BIBLIOTOPIA > PUBBLICAZIONI > MAH

MAH, n.2, dicembre 2005, p.2

Evoluzionismo e creazionismo / 1
CREAZIONISMO: NE' SCIENZA, NE' FEDE
di Pietro Tipori

Rimasto sorpreso nel leggere sul quotidiano comasco “La Provincia” un attacco alla teoria evoluzionista, ho scritto una lettera al giornale. Non essendo stata pubblicata (lo dico senza intento polemico: capisco che siano privilegiate le lettere di interesse locale), la propongo ai nostri lettori.

Riguardo all’articolo di Mario Palmaro (Provincia del 19 novembre) in cui l’evoluzionismo viene presentato come una sorta di ideologia antireligiosa, mi sembra bene fare alcune precisazioni.
L’evoluzionismo è una teoria scientifica. Non afferma né nega l’esistenza di Dio per il semplice motivo che ciò non rientra nel suo campo. Il motivo per cui gli scienziati sostengono la teoria evoluzionista non ha nulla a che vedere con la religione. L’evoluzionismo è reputato valido perché i fatti confermano la teoria.
Negli Stati Uniti soprattutto ha preso piede il “creazionismo”, una teoria pseudoscientifica secondo la quale non ci sarebbe stata alcuna evoluzione delle specie, ma ciascuna sarebbe stata creata indipendentemente. Questi personaggi che usano la Bibbia come un trattato di paleontologia rendono un cattivo servizio non solo alla scienza, ma anche alla religione. Infatti, è bene sottolinearlo, la chiesa cattolica non appoggia il creazionismo ed anzi ha riconosciuto senza problemi che la Bibbia insegna la fede e non la storia naturale e quindi non c’è alcun contrasto tra fede cristiana e teoria evoluzionista.
L’autore scrive che alcuni presunti reperti paleontologici in linea con la teoria darwiniana si sono rivelati dei falsi. Non è certo un segreto. Basti pensare al celebre cranio di Piltdown. Ma la teoria evoluzionista non era certo fondata su questi reperti e non ne è minimamente intaccata dato che esistono un’infinità di reperti indubbiamente autentici a suo favore. Tra l’altro le frodi sono state smascherate da studiosi che sostenevano e hanno continuato a sostenere l’evoluzionismo.
Al contrario, non c’è una sola “prova” citata dagli anti-evoluzionisti, dalle orme del Paluxy River alle pietre di Ica, che abbia retto ad un’analisi seria.

Aggiungo qualche riga sui casi citati alla fine della lettera.
Il cranio di Piltdown è una delle più note frodi nel campo della scienza. Al cranio di un uomo moderno fu unita la mandibola di una scimmia per far credere che si trattasse di un progenitore dell’uomo. “Scoperto” nel 1912, fece parlare molto di sé prima di essere smascherato nel 1949.
Nei pressi del Paluxy River, in Texas, nello stesso strato geologico ci sarebbero impronte di dinosauri e umane. Peccato che le orme “umane” siano in realtà impronte di dinosauri rese meno riconoscibili dall’erosione.
Sulle pietre di Ica (Perù) sono raffigurati insieme uomini e dinosauri, oltre a cannocchiali e altri strumenti. Si tratta di una burla: uno degli autori è “reo confesso”. Di fronte alla confessione, alcuni autori (tra i quali Zillmer – v. altro articolo in questo numero) hanno ammesso l’esistenza di falsi, aggiungendo però che alcune pietre hanno una “patina di ossidazione” che ne garantisce l’antichità. Il citato burlone ha rivelato però che, prima di portarle a Javier Cabrera Darquea, il collezionista che gliele comprava, le pietre venivano lasciate per un po’ in un pollaio: la “patina” era prodotta non dal logorio dei millenni, ma dall’azione degli escrementi delle galline. Ecco come lo stesso Cabrera Darquea descrive una pietra: “è un brontosauro, vero? Che cosa sta facendo? Già, sta proprio divorando un uomo. Voi direte: impossibile”. Già, anche perché i brontosauri non erano carnivori.

Per saperne di più:
Cranio di Piltdown e orme del Paluxy River: Kenneth L. Feder, Frodi, miti e misteri : scienza e pseudoscienza in archeologia, Roma : Avverbi, 2004, pp.87-117, 333-338.
Pietre di Ica: Viviano Domenici, Le «pietre di Ica», un caso da fumetto di fantascienza. Elisabetta Rosaspina, C’è di tutto: Atlantide, trapianti di cervello, viaggi tra le stelle, “Corriere della Sera”, 26 novembre 2000, p.23 (grazie a Giorgio Castiglioni per avermi segnalato questi articoli).