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SILVIO E I BIBLIOTECARI
Non convince il comunicato dell’Associazione italiana biblioteche su una frase di Berlusconi

di Stefano Rai

(da "Il topo di biblioteca", n.53, ottobre 2006, p.2)

All’inizio di quest’anno, l’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi aveva citato i bibliotecari. Aveva, infatti, detto che i suoi avversari “possono fare tutto nella vita, dai bibliotecari ai farmacisti, ma non i leader politici”. Alcuni giorni dopo aveva ripreso l’argomento: “Dovrebbero come minimo cambiare mestiere, andando a fare i bibliotecari o i commercianti”. Ancora un paio di giorni e insieme ai bibliotecari tornavano i farmacisti e in più arrivavano i pittori (se avete trovato altre versioni, con o senza bibliotecari, fateci sapere).
Le parole di Berlusconi sono state variamente commentate nel mondo delle biblioteche. Il presidente dell’Aib (Associazione italiana biblioteche) Mauro Guerrini ha scritto un comunicato stampa che si chiudeva con la domanda: “Non saranno proprio i valori della completezza, dell’obiettività e dell’imparzialità dell’informazione, a cui i bibliotecari s’ispirano da sempre nel loro servizio al pubblico, a infastidire l’on. Berlusconi?”
Mi sembra che questa retorica più che tutelare l’immagine dei bibliotecari possa avere l’effetto contrario perché giocare a fare i personaggi scomodi è sempre un po’ ridicolo. E’ chiaro infatti che la risposta alla domanda di Guerrini è un no. Se Berlusconi avesse voluto nominare una categoria che lo infastidiva avrebbe parlato dei magistrati o dei giornalisti (o magari dei comici). Le sue parole dicono semmai l’esatto opposto. Nei suoi discorsi ha evidentemente citato a caso alcuni mestieri che, a suo parere, non hanno influenza sulla vita politica e che per questo potevano andare bene per chi, secondo il suo giudizio, era meglio che di politica non si occupasse. Insomma, l’immagine del bibliotecario che l’ex presidente del consiglio sembra avere non è quella di un temibile avversario, ma piuttosto quella stereotipata dell’innocuo erudito sepolto in mezzo a vecchi libri polverosi.
In conclusione, sarebbe meglio che l’Aib, invece che perdersi in polemiche inutili, si dedicasse a temi più concreti e significativi. Come abbiamo visto in precedenti numeri del “Topo”, i “profili professionali” per i bibliotecari approvati dalla regione Lombardia mettono tra le competenze richieste cose tipo benchmarking e “controllo di qualità”, ma non la catalogazione dei libri, e si vuole far penetrare anche nelle biblioteche una metodologia come il “lavorare per progetti” che si sta dimostrando sempre più inefficace. Qui sì che sarebbe opportuna una presa di posizione da parte di un’associazione che vuole rappresentare i bibliotecari italiani.

Sulle dichiarazioni in cui Silvio Berlusconi ha citato i bibliotecari:

Augusto Minzolini, Il cavaliere a porte chiuse, 11 gennaio 2006,
http://www.lastampa.it/cmstp/rubriche/girata.asp?ID_blog=25&ID_articolo=259&tp=C

Berlusconi: “Odio andare in tv”. Sugli scioperi attacco alla sinistra, 25 gennaio 2006,
http://www.repubblica.it/2006/a/sezioni/politica/affaripol3/aliberlu/aliberlu.html

‘Vincerò io, loro facciano i farmacisti’, 27 gennaio 2006,
http://ilrestodelcarlino.quotidiano.net/art/2006/01/27/5400619

Mauro Guerrini, Il Presidente del Consiglio e i bibliotecari : comunicato stampa,
http://www.aib.it/aib/cen/stampa/c0602.htm

Rossana Morriello, Berlusconi e i bibliotecari, in “A.i.b. notizie”, n.2, marzo 2006, p.12,
http://www.aib.it/aib/editoria/n18/0212.htm3