –
ndr) presentandolo, dice con disappunto Amato, “come un geniale scienziato
fai da te, incompreso e combattuto dalla scienza ufficiale” (p.79; cfr
p.85).
Un altro caso “televisivo” riferito dall'autore è quello
di una puntata del 1989 del programma “Alla ricerca dell'arca” nella
quale si parlò del metodo VAN (dalle iniziali dei cognomi di Panagiotis
Varotsos, Kaisar Alexopoulos e Konstantinos Nomikos), basato sui segnali elettrosismici
(SES). Benché fosse “ben lungi dall'essere verificato e accettato
dalla comunità scientifica”, il metodo VAN fu presentato come un
“metodo infallibile per prevedere i terremoti” e durante la trasmissione
il vulcanologo Haroun Tazieff, che ne era un sostenitore, attaccò con
toni sopra le righe gli studiosi che, sulla scorta dei dati scientifici, esprimevano
dubbi e invitavano alla prudenza, Enzo Boschi, presidente dell'Istituto nazionale
di geofisica, e Franco Barberi, a capo del gruppo nazionale per la vulcanologia,
ai quali “era toccata la parte dello scienziato cattivo” (pp.91-95,
99-101).
Lo statunitense Iben Browning previde per il dicembre del 1990 un grande terremoto
sulla faglia di New Madrid. Anche se le idee su una ciclicità dei grandi
eventi sismici su cui si basava non avevano riscontro scientifico, il pronostico
di Browning ebbe una certa risonanza, ma, ovviamente, risultò sbagliato
(pp.83-85).
Ai tempi del terremoto dell'Aquila del 2009 si parlò molto di Giampaolo
Giuliani (pp.204-206), “che sosteneva di poter prevedere i terremoti con
dei rivelatori di gas radon di sua costruzione”. Lo “studio del
radon come possibile precursore sismico”, ricorda Amato, non era un'idea
nuova, ma “allo stato attuale e dopo decenni di misure in tutto il mondo,
non esiste una chiara catena causale tra variazione di radon e terremoti”.
Per quanto riguarda le previsioni di Giuliani, l'autore spiega che quelle relative
a scosse di bassa intensità non sono rilevanti: nel corso di una sequenza
ci si aspetta che ci siano e quindi “ pronosticare che il giorno dopo
ce ne sarà uno di magnitudo 2 non è difficile”. Amato aggiunge
che Giuliani “riusciva comunque a non indovinarci”. Tenuto conto
di questo, l'unica previsione che si poteva definire tale era quella per Sulmona
che si rivelò errata.
Un capitolo del libro è dedicato ad “animali e terremoti”
(pp.105-120). E' infatti diffusa l'idea che prima di un terremoto gli animali
possano assumere comportamenti anomali e che, dunque, l'osservazione di tali
comportamenti potrebbe essere un prezioso avviso. Gli aneddoti sono numerosi,
ma una verifica rigorosa non è semplice.
Amato cita un articolo degli entomologi John B. Lighton e Frances D. Duncan:
mentre stavano studiando i movimenti delle formiche era capitato un potente
terremoto, ma i due studiosi non avevano osservato alcun effetto sugli insetti
né prima né durante le scosse. “Almeno per la specie e le
condizioni da noi esaminate,” scrissero nel loro articolo “esse
non possono essere usate come precursori affidabili e neanche come sensori di
terremoti” (p.115).
Si è parlato anche di comportamenti anomali dei rospi in occasione di
terremoti, ma, commenta Amato, non ci sono dati realmente significativi a sostenere
l'ipotesi (pp.116-119).
L'autore osserva che è possibile che un cane fermo e steso a terra possa
avvertire una prima onda sismica (onda P), più debole, mentre gli umani,
in piedi e magari in movimento, non la percepiscano e sentano solo la più
forte seconda onda (onda S). Se così fosse, chi vedesse un comportamento
strano del cane potrebbe pensare che ha “previsto” l'onda S, quando,
invece, avrebbe solo reagito alla precedente onda P. In ogni caso, precisa Amato,
“nessuno studio lo ha mai dimostrato” (p.108).
C'è stato chi ha affermato di poter addirittura allontanare i fenomeni
sismici. Pierluigi Ighina propose delle “valvole antisismiche” che,
a suo dire, avrebbero deviato i terremoti. Ovviamente si tratta di pure fantasie
(pp.169-170).
Sull'impianto di Gakona, in Alaska, per il programma Haarp (High-frequency active
auroral research program), un'installazione per lo studio della propagazione
delle onde radio nell'alta atmosfera, sono fiorite alcune leggende metropolitane
di stampo complottista. Una di queste racconta che le antenne di Haarp potrebbero
funzionare come un'arma provocando terremoti (pp.147-149).
Per il cantante Povia tutti noi potremmo essere responsabili dei terremoti:
“la Terra è anche popolata da 7 miliardi di persone che si muovono”,
scrisse su Facebook, “e questa potrebbe essere un'altra causa” (p.159).
Nel 1969 la veggente Elisabeth Stern disse che in una sua visione aveva visto
la California devastata da un potente terremoto. Aveva visto male, naturalmente:
profezia fallita (p.82).
Al sopra citato Bendandi venne attribuita la previsione di un terremoto a Roma
l'11 maggio 2011. In realtà non risulta che Bendandi abbia mai fatto
tale previsione, ma evidentemente a qualcuno era sembrato che la storiella potesse
fare presa maggiormente mettendo il nome di qualcuno che aveva fama (infondata,
come si è detto) di saper prevedere i terremoti. Come le vere previsioni
di Bendandi, anche questo pronostico apocrifo si è rivelato ovviamente
errato (pp.78-79, 85-89).