BIBLIOTOPIA > PUBBLICAZIONI > MAH

MAH, n.1, settembre 2005, pp.2-3

Animali misteriosi
UN MISTERIOSO LUCERTOLONE
di Giorgio Castiglioni

Il più interessante tra gli animali misteriosi italiani è, a mio parere, il lucertolone con zampette corte e coda tozza chiamato con nomi diversi nei diversi luoghi in cui è, o era, conosciuto. I criptozoologi lo chiamano comunemente “tatzelwurm”, che significa “serpente con le zampette”.
L’epoca d’oro del “serpente con le zampe” è compresa tra gli ultimi decenni del ‘700 e la metà del secolo successivo.
Nell’ultimo volume della sua storia naturale della Sardegna, pubblicato nel 1777, Francesco Cetti accennava, senza nascondere i suoi dubbi, allo “scultone”, un grosso sauro con coda “corta ma grossissima” e “in sostanza simile nella figura al tiligugu”. Tiligugu è il nome sardo del gongilo (Chalcides ocellatus) del quale lo stesso Cetti scriveva che “uno de’ suoi principali caratteri […] è la grandissima brevità delle sue gambe”.
Una tavoletta commemorativa ricorda che nel 1779 un tale Hans Fuchs, di Unken (non lontano da Salisburgo), era morto di spavento per essere stato inseguito da springwürmer. Questi animali sono raffigurati come grossi sauri. Lorenz Hübner, in una descrizione della zona di Salisburgo (1796), scriveva che gli abitanti della zona parlavano di grandi lucertoloni con zampe corte, reputati velenosi e chiamati Birgstutzen.
Il naturalista Carlo Amoretti, sentito quel che raccontava la gente, si era convinto che i “lucertoni alpigiani” esistessero veramente sui monti intorno al lago di Como e li introdusse nella quarta edizione del suo Viaggio da Milano ai tre laghi (1814). Aveva anche offerto un premio per chi gliene avesse portato un esemplare vivo o morto. La gente, scriveva Amoretti, attribuiva a queste “serpentane” ora due ora quattro zampe e l’abitudine di succhiare il latte alle mucche. Qualche decennio dopo, anche lo svizzero Georg Leonhardi sentì parlare in quella zona dei lucertoloni che succhiavano il latte alle mucche. Gli fu riferito che due di questi animali erano stati visti in tempi non lontani a Garzeno ed a Rezzonico.
Un manuale del 1836 conteneva un disegno di un “Bergstutz o Stollwurm”: la bestia assomiglia ad una pigna con corte zampine e denti aguzzi. Qualche anno dopo (1841), l’almanacco svizzero “Alpenrosen” presentò il disegno di uno stollenwurm, raffigurato come un serpente grassoccio con muso corto e due zampe (ha solo gli arti anteriori).
Anche i dizionari ricordavano il leggendario rettile.
Tra il 1931 ed il 1934, la rivista altoatesina “Der Schlern” pubblicò tre articoli su tatzelwurm e simili che contenevano in totale 85 casi. Il numero sembrerebbe notevole, ma in realtà in diversi casi la descrizione ha ben poco a che vedere con il sauro dalle zampe corte e dalla coda tozza di cui si dovrebbe parlare. Persino Karl Meusburger, autore di due degli articoli (l’altro era di Hans Flucher) e sostenitore dell’esistenza del misterioso rettile, ammise che le descrizioni dovevano riferirsi ad almeno tre animali diversi. Secondo Otto Steinböck, che scrisse per la stessa rivista un articolo dal punto di vista scettico, anche scartando i casi più assurdi si dovevano contare almeno cinque diverse bestie.
Le dimensioni attribuite al “serpente con le zampe” sono spesso notevoli, ma non incredibili per un sauro: i varani le raggiungono e le superano. Restando in Italia, la lucertola ocellata, il cui habitat comprende la Liguria, e il raro ofisauro, pur non potendo competere con i varani, arrivano ad una lunghezza non trascurabile.
Neppure la possibilità di uccidere con lo sguardo e l’abitudine di succhiare il latte alle mucche sono, di per sé, prove contro l’esistenza del “serpente con le zampe”. Sono senza dubbio caratteristiche non plausibili, ma tratti incredibili sono attribuiti anche ad animali la cui esistenza non si può certo mettere in dubbio. Se, per esempio, si volesse dire che il lucertolone non esiste perché è impossibile che vada a succhiare il latte al bestiame, dovremmo cancellare dalla zoologia anche il succiacapre, la lepre, il riccio, la salamandra, dato che anche a queste bestie realmente esistenti viene attribuito in questo o in quel luogo tale curioso comportamento. In altre parole, certamente non può esistere un sauro che uccide con lo sguardo, ma potrebbe esistere un sauro del quale si dice che possa farlo.
Il vero motivo per cui dobbiamo concludere che il nostro lucertolone non esiste, né è mai esistito, è la totale mancanza di prove materiali.
Un tale Balkin presentò una foto di un tatzelwurm, ma è davvero difficile prenderla sul serio. Persino i criptozoologi si mostrano diffidenti. Bernard Heuvelmans, il “padre” della criptozoologia, scrive che “potrebbe essere una foto autentica” ma aggiunge subito dopo che “sembra più la foto di un modello della bestia […] che un animale vivo”. Per Jean-Jacques Barloy “non sembra molto naturale, si direbbe di porcellana”.
Ci sono diversi racconti in cui il lucertolone viene ucciso. In qualche caso vengono anche conservati alcuni resti dell’animale che però, curiosamente, vengono poi persi. Di un tatzelwurm ucciso nel 1781 sarebbe stato tenuto per cinque anni lo scheletro. Poi si decise di buttarlo. Nel 1849, con le vertebre caudali fu costruito un rosario che in seguito andò perso. Insomma, ancor più del rettile, qui è misterioso come i testimoni sembrano mettersi d’impegno per perdere ogni prova che confermerebbe quel che dicono.
Qualche presunto resto del lucertolone, comunque, arrivò ad essere analizzato. Fu così per uno scheletro che si rivelò essere di capriolo. Di un osso trovato a Merano si scoprì che non apparteneva ad un rettile, ma ad una pecora o a un capriolo. Si racconta che nel 1932 qualche burlone si procurò una pelle di varano spacciandola per quella di un tatzelwurm.
Anche nell’ipotesi che l’animale sia particolarmente sfuggente e sia diventato rarissimo o addirittura si sia estinto nel corso del XX secolo, pare davvero incredibile che non esista la minima prova materiale. A questo proposito, può essere utile ricordare il caso della lucertola di Simony (Gallotia simonyi), che vive sull’isola di Hierro (isole Canarie) e può superare i 70 centimetri di lunghezza. Questo sauro era talmente raro ed elusivo che un’indagine condotta nel 1970 dall’erpetologo Konrad Klemmer lo diede per estinto, ritenendo che i racconti degli abitanti secondo i quali i grossi lucertoloni c’erano ancora fossero solo “storie fantastiche”. Tuttavia, non mancavano prove concrete dell’esistenza del rettile. La lucertola di Simony era stata descritta scientificamente ed era stata anche ospitata allo zoo di Londra. Nel 1974, poi, quando un altro studioso, Werner Bings, giunse sull’isola per occuparsi dei lagartos, un pastore e suo nipote trovarono un modo molto convincente per dimostrare che i lucertoloni erano ancora in giro: ne catturarono uno, lo misero in una cassa e lo portarono a Bings.

Per saperne di più:
Giorgio Castiglioni, Sulle tracce del serpente con le zampe, “Studi della biblioteca comunale di Moltrasio”, 2 (2002), pp.4-21; on line:
http://ups.provincia.so.it/lariosaurus/RICERCA/biblioteca%20MOLTRASIO.htm
Markus Kappeler, Der Tatzelwurm : Fabeltier oder Alpenwildtier?, sito (in tedesco) che raccoglie diversi contributi aull’argomento: http://www.markuskappeler.ch/taz/frataz.html