BIBLIOTOPIA > INIZIATIVE


LEGGENDE IN BIBLIOTECA

I LUPI MANNARI
nel folclore dell'Italia del Sud

LUPO MANNARO – dal latino parlato lupus hominarius (nel latino classico era versipellis, il “cambia-pelle”)
LICANTROPO – dal greco lykánthropos, formato da lýkos (lupo) e ánthropos (uomo)

Il licantropo (lupo mannaro) è un uomo che si trasforma in determinate circostanze in un lupo.
Massimo Izzi (Il dizionario illustrato dei mostri, Roma : Gremese, 1989, pp.215-216) ha così classificato le trasformazioni (in lupi o altri animali):
a) indotta, ovvero operata da un mago o stregone su qualcuno
- a1) che lo ha richiesto
- a2) che è vittima inconsapevole dell’atto
b) volontaria (compiendo determinati gesti o servendosi di determinati oggetti)
c) spontanea, ovvero generata da cause naturale (p.e. la luna piena)

Il primo volume della “Rivista delle tradizioni popolari italiane” (1893-1894) contiene diversi racconti sui lupi mannari nell’Italia del Sud.
Queste sono i luoghi in cui sono stati raccolti e i nomi dati al lupo mannaro:

Castelli Romani: lupo menaro
Sicilia: lupunaru
Catania: lupinaru (o lupuminaru)
Cassano Murge (Bari): lupomine
Basilicata: lupumanare
Colonia albanese della Calabria: lupo-minario

Un uomo della colonia albanese della Calabria non aveva dubbi nel definire le driadi “superstizioni del popolino ignorante”, ma i lupi mannari per lui erano “un altro fatto; perché i Lupi minarii ci sono davvero” e lui stesso ne poteva indicare uno. Un segretario comunale riferiva che nessuno più parlava delle driadi e pochi credevano a streghe e fate, ma anch’egli garantiva che “l’esistenza, invece, dei lupi-minarii è vera e reale” e che lui stesso ne conosceva uno.

Diventa lupo mannaro chi è nato la notte di Natale (Basilicata, Cassano Murge).
La trasformazione in lupo avviene di notte (Castelli Romani) ed è legata alle fasi lunari (Catania) e in particolare alla luna piena (Sicilia).
Secondo la versione raccolta nella colonia albanese della Calabria, per trasformarsi, dopo essersi chiuso a chiave in una stalla, “versa dell’acqua nella polvere, si rotola in essa”.
Il pelo cresce in un momento (Castelli Romani, Catania) e le unghie diventano artigli (Catania).
I lupi mannari sgozzano pecore e capre senza divorarle, solo perché amano il sangue caldo (Calabria).
Come salvarsi da un lupo mannaro? Salendo sulle scale. In Sicilia si dice che il lupo mannaro non riesce a salire neppure un gradino. A Catania, però, più prudenti, ritengono che possa salire per tre gradini. Ma non di più.
Si può guarire un lupo mannaro? Ai Castelli Romani e in Sicilia dicono di sì, a patto che si abbia il coraggio di avvicinarsi e ferirlo con un coltellino facendogli perdere un po’ di sangue (tre gocce, si dice, per essere precisi, ai Castelli Romani). Ai Castelli Romani si racconta, però, che il lupo mannaro guarito prenderebbe in odio chi lo ha “salvato” e cercherebbe addirittura di ucciderlo. Non sono d’accordo in Sicilia: secondo loro, anzi, il lupo mannaro guarito diventerebbe un grande amico del suo salvatore.

FONTI:

Castelli Romani: ROMA LISTER, Leggende classiche e superstizioni dei Castelli Romani, in “Rivista delle tradizioni popolari italiane”, I (1893-1894), pp.29-37 – vedi p.36.
Sicilia: S. RACCUGLIA, Medicina popolare siciliana, in “Rivista delle tradizioni popolari italiane”, I (1893-1894), pp.727-728 – vedi p.728.
Catania: I. A. TROMBATORE, I lupi mannari, in “Rivista delle tradizioni popolari italiane”, I (1893-1894), pp.282-283.
Cassano Murge (Bari): FULVIA PEROTTI DE’ MIANI, Credenze e superstizioni di Cassano Murge (Bari), in “Rivista delle tradizioni popolari italiane”, I (1893-1894), pp.380-382 – vedi p.381.
Basilicata: M. PASQUARELLI, Noterelle folk-loriche per la Basilicata, in “Rivista delle tradizioni popolari italiane”, I (1893-1894), pp.635-641 – vedi p.635.
Colonia albanese della Calabria: A. ARGONDIZZA, Driadi, lupi-minarii, streghe, fate, in “Rivista delle tradizioni popolari italiane”, I (1893-1894), pp.695-700, 776-785 – vedi pp.696-700, 784-785.


PER FARE UN CONFRONTO
I LUPI MANNARI IN FRANCIA

tratto da Giorgio Castiglioni, Animali misteriosi della Francia, pubblicato sul sito europacz.com, 2005.

Il folclore francese è ricco di storie di lupi mannari. In alcune di queste (e non solo in quelle francesi), i loups garoux vengono scoperti perché tornati al loro aspetto umano mostrano le ferite o le menomazioni ricevute mentre erano mutati in lupi. Una freccia che si era conficcata nella coscia di un lupo, per esempio, veniva ritrovata nella coscia di un uomo dolorante nel suo letto.
In una storia dell’Alvernia del XVIII secolo “basata sul racconto vero di un processo che si svolse nel 1603”, un uomo recise la zampa ad una lupa che riuscì a fuggire. Quando volle mostrare il suo trofeo di caccia, dalla bisaccia saltò fuori una mano di donna con anelli che l’uomo riconobbe erano quelli della moglie. La donna, che cercò inutilmente di nascondere la mutilazione, fu condannata e bruciata sulla piazza del villaggio.
Nel Périgord si raccontava che il lupo mannaro (là chiamato louléerou), alla prima effusione di sangue, perdeva il suo aspetto animale tornando a quello umano. Anche quando non veniva così colto in flagrante, il licantropo poteva essere riconosciuto dalle mani, grosse, con le dita corte e qualche pelo anche sul palmo.
(Baring-Gould 1865, ; S.1927; Barloy 1987, pp.166-167; Coppin 2003, pp.36-45; Fajardo 2004, p.208)

FONTI:

SABINE BARING-GOULD, The Book of Werewolves, London : Senate, 1995 (1a ed.: London : Smith, Elder & Co., 1865), pp.66, 69-78, 80-99, 105-107.
G. S., I venditori di fumo, in “La Domenica del Corriere”, n.3, 16 gennaio 1927, p.7.
JEAN-JACQUES BARLOY, Gli animali misteriosi : invenzione o realtà?, Roma : Lucarini, 1987, pp.166-167.
BRIGITTE COPPIN, Storie di lupi, Milano : Fabbri, 2003, pp.36-45.
JOSE’ MANUEL FAJARDO, Vite esagerate, Parma : Guanda, 2004, p.208.

 

(Scheda preparata da Giorgio Castiglioni per l'iniziativa "Leggende in biblioteca", febbraio 2007)