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MAH, n.15, marzo 2009, pp.1-3
Complottismo
PSICHIATRIA, PSICOLOGIA,
SCIENTOLOGY
a cura della redazione
Dal 7 al 28 febbraio 2009 è stata presentata a Como, nella ex chiesa
di San Francesco, la mostra itinerante “Psichiatria: un viaggio senza
ritorno”, organizzata dal Comitato dei cittadini per i diritti umani (Ccdu),
filiale italiana della Citizens Commission on Human Rights (Cchr), fondata dalla
controversa “chiesa” di Scientology nel 1969.
Grandi pannelli e filmati mostrano una serie di pratiche barbare impiegate in
applicazioni snaturate della psichiatria. E’ ovviamente legittima la denuncia
di molti abusi che sono stati perpetrati in nome della psichiatria. Tuttavia
è evidente che la mostra in questione fa un uso strumentale di queste
dolorose vicende per portare un attacco indiscriminato contro la psichiatria
e la psicologia, nell’ottica dell’ideologia di Scientology. Psicologi
e psichiatri sono presentati come una sorta di setta che dal ‘700 ordisce
complotti contro l’umanità ed è responsabile di ogni male.
Un espediente ampiamente impiegato è quello della indebita generalizzazione.
E’ ovviamente possibile trovare uno o più psicologi o psichiatri
che abbiano appoggiato ideologie inaccettabili o che si siano macchiati di crimini
(e lo stesso si potrebbe fare per qualunque altra professione), ma questo non
significa ovviamente che tutti gli psicologi e gli psichiatri la pensino o agiscano
in quel modo né che la psicologia e la psichiatria implichino quei comportamenti
individuali.
Invece in un opuscolo che espone le idee presentate alla mostra (Psichiatria
: un’industria di morte, Los Angeles : Cchr, 2006, unito a un dvd),
ovunque si riesca in qualche modo ad associare a qualcosa di negativo uno psichiatra,
si passa senza problemi ad accusarne gli psichiatri.
L’eugenetica? “Finanziati da potenti famiglie, gli psichiatri hanno
promosso l’eugenetica” (p.9).
Il nazismo? “Gli psichiatri tedeschi iniziarono il loro sterminio sterilizzando
i malati mentali e trovarono, nel regime nazista, un ben disposto collaboratore
per i loro piani di eugenetica” (p.9).
Le guerre nella ex Jugoslavia? Radovan Karadzic era uno psichiatra e quindi
“gli psichiatri serbi organizzarono una guerra che risulto in più
di 110.000 morti […]. Ancora una volta i turbamenti nei Balcani furono
perpetrati dalla psichiatria eugenetica […]” (p.23).
Il terrorismo islamico? Per il comitato creato da Scientology, la colpa è
ancora di psichiatri e psicologi: “l’investigazione rivela un’influenza
spesso nascosta di trattamenti psichiatrici o dell’indottrinamento psicologico
dietro il terrore”. Il braccio destro di Bin Laden è “lo
psichiatra egiziano Ayman al-Zawahiri” e “la mente dietro le esplosioni
dell’11 Marzo 2004 a Madrid […] fu lo psichiatra marocchino Abu
Hafiza” (p.42).
Gli psichiatri e gli psicologi sono accusati di essersi infiltrati nelle scuole,
di aver inventato l’Adhd (disturbo di deficit dell’attenzione e
iperattività) e di aver fatto in gran quantità diagnosi di questo
disturbo, seguite da prescrizioni di psicofarmaci, sulla base dei “loro
test ingannevoli” (pp.56-59).
Un altro opuscolo distribuito alla mostra (Danneggiare i giovani : come
la psichiatria può distruggere la mente, Milano : Ccdu, 2004) conclude
la sua esposizione citando il guru dell’“antipsichiatria”
Thomas Szasz: “La psichiatria e la psicologia infantile, non possono essere
corrette... Devono essere abolite” (p.14) e nelle raccomandazioni finali
sostiene: “Psichiatria e psicologia dovrebbero essere eliminate da tutti
i sistemi educativi, ed i loro metodi coercitivi non funzionali non dovrebbero
mai essere finanziati dallo stato” (p.15).
Ad un problema senza dubbio serio (la somministrazione di farmaci a bambini),
insomma, si offre una risposta non solo sbagliata, ma anche dannosa per i bambini
stessi.
Lascia quindi perplessi che la mostra abbia ricevuto il patrocinio della Regione
Lombardia (famiglia e solidarietà sociale), della provincia di Como (assessorato
a servizi sociali, sanità, pari opportunità) e del comune di Como
(assessorato alla cultura).
“La concessione del patrocinio da parte di un ente pubblico non significa
condividere la causa del proponente dell’iniziativa” ci dice l’assessore
provinciale ai servizi sociali, sanità e pari opportunità Simona
Saladini. L’affermazione in sé non è molto convincente,
ma suona comunque come una salutare presa di distanze, tanto più in quanto
l’assessore prosegue parlando di iniziative in collaborazione con il Dipartimento
di salute mentale dell’Ospedale Sant’Anna.
L’assessore alla famiglia e alle politiche educative del comune di Como
Anna Veronelli non esita a riconoscere la fondatezza dei nostri dubbi e ci riferisce
che non era al corrente del fatto che il Comitato dei cittadini per i diritti
umani fosse una creazione di Scientology: “Ho incontrato una sola volta
il rappresentante del Comitato che mi è stato presentato dalla presidente
del Tribunale del Bambino […]. Né l’uno né l’altra
hanno fatto alcun riferimento a Scientology: sono venuta a sapere del legame
tra questa associazione e il Comitato solo a mostra già inaugurata”.
In un comunicato pubblicato sul notiziario comunale del 12 febbraio, il sindaco
Stefano Bruni afferma che “quando ci è stato presentato il patrocinio
in Giunta non sono stati illustrati elementi sufficienti per collegare l’iniziativa
al movimento di Scientology” e l’assessore alla cultura Sergio Gaddi
dice che mancavano “informazioni sulla reale natura dell’evento”.
La presidente dell’associazione “Tribunale del bambino”, Maura
Quartapelle, che si dice tuttora convinta della validità della mostra,
replica che aveva consegnato al Comune “opuscoli e libri, gli stessi che
erano in vendita alla mostra”, e da questi risultavano chiaramente le
idee del Ccdu e il suo legame con Scientology. In ogni caso le informazioni
non erano certo difficili da reperire: bastava una manciata di secondi in internet
per scoprire tale legame e in breve tempo si poteva trovare in rete materiale
sufficiente per rendersi conto dei contenuti della mostra.
Insomma, almeno per quanto riguarda Comune e Provincia (dalla Regione, almeno
sino al momento in cui pubblichiamo questo articolo, dopo più di un mese
dalla nostra richiesta, non abbiamo ricevuto alcuna risposta), si può
senza dubbio rimproverare loro una certa superficialità, ma non l’adesione
alle pericolose tesi del Ccdu, e, da parte sua, il comitato di Scientology non
può vantare il patrocinio concesso come un riconoscimento istituzionale
alla sua campagna contro la psichiatria.
Alla mostra era presente anche il libro PsiCosa? PsiCome? …PsiChi?
(Edicomprint, 2008), realizzato nell’ambito di “Perché non
accada”, una campagna sull’Adhd promossa dal Ccdu. Nella parte centrale,
con testi di Roberto Cestari, sono illustrati temi e finalità della campagna.
Anche se il tono è meno virulento che nelle due pubblicazioni più
sopra menzionate e non si arriva ad affermazioni tanto estreme, il modo in cui
viene trattato l’argomento è discutibile.
Per fare un solo esempio, a leggere queste pagine, sembrerebbe che psichiatri
e psicologi ritengano che sia possibile fare una diagnosi sulla sola base di
un test. Questo, in effetti, sarebbe preoccupante. Ma è proprio così?
“I test non danno delle etichette, aiutano solo a orientare il professionista,
ma questo psicologi e psichiatri lo sanno benissimo” ci dice la psicologa
Silvia Bianconcini, autrice del libro Psicobufale (che abbiamo recensito
sul n.13 di “Mah”) “Uno psicologo sa che una diagnosi
si fa solo raccogliendo una infinità di elementi”.
E se lo psicologo fosse chiamato a valutare dei test distribuiti in una scuola
senza avere a disposizione questa infinità di elementi? “Se non
ci sono le condizioni adeguate per lavorare” afferma decisa Bianconcini
“egli deve rifiutare l’incarico che gli viene assegnato (deve, non
può: è un obbligo esplicito del nostro codice deontologico). Dunque
se ritiene che la scuola non offra garanzie sufficienti per applicare il test
in modo serio egli si astiene dall’usarlo. Se lo fa nonostante le condizioni
inadeguate e se qualcuno lo segnala all’Ordine, rischia delle sanzioni
anche pesanti”. Insomma, il problema non è tanto il test, ma chi
lo usa. “Io mi preoccuperei proprio di questo: che chi fa diagnosi fosse
uno preparato e competente” dice la psicologa “Se il test lo usa
qualcuno che ha la formazione necessaria, che sa quel che sta facendo, che conosce
i limiti dei suoi strumenti, che è autorizzato dalla legge e che risponde
davanti alla legge di eventuali usi scorretti (uno psicologo, insomma) non vedo
proprio il problema”.
La campagna “Perché non accada” ha raccolto il patrocinio
di diversi enti pubblici e l’adesione di vari autori di fumetti e personaggi
del mondo dello spettacolo e dello sport.
Tra questi c’è l’apneista Umberto Pelizzari che, però,
dopo aver ricevuto informazioni più complete sulle affermazioni della
campagna e sulle posizioni del Ccdu, ha chiesto che il suo nome fosse tolto
dall’elenco dei sostenitori (richiesta che il sito non ha ancora accolto).
Silver ha anche scritto per il libro una storia a fumetti con il suo noto personaggio
Lupo Alberto, che appare sulla copertina. Nel fumetto c’è un folle
topo psichiatra, il dottor Mouse, che inventa malattie inesistenti, fa diagnosi
semplicemente sulla base di un test e prescrive con larghezza farmaci, con vantaggio
economico suo e del farmacista. Insomma, fa quello che il Ccdu imputa agli psichiatri
in generale. Silver, però, ci dice che, se ha dato e conferma il suo
sostegno alla campagna è perché ritiene che abbia la finalità
di “tutelare i bambini” da “questa ‘moda’ dell’ADHD
di importazione USA” e non di “criminalizzare una categoria medica”.
Precisa che la sua adesione non implica alcuna vicinanza al Ccdu, “sigla
di cui non conosco natura, finalità o ideologia” e conclude in
modo lapidario: “Lupo Alberto e Scientology non hanno proprio nulla da
spartire”.
L’assessore alla salute e sanità della regione Piemonte Eleonora
Artesio ci dice che il patrocinio alla campagna “Perché non accada”
è stato concesso perché si è ritenuto condivisibile il
fine di “evitare l’abuso di prescrizioni di farmaci psicotropi nei
bambini”. Aggiunge però anche che “indipendentemente dalla
campagna”, il suo assessorato “condivide lo stile di lavoro dei
servizi di NPI” (neuropsichiatria infantile), riconoscendo che attuano
“un preciso iter diagnostico che, solo dopo la constatazione del fallimento
o della scarsa efficacia degli interventi multimodali […], prevede come
ultima risorsa l’utilizzo del farmaco”. Si può quindi discutere
sull’opportunità del patrocinio, ma certamente il Ccdu non può
vantare il consenso della regione Piemonte nella sua crociata antipsichiatrica
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