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MAH, n.23, marzo 2011, pp.1-3

Arte e misteri
GLI OCCHI DELLA GIOCONDA
a cura della redazione

Attorno a Leonardo da Vinci e alle sue opere è nato un folclore che va continuamente arricchendosi di nuovi elementi.
C’è, per esempio, chi, come Lillian Schwartz e Vittoria Hazel (che si è guadagnata anche un passaggio in televisione nella puntata del 22 febbraio 2011 del programma di Italia 1 “Mistero”), sostiene che la Sindone sia stata dipinta da Leonardo, un’idea che richiede poi qualche acrobazia per rimediare a un evidente anacronismo, dato che la presenza della Sindone è attestata alla metà del XIV secolo e Leonardo è nato un secolo dopo.
C’è chi gli attribuisce un ruolo in presunte società segrete come il fantomatico Priorato di Sion, reso famoso dal romanzo campione di vendite di Dan Brown Il codice Da Vinci.
Un’altra affermazione “alternativa” accolta nel libro di Brown è quella secondo la quale la figura vicino a Gesù nell’Ultima cena non sarebbe Giovanni, bensì Maria Maddalena, e ciò indicherebbe che Leonardo credeva che la Maddalena fosse stata la compagna di Gesù, un’idea che ha ottenuto una notevole popolarità, ma che è basata su interpretazioni arbitrarie di testi peraltro tardivi. Certamente Leonardo non aveva in mente queste fantasie quando dipinse l’apostolo Giovanni e l’aspetto ritenuto “femmineo” da chi sostiene che si tratti della Maddalena è, in realtà, semplicemente giovanile.
Un altro scrittore, Javier Serra, autore del romanzo La cena segreta, ha proposto di abbinare a ogni apostolo un appellativo e quindi, partendo dal lato destro del dipinto, fare un acrostico: Simone è Confector, Giuda Taddeo è Occultator, Matteo è Navus e così via fino a comporre con le iniziali la parola “Consolamentum”, il sacramento dei Catari ai quali, secondo Sierra, Leonardo si sarebbe avvicinato. Un gioco enigmistico come questo può offrire uno spunto per un romanzo, ma è decisamente troppo labile per costituire non solo una prova, ma neppure un indizio, di una presunta vicinanza di Leonardo a un movimento religioso che, ai suoi tempi, era ormai estinto.
Un tale Slavisa Pesci, affiancando a parti dell’Ultima Cena la loro immagine speculare, ha scorto la sagoma di una coppa, ovviamente interpretata come il Graal, oppure una figura umana che altro non poteva essere che un cavaliere templare. Si tratta del noto fenomeno della pareidolia, in virtù del quale si tende a vedere forme di oggetti o esseri conosciuti all’interno di immagini, come quando l’aspetto di una nuvola o di una sua parte ricorda un volto umano o un animale.
Più originale, ma non molto più convincente, è l’idea di Giovanni Maria Pala, esposta anche in un libro del 2007 intitolato La musica celata, secondo la quale la posizione dei pani e delle mani nel dipinto di Leonardo corrisponderebbe a quella di note musicali che comporrebbero un inno.
Tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 è arrivata alla ribalta la storia di Silvano Vinceti, presidente di un’associazione dall’altisonante nome di Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni storici culturali e ambientali, che afferma di aver trovato delle lettere tracciate negli occhi della Gioconda. La notizia è stata lanciata dall’Ansa l’11 dicembre 2010. Secondo Vinceti nell’occhio destro (“sinistro per chi guarda il quadro”, precisa l’articolo – erroneamente: semmai è a sinistra nel quadro, ma sempre occhio destro, ovviamente, rimane) ci sarebbero le lettere LV, che potrebbero essere le iniziali di Leonardo da Vinci, e nell’occhio sinistro le lettere CE oppure la lettera B.
Il 24 dicembre, in un comunicato del suo comitato, Vinceti ribadisce la presenza di lettere negli occhi, ma, curiosamente, dà delle lettere diverse. Dice infatti che “nell’occhio destro per chi guarda il quadro” (espressione che, in modo inesatto, come detto prima, dovrebbe indicare l’occhio sinistro della donna ritratta) ci sarebbe una S, che “dovrebbe rinviare agli Sforza” e che secondo Vinceti indicherebbe “che la Gioconda dovrebbe essere stata iniziata nel periodo di presenza di Leonardo a
Milano (1482-1499) o, pur se meno probabile, nel successivo periodo della sua presenza
presso la corte degli Sforza (1506-1507)”. Invece “nell’occhio sinistro” (che, in base alla terminologia usata nel comunicato, dovrebbe quindi essere il destro) “pur se sussistono alcune difficoltà di chiarezza, comprensibili dopo 500 anni e la inevitabile azione corrosiva degli agenti atmosferici e umani, emerge maggiormente rimarcata la lettera L come Leonardo”.
In una conferenza stampa del 2 febbraio 2011 emergono poi nuove interpretazioni delle due lettere. Secondo Vinceti, per quanto nel ritratto si possa “forse trovare la presenza di Lisa Gherardini, moglie di Francesco del Giocondo” (l’identificazione tradizionale e più accreditata dagli studiosi per la donna del dipinto, conosciuto infatti come Gioconda o Monna Lisa), l’opera non ne sarebbe “un ritratto fedele” e nell’eseguirla Leonardo si sarebbe ispirato ai tratti del volto del suo allievo Gian Giacomo Caprotti detto il Salaì. La S da lui trovata in un occhio starebbe quindi per Salaì, mentre la L trovata nell’altro rinvierebbe a Lisa Gherardini, ma anche,“in una forma psicologico-esistenziale” (sic), a Leonardo stesso.
A giudicare dai cambiamenti di rotta effettuati, sembra dunque che, nonostante quanto egli affermi, neppure per lo stesso Vinceti sia così chiara la presenza delle lettere negli occhi della Gioconda e la loro interpretazione.
Alla ricerca delle lettere celate negli occhi si è unita anche la storica dell’arte Carla Glori che vi ha trovato una S e una G, da lei interpretate come le iniziali di (Bianca) Giovanna Sforza che sarebbe, secondo lei, la donna ritratta da Leonardo. Un’altra lettera ancora, dunque, e un’interpretazione diversa.
Tutto porta a concludere che anche per le lettere negli occhi della Gioconda si tratta di pareidolia. Più che negli occhi dipinti da Leonardo, le lettere sono in quelli di chi guarda, che trasformano segni casuali in lettere.
L’unica cosa che queste teorie realmente riescono a provare è, insomma, che unire il nome di Leonardo ad affermazioni su presunti misteri e messaggi nascosti riesce ad attrarre l’attenzione dei media anche se tali affermazioni mancano di fondamento.

FONTI:
- Sacra Sindone: secondo uno studio USA il volto è quello di Leonardo da Vinci, Corriere.it, 1 luglio 2009: http://www.corriere.it/cronache/09_luglio_01/sacra_sindone_leonardo_studio_usa_ c64313ac-662c-11de-8bcb-00144f02aabc.shtml
- Cristina Argento, «Così Leonardo creò la Sindone», Corriere.it, 2 luglio 2009: http://www.corriere.it/cronache/09_luglio_02/sindone_leonardo_haziel_4bd6a8bc-66f5-11de-9708-00144f02aabc.shtml
- Pierluigi Panza, L’ultima cena di Leonardo il Cataro, “Corriere della Sera”, 1 luglio 2005, p.35.
- Giorgio Ieranò, L’Ultima cena, “Panorama”, 9 agosto 2007, pp.130-132.
- Alessio Conca, Che musica, l’Ultima cena, “La Provincia” (Como), 15 novembre 2007, p.41 (intervista a Giovanni Maria Pala)
- Nick Pisa, The real-life Da Vinci Code: Art historian claims to have unlocked the mystery of Mona Lisa's identity, Mail online, 10 gennaio 2011: http://www.dailymail.co.uk/news/article-1345558/The-real-life-Da-Vinci-Code-Art-historian-claims-unlocked-mystery-Mona-Lisas-identity.html
- Silvia Lambertucci, Mistero Gioconda : simboli negli occhi, Ansa.it, 11 dicembre 2010:
http:// www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cultura/2010/12/11/visualizza_new.html_1670808465.html
- Comunicati del Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni storici culturali e ambientali: http://www.convab.it

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