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MAH, n.11, marzo 2008, pp.3-4
LIBRI
John Lloyd e John Mitchinson, Il libro dell’ignoranza,
Torino : Einaudi, 2007.
Il libro raccoglie una lunga serie di domande le cui risposte possono rivelarsi
inattese, cogliendo anche l’occasione per smentire delle affermazioni
che si sentono ripetere frequentemente.
Una leggenda molto diffusa, per esempio, dice che la Muraglia Cinese è
l’unica opera umana visibile dalla Luna, ma “a un’altitudine
di sole poche migliaia di chilometri una volta lasciata l’orbita terrestre,
non è possibile vedere alcun oggetto realizzato dall’uomo. Dalla
luna […] quasi non si vedono neanche i continenti”. E, aggiungono
gli autori, non c’è neppure “nessun posto a metà strada
da dove si veda «solo» la Grande Muraglia” e nessuna altra
opera (p.20). Abbastanza conosciuta è anche la storia che vorrebbe che
il naso della Sfinge sia andato distrutto durante la campagna napoleonica in
Egitto, ma un’immagine del 1737, prima che Napoleone nascesse, la mostra
già senza e “probabilmente il naso mancava già da secoli”
(pp.67-68).
E. J. Wagner, La scienza di Sherlock Holmes,
Torino : Bollati Boringhieri, 2007.
L’applicazione del metodo scientifico ha permesso e permette di risolvere
indagini di polizia. Opportune analisi possono rivelare se e quali veleni sono
stati impiegati o far sapere se una macchia è di sangue e se si tratta
di sangue umano o di animale e l’osservazione degli insetti presenti su
un cadavere può indicare quando è avvenuta la morte. Le impronte
digitali permettono di accertare che una persona era presente in un luogo o
aveva toccato un oggetto. Gli studi balistici forniscono informazioni sulle
armi usate.
L’autrice del libro, docente di storia del crimine alla Stony Brook University
di New York, mette anche in guardia da affermazioni pseudoscientifiche, invitando,
per esempio, a distinguere nettamente tra la perizia grafica, che può
indicare se due scritti provengono dalla stessa mano studiando il modo di tracciare
le lettere, e la grafologia, che pretende di ricavare dal modo di scrivere informazioni
sulle caratteristiche dello scrivente: “La frequente affermazione supplementare
dei grafologi, secondo cui dalla grafia si possono evincere i tratti psicologici,
non ha basi empiriche: come l’astrologia, appartiene al regno delle pseudoscienze”
(p.161).
Ad alcuni casi di teorie infondate è dedicato l’ultimo capitolo
del libro (Mito, medicina e omicidio). Si parla della frenologia di
Franz Joseph Gall (pp.182-184) e delle teorie sui criminali di Richard Dugdale
e di Cesare Lombroso (pp.186-188). Si ricorda come fosse una credenza diffusa
che le unghie e i capelli continuassero a crescere anche dopo la morte (pp.196-197).
Una teoria decisamente curiosa era quella della “fotografia oculare”
del morente, che sosteneva che nell’occhio di una persona rimanesse impressa
l’ultima immagine vista e che questa poteva essere letta e, nel caso di
omicidio, avrebbe potuto mostrare il volto dell’assassino (pp.197-200).
James McConnachie e Robin Tudge, Complotti e cospirazioni,
edizione italiana a cura di Antonio Fortichiari, Milano : Vallardi, 2007.
Ci sono complotti accertati, come quelli organizzati dalla Cia per uccidere
Fidel Castro. Ci sono casi in cui probabilmente qualche governante non ha detto
proprio la verità. Ci sono anche numerosissimi complotti che esistono
solo nella mente di chi ne parla, perché se ne è davvero convinto
o per vendere i suoi libri su questi presunti segreti. Le teorie del complotto
sono un fenomeno assai diffuso. I loro sostenitori raccontano le loro presunte
verità in libri e programmi televisivi e, soprattutto, attraverso internet.
Il libro di McConnachie e Tudge è una guida molto ricca a cospirazioni
e teorie cospirative, comprendente anche una sezione sull’Italia, curata
da Antonio Fortichiari. Si va dalla maledizione di Tutankhamon all’assassinio
di John Kennedy, dai rotoli del Mar Morto a banche e gruppi di potere più
o meno segreti, dall’Mk-Ultra a Haarp. C’è chi vede ovunque
templari, massoni e illuminati, chi crede che la Chiesa abbia cancellato le
prove del matrimonio tra Gesù e Maria Maddalena, chi afferma che il governo
statunitense tiene nascoste le prove dell’esistenza degli alieni. Alcune
teorie sono talmente strampalate che possono strappare un sorriso. Altre sono
preoccupanti e pericolose: nel mondo arabo, per esempio, gli antisemiti fanno
ancora ricorso ai Protocolli dei savi di Sion, un vecchio e mal fatto
falso in cui si parla di un complotto ebraico per asservire le altre etnie.
Stephen Jay Gould, Le pietre false di Marrakech
: appunti di storia naturale, Milano : il Saggiatore, 2007 (tit. orig.
The Lying Stones of Marrakech, 2000).
Le pietre che danno il titolo al primo saggio di questo volume e al volume intero
sono falsi fossili che Stephen Jay Gould (1941-2002) scoprì essere prodotti
e venduti in grande quantità in Marocco. “I falsi fossili”
racconta l’autore “sono calchi in gesso, spesso fatti molto bene.
(Lo scinco da me comprato […] dev’essere stato realizzato con un
calco da un esemplare vero, perché con una lente d’ingrandimento
si possono vedere i singoli pori e le squame della pelle.) Il falsario taglia
una superficie piana su una pietra e poi vi incolla il calco in gesso”.
La produzione di fossili falsi non è un’idea nuova. Gould ricorda
un caso celebre che risale al ‘700, quello di Johann Beringer. Questo
professore tedesco aveva trovato dei fossili straordinari, che mostravano “caratteri
di anatomia molle che non erano mai osservati in fossili convenzionali”.
Per esempio, si poteva vedere l’aspetto esteriore, e non solo lo scheletro,
di un sauro oppure ammirare, oltre al ragno, addirittura la ragnatela. E che
dire delle immagini fossili di sole, luna e comete e persino del tetragramma
del nome di Dio (YHWH)? Nulla di simile era mai stato trovato e lo stesso Beringer
osservò che «le figure espresse su queste pietre, e specialmente
quelle di insetti, sono adattate così esattamente alle dimensioni delle
pietre stesse che si giurerebbe siano opera di uno scultore molto meticolose»
ed era pure al corrente di «una voce che circolava in città […]
che tutte queste pietre […] erano state scolpite a mano recentemente».
Tuttavia, invece di insospettirsi, Beringer pensò di avere fatto una
scoperta eccezionale e la celebrò dando alle stampe un libro (Litographiae
Wirceburgensis […] specimen primum, 1726). Emerse poi la verità.
I “fossili” erano falsi: due colleghi che trovavano Beringer assai
arrogante avevano voluto vendicarsi ordendo questo raggiro ai suoi danni.
In altri saggi di questa raccolta, Gould si occupa di Alfred Russel Wallace
e di Charles Benedict Davenport. Wallace, il naturalista che elaborò
la teoria della selezione naturale indipendentemente da Darwin e prima che Darwin
la pubblicasse, lasciò “un gran numero di scritti disparati per
contenuto e qualità”, mostrando saggezza, per esempio “nel
confutare le idee di Percival Lowell sui costruttori di canali marziani”,
ma anche “una varietà di concezioni […] bizzarre […]
fra cui la frenologia e lo spiritismo” e l’opposizione alla vaccinazione.
Davenport, ritenuto “fra i massimi genetisti americani”, fu un acceso
sostenitore dell’eugenetica e pretese di ricondurre determinati comportamenti
reputati dannosi per la società, come la tendenza al nomadismo, con l’azione
di singoli geni. “Gli argomenti addotti da Davenport a sostegno di una
base genetica appaiono sorprendentemente deboli, anche se giudicati in rapporto
ai criteri della sua generazione” commenta Gould, che nota come l’opera
di Davenport “scivolasse facilmente da una presunta documentazione scientifica
al sostegno aperto a una certa politica” appoggiata dai suoi ricchi finanziatori
e contrassegnata dall’ostilità all’immigrazione di certi
gruppi etnici.
Gould respinge la “tesi che un particolare fenomeno sia causato da un
gene definito, piuttosto che da un miscuglio complesso e inestricabile di eredità
e circostanze sociali”, e sostiene che anche attribuire percentuali all’influenza
dell’una e delle altre, rientra nel campo delle “affermazioni del
tutto prive di senso”: “le totalità risultanti” sono
“irriducibili alle componenti separate”.