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MAH, n.8, giugno 2007, pp.3-4
LIBRI
L’enigma della Maddalena,
a cura di Dan Burstein e Arne J. De Keijzer, Milano : Sperling & Kupfer,
2006.
Uno degli effetti del grande successo del romanzo di Dan Brown Il codice
da Vinci è stato quello di accrescere l’interesse nei confronti
di Maria Maddalena. Dan Burstein e Arne J. De Keijzer, già curatori di
un libro dedicato ai “segreti” del romanzo citato, hanno raccolto
una serie di contributi che ci mostrano come spesso la Maddalena sia stata però
reinterpretata o, per meglio dire, reinventata, in particolare per presentarla
come la sposa di Gesù.
Margaret Starbird è tra coloro che sostengono questa tesi e ritiene di
potere suffragarla collegando l’episodio dell’unzione di Betania
(Mc 14, 3-9; Mt 26, 6-13; Gv 12, 1-8) ai culti della fertilità del Vicino
Oriente nei quali “l’unzione del sovrano sacro era prerogativa della
sposa” (p.72). Il parallelo è però davvero troppo debole
e comunque, anche se fosse accettabile (e non lo è), non riguarderebbe
la Maddalena. Nel Vangelo di Marco, citato dalla Starbird, si parla semplicemente
di “una donna” e così è in Matteo. Nel Vangelo di
Giovanni protagonista dell’episodio è una Maria, ma non Maria Maddalena,
bensì Maria di Betania, sorella di Marta e di Lazzaro.
E’ possibile che la Starbird, pur nominando Marco, abbia in mente un passo
del vangelo di Luca (Lc 7, 36-50), nel quale a ungere i piedi di Gesù
è “una peccatrice”. Papa Gregorio Magno ritenne che questa
peccatrice dovesse essere la Maddalena. Tale identificazione è però
arbitraria: non c’è nulla nel testo di Luca che la suggerisca.
La stessa Chiesa cattolica, nel 1969, ha abbandonato questa interpretazione
dichiarando priva di validità la secolare tradizione (cfr l’intervento
di Dan Burstein in questo volume, p.8).
Non più convincente è Nancy Qualls-Corbett, presentata come “analista
junghiana”, che scrive: “benché la sua immagine sia stata
offuscata dalle Scritture, penso che la Maddalena fosse dotata degli stessi
attributi della prostituta sacra” (p.67). E più avanti: “Il
femminino erotico, simboleggiato da Maria Maddalena, ci riconnette ad aspetti
del femminino divino sepolti nel nostro inconscio, nel nostro essere profondo,
come faceva la prostituta sacra” (p.69). Non riusciamo, però, a
trovare alcun fondamento per queste sue affermazioni.
Per quanto inattendibili, sono interpretazioni come queste a guadagnarsi maggiormente
l’attenzione dei media. Come osserva uno studioso serio come Philip Jenkins,
docente di storia e studi religiosi alla Pennsylvania State University, nell’intervista
raccolta in questo volume (con il significativo titolo Le più grandi
esagerazioni mai raccontate, pp.108-115), i giornalisti “tendono
anche a dare alle notizie un taglio scandalistico, in termini di scoperte stupefacenti,
con studiosi anticonformisti che sfidano coraggiosamente gli ambienti ufficiali
arroccati nel loro tradizionalismo, nuovi documenti che fanno tremare il mondo
accademico e così via. […] In realtà assai poco di quanto
è presentato come nuovo e rivoluzionario lo è davvero, ed è
anzi ben noto agli studiosi talvolta già da secoli” (p.112).
Gli autori che vogliono passare per anticonformisti fanno spesso riferimento
a vangeli non canonici opponendoli, come portatori di verità tenute nascoste,
a quelli canonici senza curarsi del contesto storico in cui sono stati scritti.
Come dice Jenkins, “i vangeli non sono tutti equivalenti, alcuni sono
molto più antichi di altri […]. Indubbiamente, i quattro vangeli
canonici sono più antichi […] di qualunque loro rivale, sebbene
un paio di frammenti dei vangeli egiziani contengano forse resti di altri testi
antichi” (p.110).
“Un testo come il Vangelo di Maria” spiega Jenkins a proposito del
vangelo che porta il nome della Maddalena “può dirci molto sugli
inizi del III secolo, ma nulla della figura storica di Maria Maddalena, morta
probabilmente duecento anni prima”. Un discorso analogo vale per i testi
di Nag Hammadi o per la Pistis Sophia che “ci mostra qualcosa della venerazione
che alcuni gnostici avevano per Maria [Maddalena], probabilmente nel III secolo,
ma […] nulla sulla vera donna che portò quel nome” (p.110).
Sophie Silcret-Grieu e Nathalie Szapiro-Manoukian, Una
mela al giorno : 100 false credenze sulla medicina che conviene dimenticare
alla svelta, Milano : Rizzoli, 2007.
L’intento del libro è riassunto nell’introduzione: “Fra
gli adagi dei nostri avi figurano […] un certo numero di luoghi comuni
che riguardano la salute. […] Alcune di esse, del resto, possono rivelarsi
pericolose, oltre che sbagliate. […] Abbiamo quindi analizzato attentamente
i più diffusi, perché riteniamo che, prima di confermarli o respingerli,
sia importante verificare in modo obiettivo: è una questione di principio,
ma anche, e soprattutto, di salute” (pp.9-10).
Le autrici, che sono medici, hanno preso in esame una lunga serie di affermazioni
largamente diffuse scoprendo che talvolta c’è del vero, ma in altri
casi si tratta di asserzioni infondate.
Chi non ha sentito dire che il pesce fa bene alla memoria perché è
ricco di fosforo? Tuttavia, fanno notare le autrici, da una parte il pesce è
ricco di fosforo, ma lo sono anche altri alimenti, e dall’altra il fosforo,
essendo “necessario al funzionamento delle cellule, è indispensabile
a tutti gli organi”, ma non esiste alcun legame specifico tra memoria
e assunzione di fosforo (pp.69-72).
Il pesce, come parte di una dieta equilibrata, fa comunque bene. In altri casi
le convinzioni tradizionali possono essere controproducenti. Chi ha il mal di
schiena dovrebbe provare a infilare una tavola di legno sotto il materasso?
Non serve a nulla, rispondono i due medici. Anzi, dormire su qualcosa di troppo
duro favorisce il sorgere di dolori lombari (pp.224-228).
E ancora: non è vero che mangiare arance alla sera fa male, i sonnambuli
non rischiano di morire se vengono svegliati mentre camminano addormentati,
la pipa non è meno pericolosa della sigaretta, il numero delle nascite
nelle notti di luna piena non è maggiore che nelle altre…
Sylvia Browne, Misteri e segreti del mondo,
Milano : A. Mondadori, 2007.
Sylvia Browne, una veggente famosa negli Stati Uniti, con questo libro vorrebbe
offrirci una spiegazione ad alcuni dei più popolari misteri (o presunti
tali), dalle piramidi a Stonehenge, dal triangolo delle Bermude ad Atlantide,
dal mostro del Loch Ness agli extraterrestri.
L’autrice dice di fondare le sue conclusioni su “fonti scientifiche”
(delle quali, a dire il vero, non abbiamo trovato traccia), sulle percezioni
medianiche sue e di sua nonna e su quanto le ha rivelato il suo spirito guida
Francine. Detto in altre parole, ha attinto idee da autori inaffidabili come
John Keel o Erich von Däniken e soprattutto da siti internet pieni di bufale
come crystalinks.com e world-mysteries.com e ne ha aggiunta qualcuna da lei
inventata.
Il mostro del Loch Ness ed altre creature leggendarie, secondo la Browne, sarebbero
dei tulpa, ovvero “pensieri che assumono forme corporee” (p.55).
Atlantide era una colonia di extraterrestri alti due o tre metri che potevano
vivere fino a 800 anni e “furono loro a costruire il portale del Traingolo
delle Bermuda” (pp.44-45). Il famoso triangolo sarebbe, secondo l’autrice
(che dice di avere avuto l’informazione da Francine), “un’«autostrada
intergalattica» in cui le persone possono spostarsi da un pianeta all’altro”
(p.33). L’autrice stessa (potevamo dubitarne?) ha avuto incontri ravvicinati
con alieni. Anche Francine e altri spiriti guida, ovviamente, hanno avuto a
che fare con esseri di altri pianeti (pp.87-95). Amenità di tal fatta
si incontrano in ogni pagina, con effetti talvolta piuttosto comici.
Non è invece per nulla divertente trovare infilate in mezzo a questo
cumulo di assurdità anche questioni di salute. L’autrice scrive
che le piramidi hanno poteri curativi (pp.125-126) e che si può essere
curati da medium in grado di “controllare l’energia cinetica”
(pp.152-153 – ma prima di usare a casaccio termini scientifici come “energia
cinetica” non sarebbe meglio controllarne il signficato su un’enciclopedia?).
Addirittura racconta di un uomo malato di un cancro allo stomaco che sarebbe
guarito dopo essersi immerso nelle acque del triangolo delle Bermude (pp.32-33).
Affermazioni come queste non sono solo insensate: sono anche pericolose perché
potrebbero portare qualcuno a perdere tempo con stupidaggini di questo tipo
trascurando le cure vere.