BIBLIOTOPIA

GIORGIO CASTIGLIONI
TASSI ASSASSINI E INSETTI DA ASSALTO
animali da leggenda (metropolitana)

Relazione alla conferenza Leggende metropolitane, Parè, Biblioteca comunale, 13 dicembre 2010
(altre relazioni: Fabio Caironi, Se Paul è morto ed Elvis è vivo... come sta Lady Gaga?, e Simone Angioni, Scie chimiche: tracce nel cielo)

Se dovessimo raccontare tutte le leggende metropolitane che hanno come protagonisti o co-protagonisti animali staremmo qui per ore e ore. Ne vedremo una selezione.
Comincio con una leggenda metropolitana che mi è stata raccontata come un fatto realmente accaduto. Mi è successo anni fa. Eravamo tra compagni di corso e un ragazzo ha voluto farci sapere un fatto curioso che sarebbe capitato a un amico del fratello e che a lui era stato riferito dal fratello. Ha cominciato a raccontare che un giorno questo amico ha visto arrivare il suo cane con in bocca, morto, il coniglietto del vicino.
A quel punto, ho anticipato io il finale dicendo che certamente l'amico ha tolto di bocca al cane il coniglietto, l'ha lavato perché era sporco di terra, magari ha passato il fon per asciugarlo bene, poi si è avvicinato di nascosto alla casa del vicino che teneva la gabbia sul davanzale o nel giardino, ha aperto lo sportello, ha messo dentro il coniglietto, ha chiuso lo sportello e se ne è andato soddisfatto perché nessuno poteva più dare la colpa al suo cane. Quando però il vicino ha visto il coniglietto nella gabbietta, gli è quasi preso un colpo perché il coniglietto era morto e l'aveva sotterrato nel giardino: evidentemente il cane l'aveva dissotterrato e l'aveva portato all'amico.
Il mio compagno di corso mi ha guardato con aria perplessa chiedendomi come facevo a sapere cos'era successo e gli ho svelato che era la famosa leggenda metropolitana del coniglietto zombie, una delle più note, battuta forse solo da quella degli alligatori che vivono nelle fogne di New York perché i proprietari di questi rettili quando si stancavano di averli in casa li buttavano nel gabinetto.
Il mio compagno di corso si è quindi espresso in maniera un po' irritata nei confronti del fratello, magari, però, pure lui vittima inconsapevole della leggenda. Le leggende passano di bocca in bocca e, se non ci si ferma un attimo a riflettere (p.e. l'idea di rischiare di farsi vedere mentre si rimette il coniglietto nella gabbietta invece di buttarlo in un cassonetto dell'immondizia è difficilmente comprensibile), la si prende per buona e, dato che è divertente, val la pena di raccontarla.

Se volessimo immaginare di cosa può essere morto il coniglietto della leggenda (anche se per la storia è irrilevante) potremmo immaginare che sia morto mangiando una foglia di stella di Natale. Infatti c'è una voce molto diffusa secondo la quale la stella di Natale sarebbe una pianta estremamente tossica. Viene anche segnalata come tale in libri per l'allevamento di animali domestici come porcellini d'India, tamia, criceti. Una foglia, secondo la voce, potrebbe bastare ad uccidere i nostri simpatici animaletti o, addirittura, un bambino. All'inizio degli anni '70 una squadra della Ohio State University ha fatto una prova quale dose ci voleva per far morire un ratto. Hanno dato dosi estremamente elevate a 55 ratti e nessuno è morto. In sostanza, è stato impossibile far morire un animale facendogli mangiare foglie di stella di Natale. I dati raccolti in riferimento a bambini portati a fare una visita medica per aver ingerito foglie di questa pianta mostrano che non c'è mai stato un caso di problemi di salute, nemmeno se ne avevano mangiato una quantità notevole. Dunque, è una pianta del tutto innocua. Esisterebbe un caso di un bambino morto per aver mangiato qualche foglia di stella di Natale. Sarebbe accaduto nel 1919 alle Hawaii, ma è stato riferito solo 25 anni dopo la presunta data e non per conoscenza diretta del fatto, ma per sentito dire. Quindi siamo più o meno al livello di "mi ha detto mio fratello che il suo amico ha visto arrivare il suo cane con il coniglietto morto in bocca".

Passiamo a un'altra pianta pericolosissima - naturalmente, solo nelle leggende metropolitane: il tronchetto della felicità. La leggenda è molto conosciuta. In questo caso, la pianta non sarebbe pericolosa in sé, ma in modo indiretto. Si racconta, infatti, che nel paese di origine del tronchetto ci sarebbe un ragno che alloggia in questa pianta o fa le uova tra le sue radici. Così chi compra la pianta si ritrova in casa questo pericoloso ragno che salta fuori e può anche uccidere persone.
Una leggenda molto simile ha come protagonista vegetale un cactus e ha un finale più spettacolare. Si racconta che la proprietaria del cactus vede che ha dei movimenti come se fosse scosso dall'interno. Ovviamente perplessa, dato che i cactus non dovrebbero muoversi e tremare, chiama il negozio o supermercato dove l'ha comprato e lì trova un esperto o le danno un recapito per contattarlo. L'esperto le dice di uscire subito di casa, portando fuori anche le altre persone e gli animali domestici, e di aspettare l'arrivo di una squadra di specialisti. Quando arrivano questi specialisti, vedono il cactus che ha movimenti molto accentuati e quindi esplode. Ne esce una miriade di ragnetti. Talvolta si parla di tarantole (quando nel Nord America si parla di tarantula si intende un ragno diverso dalla tarantola del sud dell'Italia, che è un licoside, mentre quelle americane sono terafosidi, un'altra famiglia). Non si capisce che pericolo possano rappresentare delle tarantole appena nate, del tutto innocue per gli uomini. Peraltro la pericolosità delle tarantole è spesso esagerata. Aggiungiamo che, nonostante sia diventata una sorta di leggenda zoologica, non esistono ragni il cui morso è sempre e sicuramente letale. Esistono sì dei ragni che hanno un morso pericoloso per l'uomo e che in qualche caso potrebbe essere mortale, per lo più per bambini e persone già debilitate di salute, ma nemmeno per i ragni più pericolosi del mondo il morso porta sempre inevitabilmente alla morte. Anche per questi ragni nella stragrande maggioranza dei casi (più del 90%) il morso non porta alla morte.

Una leggenda recente, nata nel 2004, girata per posta elettronica e passata in forum e blog, è legata alla foto qui sotto che mostra i "ragni urlatori" dell'Iraq.

La foto era accompagnata da un testo che racconta cose molto interessanti su questi animaletti. Si dice che corrano a velocità di 40 km/h, che possano compiere balzi di uno o due metri, che continuino a crescere di dimensioni e che diventino più grossi di generazione in generazione fino alle dimensioni enormi che si vedono nella foto. C'è poi il particolare più inquietante: si nutrono di carne umana. Attaccano le persone oppure si avvicinano alle persone che dormono e mangiano un po' della loro carne, iniettando, per evitare che se ne accorgano, una sostanza con effetti anestetici. Cosa c'è di vero in tutto questo? Come potete immaginare, praticamente nulla.
Per cominciare, questi non sono ragni. Per la zoologia, i ragni sono gli aracnidi dell'ordine Araneae, mentre questi sono aracnidi di un altro ordine, Solifugae. Quindi dovrebbero essere definiti solifughi e non ragni. E' vero che nel linguaggio comune gli aracnidi che hanno una forma che ricorda quella di un ragno vengono chiamati ragni - e questo glielo potremmo anche far passare. Le altre notizie, però, sono completamente inventate. A partire dalle dimensioni. A vederli nella foto, facendo il confronto con la gamba del soldato, potrebbero sembrare lunghi 30 o 40 centimetri, magari mezzo metro, ma la fotografia trae in inganno, perché gli aracnidi sono in primo piano e sembrano per questo molto più grossi di quanto siano in realtà. Se volete rendervi conto meglio di quanto siano grandi, dovete fare il confronto non la gamba del soldato, ma con la parte di mano che si vede in alto a destra. Vi accorgerete che sono molto più piccoli di quel che sembrerebbe a prima vista. Saranno lunghi circa cinque centimetri. La velocità di 40 km/h è assurda. I solifughi si muovono abbastanza rapidamente, ma non così tanto. Qualcuno sostiene che possano arrivare fino a circa 15 km/h (e saremmo comunque ancora a meno della metà), ma qualche aracnologo considera che questa cifra sia esagerata e ritiene che probabilmente possano arrivare a 1,5 km/h. Non fanno salti da un metro o due. Per quanto se ne sa, quasi nessun solifugo inietta alcunché. C'è una specie, Rhagodes nigrocinctus, un solifugo indiano (non è quello nella foto), che inietta col morso del veleno che può paralizzare le sue prede, che sono animali come lucertole, non certo uomini o cammelli. Quelli della foto dovrebbero essere del genere Galeodes (ho provato a chiedere a un aracnologo e mi ha risposto che nella foto non si vedono i particolari che permetterebbero l'identificazione di genere e specie, ma che anche secondo lui è probabilmente un Galeodes). Comunque non iniettano proprio nulla.
A volte le leggende metropolitane si arricchiscono di nuovi elementi. A un certo punto qualcuno ha voluto mostrare che effetti poteva avere il morso dei "ragni urlatori" e si possono trovare un paio di foto che mostrano conseguenze piuttosto impressionanti. In una di queste si vede una mano con una ferita piuttosto lunga e larga, con la pelle annerita dalla necrosi. E' davvero l'effetto del morso di un solifugo? C'è da dubitarne, se non altro perché la foto era già in giro, attribuita però a un morso di Loxosceles reclusa, un ragno (in questo caso, un vero ragno) che rientra nel novero di quelli pericolosi anche per gli uomini. Probabilmente qualcuno ha fatto una ricerca di immagini di morsi di ragni con Google e ha preso le immagini che ha trovato attribuendole ai solifughi della foto. Non è neppure del tutto sicuro, a dir la verità, che quello sia un morso di Loxosceles reclusa. In effetti il problema sembra essere un'infezione della ferita, che sia o non sia stato un ragno a produrre all'inizio la ferita. A confermare che le leggende seguono un cammino tutto loro, ho trovato questa stessa foto attribuita anche ad un terzo aracnide, Tegenaria agrestis, un ragno a cui in America vengono attribuiti un sacco di guai, cosa che lascia perplesso qualche aracnologo. La T. agrestis, infatti, è un ragno europeo importato accidentalmente in America probabilmente negli anni '30 dello scorso secolo (la prima notizia "scientifica" è del 1936), ma in Europa nessuno si è mai accorto che fosse pericoloso. Anche qui si è introdotta la leggenda?

Quella dei "ragni urlatori" non è l'unica leggenda con animali che arriva dall'Iraq. Per esempio, c'era la voce che i servizi segreti israeliani avessero portato uova di coccodrillo in un paio di laghi del Kurdistan iracheno - una notizia che non dice nulla dal punto di vista zoologico o come notizia, ma ci dice solo che il regime iracheno odiava Israele e poteva avallare storie chiaramente senza fondamento.

Un'altra storia è quella dei tassi assassini di Bassora. La voce diceva che, durante la guerra in Iraq, le truppe britanniche avessero liberato a Bassora degli animali feroci che uccidevano il bestiame e attaccavano anche le persone. L'aspetto ricordava vagamente quello del tasso. La storia suona strana. Gli animali c'erano davvero: qualche esemplare è stato abbattuto. Vediamo qui sotto due fotogrammi da una trasmissione televisiva in lingua araba:

L'immagine del muso mostra chiaramente di che animale si tratta: è un ratele, un mustelide diffuso in Africa e nel Medio Oriente (Iraq compreso). E' effettivamente un animale molto aggressivo e la seconda immagine mostra che ha delle unghie notevoli. E' un animale che, se venisse provocato o importunato, saprebbe difendersi bene e quegli artigli potrebbero ferire in modo spiacevole anche un essere umano. Chiaramente, però, gli esseri umani non sono prede del ratele, anche perché le sue dimensioni, come si vede nell'immagine sotto, non sono enormi.

Per quanto sembra che non abbia paura di nulla e attacchi serpenti anche di grosse dimension, il ratele non caccia prede grosse come uomini o bovini. E' anche un amante del miele e attacca gli alveari di api selvatiche per procurarselo e per questo è chiamato anche "tasso del miele" o, in inglese, "honey badger" e anche il nome scientifico allude a questa sua predilezione: Mellivora capensis.
Forse ha indovinato il "New York Times" quando ha inquadrato questa storia nell'ambito delle "teorie della cospirazione": gli inglesi, così cattivi, portano anche i tassi assassini. Il "New York Times" fa anche ironia sui giornali iracheni che hanno diffuso la notizia. Ironia in effetti giustificata - anche se poi qualcuno potrebbe fare a sua volta ironia sul fatto che il "New York Times" abbia pubblicato questa notizia dall'Iraq nella sezione Africa.

C'è una storia che mi è stata raccontata da un lettore della biblioteca di Parè: ai tempi della seconda guerra mondiale si diceva nelle nostre zone che passavano aerei americani che gettavano dorifore, parassiti di origine americana importati accidentalmente in Europa, per danneggiare la coltivazione delle patate. Questa storia era molto diffusa. I nazisti dicevano che aerei britannici buttavano dorifore sulla Germania. Nell'immagine qui sotto, un fotogramma da un cartone animato britannico, si vedono in alto a destra gli aerei che sono passati e le dorifore che scendono con il paracadute.

La storia è stata ripetuta nei paesi dell'Europa dell'Est. La propaganda attribuiva la comparsa delle dorifore al lancio da aeroplani americani. Le immagini qui sotto provengono da un filmato di propaganda cecoslovacco. Nella prima si vede una cartina con la Cecoslovacchia evidenziata con un colore più chiaro, con una manciata di dorifore (peraltro con poca mira perché sono finite quasi tutte sulla Germania). Il filmato che ho trovato aveva i sottotitoli in inglese e così le altre due immagini mostrano cosa veniva detto. In quella a sinistra, con la dorifora sul palmo di una mano, si legge: "Il più recente strumento della barbarie americana". Nell'altra: "Sono diffuse dagli aeroplani e dai venti che provengono dai confini occidentali e meridionali".

In questi paesi si portò avanti una protesta contro i presunti lanci degli americani. Qui sotto vediamo la copertina di un opuscolo e un manifesto stampati in Germania Est. Nella copertina, le dorifore sono rappresentate con le elitre bianche con le strisce rosse (invece che con la loro livrea bianco-giallastra con strisce nere) e il torace blu con stelle bianche, come la bandiera statunitense. Nel manifesto si vede un aereo con tale bandiera sull'impennaggio di coda e la scritta "USA" sulla fusoliera che butta giù le dorifore.

In questo articolo di un giornale polacco, nell'occhiello si parla di "provocazione criminale americana" e il titolo "Gli aeroplani statunitensi gettano le dorifore delle patate".

L'immagine seguente proviene da un quotidiano comasco che parla dell'Ungheria dicendo che gli studenti dovevano lottare contro le dorifore sparse "secondo la propaganda comunista dagli aeroplani di Tito". Nel sottotitolo, dunque, la colpa viene attribuita alla Jugoslavia, anche se nell'articolo si parla di aeroplani americani.

Questa storia sembra quasi precorrere due famose leggende metropolitane venute dopo.
Una è quella di cui vi parlerà tra poco Simone Angioni, secondo la quale ci sono aerei che rilasciano sostanze nocive nelle scie di condensazione. Il procedimento usato è simile, anche se quella delle dorifore è almeno più sensata. In effetti pare che qualcuno ci abbia davvero pensato (le dorifore erano realmente un danno per l'economia di un paese), ma non ci sono prove che sia mai stato fatto realmente.
L'altra è quella delle vipere lanciate dagli elicotteri. La leggenda racconta che qualcuno, per esempio degli ecologisti, per ripopolare alcune zone butterebbe vipere dagli elicotteri. Una vipera semplicemente buttata giù non attererebbe bene e quindi si parla di scatole legate a paracaduti. Qualche scatola, con le istruzioni su come fare con le vipere contenute, sarebbe in effetti stata ritrovata: che qualcuno, avendo sentito la storia, si sia divertito a mettere in giro una "prova". Si racconta anche che ci fossero avvisi ufficiali di qualche ente pubblico che invitava a stare attenti perché era in corso l'attività di ripopolamento delle vipere tramite lanci: qui siamo davvero nel campo delle leggende metropolitane.
C'è anche una versione in cui a essere lanciati sono i lupi. Non che sia impossibile paracadutare un lupo: si può paracadutare un cane dell'esercito, quindi si potrebbe farlo anche con un lupo. L'idea di ripopolare una zona di lupi buttandoli con il paracadute da un elicottero è, però, chiaramente, pura leggenda metropolitana.
Quella delle vipere gettate dagli elicotteri è una delle leggende metropolitane più conosciute e ci si aspetterebbe che tutti la riconoscano come tale quando la sentono, ma non sempre è così. Ancora questa estate un articolo della "Gazzetta del mezzogiorno" (4 luglio 2010) riferiva che girava la voce che venivano buttate vipere dagli elicotteri. In questo caso autore del lancio sarebbe stato il Corpo Forestale, che dovette smentire l'accusa dicendo che gli elicotteri giravano per normali attività di controllo sul territorio.
Non è certo l'unico caso in cui qualcuno è intervenuto per smentire una leggenda metropolitana che lo riguardava. Per esempio, nel caso dei "tassi assassini" c'era stata una dichiarazione dell'esercito britannico che negava che avessero mai liberato bestie feroci a Bassora. A titolo di curiosità si può ricordare che una squadra dell'esercito britannico attiva in quella zona era chiamata "Badger Squadron" (lo Squadrone Tasso): ovviamente una pura coincidenza.

Si potrebbe andare avanti a lungo con altre leggende sugli animali. Ne potete trovare qualcuna su "Mah". Per esempio quella con il canguro che viene investito. Credendolo morto, le persone a bordo dell'auto pensano di fare una foto spiritosa mettendo una loro giacca al canguro. Il canguro, però, era solo stordito e si rialza scappando con la giacca, le chiavi dell'auto, i documenti. Questa leggenda metropolitana è stata anche pubblicata su un quotidiano come un fatto realmente accaduto. E non è certo l'unico caso.

 

FONTI:

Il coniglietto zombie: Jan Harold Brunvand, Nuove leggende metropolitane, Genova : Costa & Nolan, 1990 , pp.135-139; Jan Harold Brunvand, Sarà vero? : leggende metropolitane di tutto il mondo, Milano : Pan, 2001 , pp.21-22; Robert Loren Fleming e Robert F. Boyd, Il grande libro delle leggende metropolitane, dalle opere di Jan Harold Brunvand, Pavona : Magic Press, 1998, p.41.

Animali domestici e stella di Natale: La stella di Natale è pericolosa?, "Mah", n. 22, dicembre 2010, pp.1-2.

Il ragno nel tronchetto della felicità: 99 leggende urbane, a cura di Maria Teresa Carbone, Milano : A. Mondadori, 1990, pp.208-209; Laura Bonato, Trapianti sesso angosce : leggende metropolitane in Italia, Roma : Meltemi, 1998, pp.118, 124-125; Jan Harold Brunvand, Leggende metropolitane : storie improbabili raccontate come vere, Genova : Costa & Nolan, 1989, p.77.

Ragni nel cactus: Jan Harold Brunvand, Sarà vero? : leggende metropolitane di tutto il mondo, Milano : Pan, 2001, pp.127-128; Robert Loren Fleming e Robert F. Boyd, Il grande libro delle leggende metropolitane, dalle opere di Jan Harold Brunvand, Pavona : Magic Press, 1998, p.58; J. C. Herz, I surfisti di internet, Milano : Feltrinelli, 1999, pp.36-37.

Ragni urlatori dell'Iraq: Rod Crawford, More camel spiders, in The spider myths site (consultabile qui)

Uova di coccodrillo come arma: Ibrahim Refat, L’ultima del Maligno Mossad, "La Stampa", 27 ottobre 1998, cit. in Paolo Toselli, Storie di ordinaria falsità, Milano : Rizzoli, 2004, pp.37-38; Guido Olimpio, Iraq, operazione sottoveste, "Corriere della Sera", 31 luglio 2000, p.10 (consultabile qui)

Tassi assassini: Graeme Baker, British troops blamed for ‘badger’ plague, The Telegraph.co.uk, 12 luglio 2007 (consultabile qui); British blamed for Basra badgers, BBC News, 12 luglio 2007 (consultabile qui); Catherine Philp, Bombs, guns, gangs – now Basra falls prey to the monster badger, The Times.co.uk, 12 luglio 2007 (consultabile qui); Stephen Farrell, The latest Iraqi conspiracy theory: killer British badgers, New York Times.com, 30 luglio 2007 (consultabile qui). Immagine all'inizio della pagina da qui.

Dorifore gettate dagli aerei: H. E. Jacob, Six thousand years of bread : its holy and unholy history, 2007 (ed. orig.: 1944), p.364; Günter Grass, Il richiamo dell'ululone, Milano : Feltrinelli, 1992, pp.167-168; Anna Funder, C'era una volta la DDR, Milano : Feltrinelli, 2005, pp.146-147; Arpad Klein, Senza vacanze gli studenti ungheresi, "L'Ordine" (Como), 15 agosto 1951, p.III.

Vipere dagli elicotteri: Cesare Bermani, Il bambino è servito : leggende metropolitane in Italia, Bari : Dedalo, 1991, pp.221-227; Laura Bonato, Trapianti sesso angosce : leggende metropolitane in Italia, Roma : Meltemi, 1998, pp.116-117, 120, 122; Paolo Toselli, La famosa invasione delle vipere volanti, Milano : Sonzogno, 1994, pp.79-92; M. Fumarola, «Non lanciamo vipere dagli elicotteri, controlliamo il territorio», La Gazzetta del Mezzogiorno.it, 4 luglio 2010 (consultabile qui).


Giorgio Castiglioni, bibliotecario a Parè e Moltrasio, ha studiato notizie, voci e leggende su animali misteriosi ai quali ha dedicato diversi articoli.
Comunicazioni: mah.giorgio AT gmail.com